BELLOCCHIO: UN FILM CHE NON CONVINCE

“Bella addornentata” di Marco Bellocchio, oggi in concorso a Venezia ha monopolizzato l’attenzione della critica, ma l’ha anche divisa al suo interno. Alla proiezione delle 9 della mattina al Lido la pellicola è stata acolta co un applauso mediamente lungo, ma alla successiva delle 11,30, il silenzio che regnava in sala era glaciale.

“Bella addormentata” come è noto ruoto intorno al caso di Eluana Englaro, una vicenda che a suo tempo spaccò l’Italia, pretesto per uno scontro tra opposti estremismi idealogici. La politica, nel suo insieme, non ne uscì bene: dichiarazioni roboanti e retoriche, il richiamo a una fedeltà di partito per quello che doveva restare un problema di coscienza. Intelligentemente, Bellocchio ne da una lettura non superfciale, il senatore dell’allora maggioranza berlusconiana (un Toni Servillo, non al suo massimo), in preda a a una srisi di coscienza sul voto parlamentare che doveva scongiurare di Bettino Englaro, resa possibile dalla giurisprudenza in materia, non è ne un corrotto ne un colluso: si capisce che viene dai socialisti, si capise che a suo tempo venne accusato ingiustamente di moalversazione e corruzione, si capisce che difende una propria coenza fra il suo passato e il suo presenrìte. Non è un presenzialista televisivo ne uno che ogni giorno rilascia interviste e va in depressine se non vede il suo nome sullo schermo e suoi giornali, non nemmeno così attaccato alla poltrona da giudicare impensabile l’ideali di lasciarla…E’ anche che uno che si porta un peso addosso, l’avere aiutato,  su sua esplicita richiesta la moglie oramai al suo ultimo stadio a morire (“aiutami amore mio sono stanca”), ma non avendo mai rivelato alla figlia quella volotà sa che la sta perdendo, sa che lei in qualche modo lo incolpa per quella morte. Cattolica, come del resto o lo era la madre, la ragazza era schierata sul fronte che Eluana continuasse a vivere.

“Bella addormentata” non è un film imparziale, ma è un film onesto,anche se non tutte le situazioni sono ben raccontate e le interpretazioni riuscite. Sicuramente è un film complesso, dove comunque il diritto alla vita non conempla ne l’eutanasia ne la libertà di uccidersi. L’altra “Bella addormentata” nel fim è una sorta di rifiuto umano, drogata da sempre, tentati suicidi alle spalle e che però di fronte alla tenacia del medico che le ha salvato la vita, pensa alla vita forse varrebbe la pena tornare. Come dice uan celebre canzone di Battiato”…il suicidio, sei sempre in tempo, rimandalo..”.

Fra le storie del fim quella meno riuscita racconta il delirio di uan madre che è una grande attrice, della grande attrice (è Isabelle Huppert a prestarle il volto) che annulla se stessa nell’idea di un impossibile baratto fra una sua distruzione e il ritorna alla fita di quella bella bionda figlia in coma che sembra una pricipessa ddormentata. Il suo “egoismo”, appare al figli che fa l’attore, una forma di follia e probabilmente è così, lucidamente folle, ma quando il ragazzo di sua iniziativa stacca il tubo che permette alla sorella di respirare è un altro egoismo che si oppone al primo, altrettanto razionale, come, come dire privo di grandezza, meschino, “si sta istintivamente con la madre…” glielo dice anche il padre aggiungendo che tanto ormai laHuppert è una donna morta che trasforma la casa in una santuario di cuo lei stessa vuole essere la santa”.

Un film che sempre sottolinreare il problema ma che non porta da nessuna parte. Non si capisce quale sia il filo rosso del regista. Per chiarirmi le idee ho chiesto a Ermanno Olmi e a Dacia Maraini cosa ne pensano sul problema, una volta uscita dalla proiezione e raggiunto il quartoere generale del cinema di Venezia, l’Hotel Quattro Fontane.

“Una realtà è l’eutanasia e un’altra è l’accanimento terapeutico. La morte quando si soffre troppo, sia che si sia coscienti, sia nel caso che altri se ne assumano le responsabilità, dovrebbe essere tutelata da una legge seria. Il testamente biologico non basta. Tutori, parenti, mogli e mariti, nonchè figli si trovano in mezzo a un guado. Tutte scelte che si basano su speculazioni politiche, ma il nodo sta nella Chiesa che deve dare il primato della liberà di scelta di scelta all’individuo. Un primato inderogabile. Non devono esistere giustificazioni tali da sovrapporsi sulla vita privata. La scelta deve essere personale. La libertà è anche questo e soprattutto questo”.

Anche secondo la scrittrice Dacia Maraini il problema di fondo è una legge seria e che la Chiesa stia al suo posto: “I cattolici hanno già una loro idea, non vedo perchè non la debbano avere i laici. Stiamo parlando di sofferenze atroci che abbruttiscono l’individuo, non che  lo elevano. La situazione è aggiacciante e sembriano ancora al Medio Evo. Nel film Emma Bonino parla chiaro in un discorso alla camera e in questa faccendo sta l’assurdo che una cattolica chiede lei stessa al marito di staccare la spina e il marito laico si crea dei dubbi, dubbi che vengono supportati da colleghi politici interessati alla carriera e da una figlia integralista che comprende solo quando inizia ad amare e soffrire per un ragazzo che sia stato per il padre commettere quel gesto e finalmente lo perdona”. Il padre poi coerente si dimetterà. I giovani che si sentono eterni per loro natura che cosa pensano di questo tema? Forse è un quesito tra i tanti, che dovrebbero iniziare a chiederselo.

 


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