IL FILM FUORI CONCORSO DI POLANSKI CHIUDE IL FESTIVAL DI CANNES. BRAVA LA SEGNER…

Polanski 1imagesAnni e anni di mestiere, di successi, di cronache poco etiche, eppure, lui, il grande Maestro ancora una volta arriva a Cannes e lo fa con un film che piace ai più a fianco della bella moglie, la Segner…stangona, molto più alta di lui, in abito rosso, sempre sorridente, sicura come è in scene, brava e intelligente. Non sarà facile stare vicino a Polanski, un genio che può spiazzare, ma lei ce l’ha fatta e ancora una volta insieme hanno raccolto un sacco di applausi,. Il film fuori concorso ha chiuso il Festival di Cannes 2017.

Ecco cosa dice la pellicola. Delphine è stanca. Il suo ultimo romanzo l’ha svuotata, anche fisicamente, il tour per promuoverlo si annuncia massacrante. Troppe copie da firmare, troppe interviste da dare, troppi inviti, da saloni del libro, circoli letterari, scuole, a cui l’ufficio stampa della sua casa editrice non sa dire di no. E’ sulla cresta dell’onda, è già successo, ma questa volta è un po’ diverso. Ha immaginato, raccontandolo in prima persona, il suicidio di una madre, ma ai lettori piace pensare sia una storia vera e così c’è chi si identifica e/o solidarizza con lei, chi polemizza: ha sfruttato un dramma intimo, l’ha trasformato in un affare di cassetta…I lettori sono gente strana, proiettano sui romanzieri i loro bisogni, ne fanno, se si vuole, dei personaggi di un romanzo, il loro… E invece a Delphine segner1downloadoccorrerebbe qualcuno con cui parlare, a cui raccontare le proprie ansie. Per esempio, quella da “pagina bianca”, la paura di non riuscire più a scrivere. Oppure, il senso di vuoto che la opprime. I figli adolescenti ormai fuori di casa, un compagno troppo preso dal suo lavoro per poterci vivere insieme…Si sente sola, vorrebbe qualcuno che la stesse ad ascoltare.

Durante il tour promozionale, Delphine incontra Elle, uno strano nome, Lei, una ragazza strana. Conosce i suoi romanzi, la ammira come scrittrice, è premurosa, è intelligente, è attenta. Anche Elle scrive: fa la ghost writer, racconta le vite degli altri, sembra non avere una vita propria. Con lei, con Elle, Delphine si sente protetta, e si lascia andare. Forse troppo, perché Elle si crede sempre più autorizzata a mettersi al suo posto: non vuole che scriva un altro romanzo, ma un’autobiografia, dove mettere su carta il lato più segreto della sua esistenza, quello finora tenacemente tenuto nascosto. Deve scrivere la verità su se stessa, insiste. Ma è la verità di Delphine che vuole, o la sua, quella di Elle, quella di lei?

pOLANSKI 6imagesD’après une histoire vraie, Basato su un fatto vero, il film in chiusura, fuori concorso al Festival, di Roman Polanski, ha alcuni temi tipici di questo regista ottantenne ma per il quale il tempo sembra non passare mai.  “Da L’inquilino del terzo piano a Ghost Writer, mi è sempre piaciuto indagare sulle identità, gli scambi di ruoli, le autobiografie vere e quelle costruite ad hoc. Il romanzo omonimo di Delphine de Vigan, da cui ho tratto il film, mi ha attratto proprio perché mi permetteva di tornarci su. In più c’era questo elemento nuovo di un incontro-scontro fra donne, una lotta di reciproca manipolazione e dominio, un thriller psicologico tutto al femminile raro a trovarsi”.

Interpretato da Emmanuelle Seigner (Delphine) e Eva Green (Elle), D’après une historie vraie è però anche una riflessione più ampia sul rapporto fra realtà e finzione. “Oggi c’è una vera e propria ossessione della realtà. Ho l’impressione che l’eccesso di informazione abbia come risultato il suo opposto. Si finisce con il credere a tutto e quindi a nulla, di non riuscire a sapere mai la verità”. Il so corollario è quello che Delphine de Vigan, l’autrice, appunto, del romanzo, definisce “l’aspetto voyeuristico del lettore. Lo spiare dietro la fiction la vera vita di chi scrive. L’editoria ha scoperto che commercialmente le ‘storie vere’ hanno sempre più pubblico. Si crede cioè che il reale sia più interessante di una storia inventata”.segnerdownload

Il film gioca con molta sottigliezza e con un crescendo di tensione su questa ambivalenza, del resto incarnata dagli stessi personaggi messi in scena. Dice ancora Polanski: “Elle esiste o esiste solo nella fantasia di Delphine, l’alter ego che le permette di scrivere una nuova storia? E’ una scelta che sta allo spettatore, così come al lettore del libro. Io sono dell’idea che l’adattamento cinematografico di un romanzo non debba allontanarsi troppo dall’originale. Mi ha sempre infastidito lo stravolgimento”.

E’ la quarta volta che Polanski dirige Emmanuelle Seigner, sua moglie nella vita. “E’ più difficile essere suo marito che il suo regista “ironizza. Sulla polemica relativa al futuro delle sale cinematografiche minacciate dal piccolo schermo, ha una sua teoria: “L’andare al cinema, in sala, fa parte della natura umana, nasce dall’esigenza dello stare insieme. E’ il teatro greco dei nostri giorni. Vuol dire condivisione”.


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