MEKTOUB, MY LOVE (CANTO UNO) DI ABDELATIF KECHICHE (REGISTA FRANCO-TUNISINO) CONVINCE E LE FAVOLE DI “LIDOLAND” CONTINUANO CON FESTE ED EVENTI
Un estate di divertimenti, di amori tra ragazzi tunisini e francesi, femmine e maschi. “L’essenziale è invisibile agli occhi ..”. Un film che si lascia vedere, mentre il “Colore nascosto delle cose “ di Soldini, fuori concorsi non ha avuto gli applausi attesi.. Al Lido è sbarcata anche Charlotte Rampling con “Hannah di Andrea Pallaoro., atteso per l’ultoimo giorno di proiezioni. Il film “Canto Unico” parla dei giovani che si divertono in nome dell’integrazione bel riuscita in un paese sul mare vicino a Marsiglia, Siamo negli anni ’90 e l’integrazione funzionava. Il regista (nato a Tunisi il 7 dicembre del 1960), autore di “Cous Cous”, “La schivata, e molti Cesar, Palma d’Oro nel 1013 a Cannes con “La vita di Adele”, ha debuttato solo a 40 anni, ma ha avuto subito successo- Anche questo film è ben riuscito, curato, un coté realistico e anti-fiction.
Stiamo parlandi di vite di maghrebini della banlieu, ma anche di sessantenni che sognano di aprire un ristorante Nord africano. Tutto fa da girotondo intorno a una comunità..Il tutto è curato con una spasmodica attenzione, dai dettagli dei primi piani ai movimenti fino alle scene collettive: affreschi caotici di corpi e di voci….
Sarà un caso, ma nei due film francesi finora presenti in concorso, giorni fa La Villa, di Robert Guédiguian, e ieri questo Mektoub My Love: Canto Uno, di Abdellatif Kechiche, è come se il tempo si fosse fermato, o non fosse mai passato, il che è poi la stessa cosa. Nel primo c’è una Francia di oggi che pensa e agisce come se fosse ancora all’epoca del Fronte popolare del 1936, i restos du coeur, i ristoranti del cuore, a basso prezzo e per chi ha pochi soldi, il comunitarismo sociale, la fierezza delle classi lavoratrici e degli umili, la solidarietà degli amici, dei parenti, dei compagni… Nel secondo, ci sono ancora gli anni Novanta in cui les arabes, in questo caso tunisini, sono anche les français, la ragazza di Nizza può innamorarsi del “tubib” che la illude di portarla con sé in vacanza ad Hammamet, quella di Sète ha come amico più fedele, anche perché segretamente innamorato, il rampollo intellettuale maghrebino di una famiglia che del cous cous ha fatto la sua fonte di guadagno. Fra loro, una miriade di parentele tribali, genitori sposati e genitori separati, coppie libere, sesso e voglia di divertirsi lungo un’estate dove è il destino, il mektoub del titolo, a governare la vita di chi cerca chi, chi trova chi…
Se Guédiguian si rifugia in un mondo ideale che resiste testardamente a tutto ciò che lo circonda, Kechiche fa un passo indietro verso un “come eravamo” che lo riguarda personalmente e che concerne la nazione in cui ha scelto di vivere. Non sta a chiedersi se il verme fosse già nella mela, se il terrore e l‘orrore che lì ha cominciato a punteggiare il nuovo secolo covasse le sue ragioni in quello appena trascorso, se, insomma, l’interscambio culturale e razziale, il multiculturalismo, fosse soprattutto di facciata e quanto fosse solido. Quello che vuole è comunicare l‘idea, e l’immagine, che la mela fosse buona, andasse morsa e se ne godesse il succo.
Così, Mektotub My Love. Canto Uno è, come egli stesso si trova a constatare, “un inno alla vita, un inno al corpo” in cui gli elementi autobiografici si innestano a quelli del romanzo da cui il film è tratto, La Blessure, la vraie, di François Bégaudeau. La “vera ferita”, ovvero il pregiudizio reale, riguarda l’educazione sentimentale del protagonista, giovane intellettuale appassionato di cinema e di fotografia e alle prese con i problemi sentimentali, i segreti e le bugie fra amici, la fedeltà ai propri sogni: “L’idea del Mektoub, del destino –dice il regista- c’è già in quella di fare un film, come nell’idea stessa dell’amore, dell’esistenza…Qui siamo soltanto al primo episodio, ne seguirà un secondo e spero un terzo. E’ il racconto di un’epoca in cui tutto era più armonioso…” Soprattutto, è la storia di quell’invincibile estate che è la giovinezza, il suo colore, il suo odore, il suo sapore, lungo spiagge e discoteche, trasalimenti e amarezze e che spesso finisce quando si pensa sia appena cominciata.
Leone d’argento qui a Venezia dieci anni fa per Couscous, Palma d’oro a Cannes nel 2013 con La vita d’Adele, per Kechiche vale quell’ironico ammonimento che suona “non avevo tempo per scriverti una lettera breve, così te ne mando una lunga…. Abilissimo nelle riprese, incollate praticamente sui volti e i corpi dei suoi attori, maestro, grazie a una solida sceneggiatura, nel trasformarne la recitazione in vita vissuta, una naturalezza nei volti e nei dialoghi che è un piacere per chi guarda e ascolta, soffre di una bulimia e di un narcisismo autoriale che gli impediscono il distacco necessario per asciugare, tagliare, ridurre. Mektoub dura tre ore, di cui almeno una è di troppo.
Grande successo qui a “Lidoland” a partire dal Ciak Parti fino alla Lexus Longe Lido, dove sono arrivati in molti…da Edgar Wwite e James Tobak, Susan Sarandon, Claudio Santa Maria, Paola Gerini, Alessandro Borghi…Penelope Cruz con il marito Javier Bardem ha rilasciato dichiarazioni e spiegazioni sul bel film su Pablo Escobar oltre a rilasciare autografi. Il tutto aspettando l’ultima proiezione dell’ultimo giorno che pare promettere bene, il film di Kitano , “Outrage Coda” (104’). Un saluto di commiato va per la morte di Gastone Moschin.
Sul red carpet di Venezia Maria Elena Boschi sfila con il fratello Francesco, idolo di Instagram. Nelle foto Francesco posa a dorso nudo con lo sguardo tenebroso. A tutto si può pensare…Una bella notizia è arrivata oggi_ l’accordo tra Pechino e il sindaco di Venezia , Luigi Brugnano: cooproduzioni e un’Accademia a san Servolo.