DUE SECOLI DI STORIA NEL NOME DEL CAMPARI, CAMPARINO, ZUCCA…IL LOCALE PIU’ STORICO DI MILANO FESTEGGIA IL SUO COMPLEANNO SEMPRE IN NOME DELLA TRADIZIONE MILANESE
Luciana Baldrighi
La Milano da <bere> non è un’invenzione degli anni Ottanta. Già due secolifa, nel 1815, nasceva il locale più noto di Milano sopravvissuto integro nel tempo, proprio sotto il Coperto dei Figini angolo Piazza del Duomo, anche sea dire a dire il vero, seppur piccolo il locale di liquori era stato perpoco tempo a due passi, in via Restelli. Una storia affascinante fatta dibevande, tradizioni, architettura, politica, aneddoti, personaggi,leggende…In questo angolo proprio dove in seguito l’architetto Mengoni avrebbe costruito la Galleria Vittorio Emanuele che faceva da collegamento a Piazza Della Scala su progetto di Luca Beltrami, artefice di Milano tra Ottocento e Novecento. In questo angolo sorgeva l’antica pescheria e fuproprio qui che Gaspare Campari da Novara volle trasferire la sua botteganel capoluogo lombardo e per arrotondare faceva il cameriere d’albergo e di caffè.
Il locale fu demolito in attesa dello sventramento dell’isolato delRebecchino, un gruppo di case davanti alla Cattedrale e il nuovo arco sulsagrato. Riaperto nel 1867 nei quattro locali sopra il Caffè Campari vennealla luce il primo erede, Davide e le luci iniziarono ad accendersi nellocale e nel ristorante. Da qui passarono oltre ai clienti abituali i grandinomi come Verdi, Giacosa, Manzoni, Ferravilla, Ricordi, G.B. Pirelli, iBagatti Valsecchi, lo <scapigliato> Emilio Praga, i pittori Tallone, MosèBianchi, i musicisti come Puccini, Illica, Toscanini, Goito…persino ReUmberto I da Monza arrivava con il suo seguito e definiva la bevanda <ilmiglior caffè di Milano>. Nel 1915 proprio a gennaio, Davide Campari decidedi creare un <fratello minore> e apre il Camparino esattamente di fronte.Appoggiati al magnifico bancone intarsiato e decorato in zinco, statue evasi appoggiati davanti al mosaici Liberty di Angelo D’Andrea, illuminatidalle lampade del fabbro Mazzucotelli che già lavorava con Beltrami inPiazza della Scala per Beltrami per Palazzo Marino, la Ragioneria e la BancaCommerciale, richiamavano le cascate di fiori e gli uccelli della parete. IlCampari ha fatto un punto di riferimento della milanesità, dalla Duse aD’Annunzio, da Gobetti fino a Giolitti e Cavour e di recente è stato ilcentro propulsore per festeggiare l’anniversario della MM Rossa dello StudioAlbini, la prima metrò italiana. Dal Campari allo Zucca ….Così il Campari successivamente divenne lo Zucca eil merito lo si deve a Guglielmo Miani, un piccolo sarto dalla parlata mistadi pugliese e di meneghino che trasferitosi da Andria a Milano nel 1922acquistò lo Zucca proprio perché la città non perdesse un pezzo della suastoria. Ancora oggi prendere l’aperitivo lo Zucca in Galleria appoggiati albancone intarsiato da Eugenio Quarti è un rito. Così come approfittare diuna pausa per un pranzo veloce nelle due prestigiose sale del primo pianoristrutturate dall’architetto Filippo Perego nel più completo rispetto degliDecò del locale. Oggi è Orlando Chiari a guidare la premiata dinastia cheracconta 140 anni di storia insieme alla sua signora. Quando aggrottando isuoi baffoni versa il vero Disaronno Originale è come se si accendessero dinuovo i mille lumi a gas della Galleria Ottocentesca. Perché comunque loZucca è un vero modo di bere che affonda le sue radici nella Cina di oltre 4mila anni fa. La radice del rabarbaro proviene infatti da lì ma il nomeZucca ha finito per essere considerato il simbolo stesso dell’<amaro>, ilpiù classico degli aperitivi, così come il Disaronno è il più classico deiliquori e il Madarinetto Isolabella il più classico dei liquori dolci.
Una volta per tutte chiarezza è stata fatta sulla storia di questi tremarchi che segnano i preziosi confini dell’architettura e dell’urbanisticadella Piazza del Duomo disegnata da Portaluppi, con la facciata dellaCattedrale rifatta da Pestagalli e dall’Amati, l’Arengario da Muzio.Concorrono per il secondo Arco di Trionfo bis, Griffini e Magistretti oltrea Portaluppi. Oggi la Teresa, la figlia di Miani, che riceveva dal CardinaleMontini vari riconoscimenti e con monsignor Pisoni, il prefetto Mazza,Filippo di Edimburgo e anche Totò e Buazzelli. E’ rimasta la fontanaall’ingresso del locale denominata <L’angiolin del Campari> che raffigura unputto nudo a cavalcioni di un delfino con i piedi puntati su una conchiglia,che fungeva la porta messaggi. Ancora oggi qualche innamorato la usa.