DALLE ARTI DECORATIVE DI PRAGA “IL LIBERTY E LA RIVOLUZIONE DELLE ARTI” ALLE SCUDERIE DI MIRAMARE DI TRIESTE
Per una volta parliamo di Trieste non per la Barcolana o altro, ma per un’evento a cavallo tra arte e storia. Eccezionalmente in Italia dal Il Liberty (in ceco: Secese), l’ultimo degli stili universali ad avere coinvolto l’Occidente a cavallo tra il XIX e il XX secolo, segnando con i suoi tipici elementi figurativi l’architettura, la pittura, la scultura ma anche il mondo multiforme delle arti decorative, ebbe a Praga e in Boemia uno dei suoi centri di sviluppo più significativi e originali.
Sarà Trieste, città mitteleuropea per eccellenza, a presentare per la prima volta in Italia alcune delle più affascinanti realizzazioni del Liberty (o Art Nouveau) ceco ed europeo, grazie all’eccezionale collaborazione con l’UPM di Praga, Museo delle Arti Decorative tra i più rilevanti nel panorama internazionale.
Istituito nel 1885 e chiuso dal 2014 per lavori di ristrutturazione della storica sede, il museo praghese – che riaprirà al pubblico a gennaio 2018 con le sue oltre 200.000 opere e una biblioteca di 172.000 volumi – ha prestato infatti alla città giuliana una selezione di oltre 200 tra le più significative opere delle sue raccolte, esposte dal 23 giugno 2017 al 7 gennaio 2018 in una mostra di grande fascino nelle sedi, tra loro contigue, delle Scuderie, nuovamente aperte, e del Museo storico del Castello di Miramare, in un progetto di valorizzazione e fruizione di questo straordinario complesso monumentale.
L’evento è stato promosso dal Polo museale del Friuli Venezia Giulia, dal Museo storico e parco del Castello di Miramare e dal Museo delle Arti Decorative di Praga, prodotta e organizzata da Civita Tre Venezie e Villaggio Globale International, la mostra farà dunque rivivere l’avvento del “modernismo” e gli anni cruciali della rivoluzione e dell’emancipazione delle arti in risposta alla sollecitazione dell’età moderna e alle mutate esigenze estetiche e spirituali. Una doppia anima fatta di tradizione e di innovazione, la sua eterogeneità e la varietà di scenari ideologici che questo stile ebbe nelle diverse culture europee; il Liberty o Art Nouveau fu un fenomeno culturale che investì tutta l’Europa e coinvolse tutte le arti nel segno del rinnovamento e della ribellione alla stagnante e sterile figurazione artistica. Arte e vita dovevano essere intrecciate e con una forte carica etica e l’impegno a trasformare l’ambiente di vita e le condizioni sociali. Il concetto di “vita” ebbe un ruolo centrale nelle teorie estetiche in vigore al volgere del secolo, fondate su consapevolezza che potremo definire quasi olistica.
“Lo stile è tutto ciò che rispecchia e accentua la connessione della vita … E’ l‘intenso desiderio di un’unità spirituale della vita e del mondo, un’incarnazione dell’affinità e unità cosmica”. Di qui l’attenzione per la natura come fonte di bellezza artistica, una visione organica dell’esistenza e dell’arte concepita nella sua interezza, senza distinzioni, e l’interesse di tanti esponenti dell’Art Nouveau per le scienze naturali e spirituali. Istanze sociali e istanze artistiche s’intrecciavano laddove l’obiettivo era la rigenerazione della vita e il cambiamento della gerarchia dei valori.
Le arti applicate ebbero un ruolo centrale in questa visione: fu in questo campo infatti che il movimento dell’Art Nouveau o Liberty si fuse maggiormente con la generalizzata modernizzazione della società divenendo una componente importante del processo di trasformazione: elemento chiave nella riforma della vita quotidiana.
