FRATELLI NEMICI. PETERLOO E LA RIVOLTA DEI BRACCIANTI E TESSITORI NEL NORD INGHILTERRA DRAMMATICAMENTE FINITA: SIAMO NEL 1819

FRATELLI NEMICIuntitledQuando si parla di narcotraffico si pensa immediatamente alla Bolivia e a Escobar..non che non ne esistano altri. Il film in concorso “Fratelli nemici” ne dimostra altre esistenze “Non sono gang, mafie, bande organizzate” dice Driss, poliziotto della Narcotici d’origine marocchina, al suo collega della Omicidi per spiegare come funziona la legge del narcotraffico in certe banlieu di Parigi. “Ci si mette insieme, con quelli con cui si è cresciuti, per fare soldi nel modo più veloce possibile. Ma non c’è dietro l’idea di un impero del male”. Driss sa di cosa parla, perché in una di quelle periferie è nato e vissuto e l’essere poi passato dalla parte della legge non ha per questo allentato alcune antiche fedeltà. Così, quando il più grande affare di Manuel va storto, e non si capisce più chi tradisce chi, Driss sa che rispetto a quest’ultimo è proprio il ricordo della comune giovinezza alle spalle che può ancora funzionare…

Costruito come un noir adrenalinico, Frères ennemis, di David Oelhoffen, già regista di Loin des hommes in concorso qui al Lido quattro anni fa, ha il suo punto di forza nei due attori protagonisti, Mathias Schoenaerts e Reda Kateb, muscolare il primo, un piccolo malavitoso alle prese con qualcosa più grande di lui, più cerebrale il secondo, consapevole che lo stare dall’altra parte della barricata lo condanna comunque alla solitudine. Per gli arabi delle periferie, di seconda e terza generazione, la polizia resta il nemico.

“Grazie a un amico avvocato, ho incontrato molti trafficanti di droga” dice Oelhoffen. “Ciò che ne è emerso è la tantissima paura, nessun romanticismo, molte aspettative”. Tradimento, vendetta e sopravvivenza scandiscono un mondo dove teoricamente i legami, familiari e/o amicali, sono considerati legami di sangue, eppure c’è sempre chi è disposto a romperli pur di salvare se stesso. Mi ricordano in n certo senso i legami mafiosi di ieri e di oggi. O sbaglio? In una Parigi piovosa e cupa, Driss e Manuel vanno incontro al loro destino di “fratelli separasti” e però almeno per un momento ritrovati- Una zingara una volta mi disse ; “Uniti si, separati mai”…Ma era tutt’altra facciata.

paterloountitledAltro film…PATERLOO. Mike Leigh,lo stesso regista di “Turner”, “Vera Drake”, ma anche “Sesso e bugie”… Questa volta pero’ ha deluso per la sua lunghezza insopportabile, una lentezza e poca poca azione per un tema storico avvenuto tra la contea di Manchster e Londra. Era una giornata di sole quel lunedì 16 agosto del 1819 a St Peter-Field, estrema periferia di Manchester, capitale del tessile e punta di diamante di una rivoluzione industriale ormai avviata. Sul trono d’Inghilterra c’è un re demente, Giorgio III, e così la corona è affidata al “principe reggente” suo figlio, il futuro Giorgio IV, ma al momento solo “Giorgio il grasso”, come l’ha chiamato una volta Lord Brummell, un soprannome che gli è valso l’esilio. Il partito al governo incarna l’aristocrazia terriera del Paese, solo il 2 per cento della popolazione ha diritto di voto, Manchester non ha rappresentanza parlamentare, quattro anni dopo la fine della guerra in Europa con la sconfitta di Napoleone a Waterloo, l’Inghilterra è una nazione morsa dalla crisi economica, dalla disoccupazione, dal crescere delle tensioni sociali e dalla cecità della sua classe dirigente, incapace di vedere al di là dei propri privilegi. St Peter’s Field rappresenta in questo panorama la più grande manifestazione pubblica nel nord del Paese, un famoso oratore riformista, Henry Hunt, venuto apposta da Londra, una partecipazione popolare che sfiora le 60mila persone, con tanto di donne e bambini, tutti con il vestito buono della festa. Hunt terrà un discorso incentrato sul diritto di voto, ovvero sulla necessità del suffragio universale: è famoso per la sua eloquenza, ma anche per la sua moderazione: sa infiammare, ma non è un agitatore sconsiderato.La Rivolta nasce pacifista ma l’iratore Hunt riceve un mandato di cattura e viene messo con altri rivoltosi. Ne fanno la spesa intere famiglie a mani nude, fiduciose, anche se g uomini avrebbero combattuto con le armi. E qui una grande delusione. Tutti tornano alle filande più poveri di prima e con tanti lutti in famiglia. L’idea di un comizio così gigantesco ha però mandato in tilt il sistema, anche perché il malcontento serpeggiante un po’ dappertutto non si manifesta sempre in guanti bianchi. Qualche giorno prima, a Londra, la carrozza del Reggente è stata oggetto del lancio di una patata, trasformatosi nelle comunicazioni al Parlamento in un colpo di pistola…Così la camera ha sospeso l’Habeas Corpus, ovvero i diritti della difesa, e rafforzato il contingente militare del distretto settentrionale, mille uomini, fra Ussari e Fanteria reale, più la polizia e la Cavalleria volontaria. L’andirivieni di spie e agenti provocatori, l’intercettazione della corrispondenza raggiungono il parossismo: tutti ingigantiscono il pericolo, ognuno lo crea in base al timore che prova.Così, quel giorno a Manchester si decide di permettere la manifestazione, legalmente non la si può vietare, di dichiararla però illegale subito dopo, arrestandone poi l’oratore, di disperdere la folla con l’esercito infine. Ciò che verrà fuori i giornali lo definiranno il “massacro di Peterloo”, un campo di battaglia civile quanto Waterloo lo era stato dal punto di vista militare: gli Ussari che caricano a cavallo, la folla impazzita e impossibilitata a scappare perché le vie di fuga sono state bloccate dai militari, oltre 16 morti, un migliaio di feriti. Un fatto storico che ha senza dubbio segnato l’inizio di una rivoluzione e presa di coscienza dallo sfruttamento di ignoranza e povertà nonché di sfruttamento. Da questo fatto storico, che nel tempo finirà con il rappresentare un momento decisivo della democrazia britannica, Mike Leigh, il regista di Turner, di Secreti e bugie, Palma d’oro a Cannes, Vera Drake, Leone d’oro qui a Venezia, ha tratto purtroppo un film sbagliato, troppo lungo, oltre due ore e mezzo, troppo corale, un proliferare di protagonisti e d storie parallele, troppo didascalico e in alcuni momenti macchiettistico, il proletariato buono per natura, il padrone ripugnante anche fisicamente. L’ansia di voler dire tutto e far vedere tutto gli si è alla fine rivoltata contro. Questo Massacro di Manchester al regista non ha portato lo stesso successo, seppur ben girato degli altri importanti film.

 

 


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