BRERA MOSTRA IL SEICENTO LOMBARDO. CAPOLAVORI E SCOPERTE A PARTIRE DALL'ETA' DI FEDERICO BORROMEO ALLA SVOLTA CLASSICA.CATALOGO SKIRA

Un gruppo nutrito di sognificative opere lombarde del Seicento, in massima parte restaurate negli ultimi decenni, è stato allestito nelle sale XXX-XXXIV della Pinacoteca di Brera in occasione della mostra a cura di Simonetta Coppa e Paola Strada dal titolo “Seicento lombardo a Brera.Capolavori e riscoperte”, accompagnata da un catalogo di Skira con testi di Danilo Zardin, Francesco Frngi e Paolo Vanoli. Le agili biografie sonos tate stesa da Eugenia Bianchi. E’ risaputo che la Pinacoteca braidense posssiede un nutrito opere dei principali protagonisti del Seicento lombardo a partire dall’età di Federico Borromeo fino alla successiva stagione barocca e alla svolta classicista della seconda Accademia Ambrosiana, ma per ragioni di spazio, visto anche la grandezza delle tele, il percorso della espositivo presenta un numero ridotto. Lo scopo quindi, di questa mostra sponsorizzata dal Ministero per i Beni culturali, in collaborazione con il Corriere della Sera, il Rotary Club Milano Visconteo e DLA Piper è quello di consentire la visione da parte del pubblico di un gruppo nutrito di opere significative di qurl periodo. Le tele esposte in gran parte sono state restaurategrazie al Ministero a all’intervento dei privati. Stiamo parlando di 46 opere per lo più di grande formato: 21 provengono dai depositi interni ed esterni al museo di Brera, tutti destinati ad essere esposti nel furuto progetto denominato “Grande Brera”. Tra le meraviglie, quattro importanti Pale d’altare, tre delle quali firmate Fede Galizia, “Noli me tangere” del 1616; “L’assunzione della Vergine” del 1648 di Carlo francesco Nuvolone e di epoca pienamente barocca sempre di Nuvolone “San Francesco in estasi” del 1650, proveniente dal deposito nella Chiesa di Cornate d’Adda; di Giovan Battista Crespi detto il Cerano, “Il Cristo nel Sepolcro, San Carlo e i Santi” del1610. proveniente dalla Chiesa di Santo Stefano di Milano. I dipinti di Fede Galizia e del Cirano, per l’occasione sono stati oggetti di restauro del Rotary Club Milano Nord e Milano Visconteo.

Fede Galizia è nota soprattutto per la produzione di ritratti e di nature morte, accanto alle sue opere una lavoro poco conosciuto di Agostino Santagostino, “Il congedo di Cristo dalla Madre” e c’è da dire che l’esposizione rende possibile offrire al pubblico, pur selettivamente attraverso tre opere, un’importante serie di cicli andati dispersi realizzati per la Sala dei Senatori di Palazzo Reale di Milano. A iniziare la decorazione dell’ambiente fu Daniele Crespi con “L’andata al calvario”, offerta al Senato dal cardinale Cesare Monti, grande collezionista negli anni Venti. Dal ciclo della “Passione di Cristo” provengono “LOratorio dell’orto” di Giovanni Stefano Montalto e la “Flagellazione” di Giuseppe Nuvolone, entrambe ancora nelle cornici ricche originali dorate appese a fianco dell’opera di Crespi. Bartolomeseo Arese è probabile che sia stato l’ispiratore della decorazione della Sala con il ciclo della “Passione” e al tema dedicato a “L’allegoria della Giustizia Cristiana”, presidente del Senato dal 1660 al 1674), protagonista e mecenate della vita politica cittadina nei decenni centrali del Seicento.
In mostra anche dipinti di soggetto sacro di piccolo e medio formato, tra i quali un bozzetto per la Pala d’altare della Certosa di Pavia del Morazzone. Tema: “La Madonna del Rosario con San Domenico e gli angioletti”, la tavoletta di Cerano con “San Giorgio e il Drago, la Natività e l’adorazione dei pastori” di Giuseppe Vermiglio, pittore di sensibile alla lezione caravaggesca, ma esponente del realismo lombardo.
Nutrita è anche la sezione dedicata ai ritratti, dove prevalgono i pittori appartenuti al cosidetto Gabinetto de’ ritratti costruito da Giuseppe Bossi all’inizio dell’Ottocento, segretario dell’Accademia di Brera e tra i promotori del museo braidense. Tra questi “Ritratto della famiglia Nuvolone in concerto” (1650 circa), realizzato dai fratelli Carlo e Francesco Giuseppe; “Autoritratto” di Giulio Cesare Procaccini, realizzato un anno prima della morte nel 1624, ora insieme a uan copia di Tanzio da Varallo e il ritratto dovuto a Francesco Cairo del pittore perugino ed esperto d’arte Luigi Scaramuccia, appartenuti anche questi al gabinetto bossiano. Completa il percorso la ricca collezione di disegni della Pinacoteca di Brera: otto fogli di diversi pittori tra i quali il Cerano, il Morazzone e il Moncalvo. Il senso corposo della materia pittorica e l’uso scenografico degli effetti illuministici sono alla base della matrice barocca lombarda seicentesca.
La mostra durerà fino al 12 gennaio con orario da martedì a domenica. Ingresso 10 Euro e ridotto 7 Euro. èer gruppi e scuole prenotare al n. 02.72263219-262.

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