Andiamo a vedere dentro a questo scrigno: dalle pitture alle litografie, dai manifesti ai gioielli, dagli stupefacenti vetri alle ceramiche, dai mobili ai tessuti, dall’abbigliamento e dalla biancheria agli oggetti da tavola la mostra di Trieste – curata da Radim Vondracek, Iva Knobloch, Lucie Vlckova con la direzione di Helena Koenigsmarkova (Direttore del Museo delle Arti Decorative di Praga) e di Rossella Fabiani storico dell’arte, rievoca il mondo della Belle Époque e di una borghesia che fa i conti con il progresso. Un progresso che rincorre – l’emancipazione femminile, i trasporti, le comunicazioni, la corrente elettrica – ma dal quale vuole difendersi, combattendo l’eccesso di industrializzazione e la cultura meccanizzata di massa, con il ritorno all’industria artistica e a un artigianato di pregio. Vicino a capolavori d’arte decorativa presentati all’Esposizione Universale di Parigi del 1900 – momento decisivo nella diffusione di questo stile e punto d’arrivo del Liberty cosiddetto organico – saranno esposte opere influenzate dalle diverse correnti di pensiero sviluppatesi all’epoca.
A fianco di artisti come Jan Preisle e Alphonse Mucha, uno dei più importanti e rappresentativi protagonisti dell’Art Nouveau in Europa di cui la mostra presenta ben 12 opere, saranno esposti a Trieste esempi delle innovazioni grafiche del viennese Gustav Klimt e di Koloman Moser. Quindi le firme nei gioielli di Emanuel Novák, Josef Ladislav Nemec e Franta Anýž; le celebri vetrerie boeme e le creazioni di Adolf Beckert e Karl Massanetz, pioniere della decorazione a freddo dei vetri; i grandi nomi di Jan Kotěra, Josef Hoffmann e Leopold Bauer, allievi della Wiener Akademie e di Otto Wagner, soprattutto per gli arredi, come pure dell’architetto Pavel Janák esponente principale dell’associazione praghese Artěl. E’ davvero impressionante di Mucha l’esposizione di una parte consistente (L’epoca romana e l’arrivo degli slavi) della decorazione realizzata per la sala principale del padiglione della Bosnia-Erzegovina all’Esposizione Universale di Parigi del 1900: un acquarello e colore stemperato su tela di quasi 7 metri di lunghezza per 3 e mezzo di altezza che ci immerge nell’epopea slava. Ricreati, grazie a un attento allestimento scenografico affidato a Luciano Celli e agli eccezionali prestiti, ambienti in stile Art Nouveau unificato – dai mobili alle decorazioni per tessuti, agli accessori, agli oggetti funzionali – secondo quel concetto di arte globale che aveva coinvolto gli sforzi creativi in diversi settori interessando sia la classe media che il ceto alto, soprattutto l’intellighenzia urbana in piccole e grandi città. Cosa esprimeva il Liberty? Si cercava la bellezza e l’equilibrio, si puntava all’arte nella vita: un’arte emancipata e integrata che in Boemia portava a percorrere le nuove strade del cubismo.Fiduciosi nel futuro e ottimisti di fronte al progresso e a una pace diffusa. Oggi siamo in recessione anche in arte, eppure l’Arte con la A maiuscola , quella importante è sempre scaturita in momenti di crisi, ma la tecnologia e la globalizzazione hanno inghiottito tutto.
Un equilibrio fragile che si sarebbe spezzato di lì a poco. I Nazionalismi mai sopiti avrebbero aperto le porte dell’intolleranza; l’affare Dreyfus in Francia, cui seguì l’analogo caso Hilsner nel contesto boemo, evidenziò in quale misura la società fosse accessibile all’intolleranza nella veste dell’antisemitismo. “Dopo la crisi del 1908 in Bosnia e Erzegovina, vennero alla luce pericolose contraddizioni sociali, ideologiche e geopolitiche. Le guerre balcaniche scoppiate nel 1912 furono già una diretta avvisaglia del tragico epilogo della Belle Époque: uno splendido sogno finito, come dice Stefan Zweig, nel «massimo crimine del nostro tempo», quella sanguinosa conclusione che fu la Prima guerra mondiale”. La amostra è curata da un catalogo edito da Marsilio.