FILM DI QUALITA' E FILM SCANDALO IN LAGUNA. APPLAUSI PER "LOIN DES HOMMES" VIGO MORTENSEN EROE SOLITARIO DURANTE LA GUERRA D'ALGERIA. "OLIVE KITTERIDGE" GIA' ROMANZO PREMIO PULITZER

Film destinati a fare clamore indipendentemente dal loro valore artistico. Vite vere, vite esagerate realizzate con la pretesa di essere moderni o per fare scandalo. ma a quanto pare ciò che conta è vender, distribuire, fare parlare si sè. “Lo sa il Paradiso”, “Haven konows what” dei newyochesi Josh e Ben Safdie in concorso nella sezione Orizzonti. Si parla di una vicenda sconvolgente e cioè di una diciannovenne, Arielle Holmes, protagonista del Film e sceneggiatrice. La ragazza viene addocchiata per caso dai due registi colpiti dalla sua bellezza, una vagabonda dipendente da stupefacenti e oltre dalla droga è vittima anche di un pericoloso ragazzo. E’ un’idea, che a quanto pare nasce dai racconti di Arielle  che colpiscono  i due registi e le procurano un provino per un videoclip, ma lei non si presenta, non si trova per settimane e si scopre che è stata ricoverata in un ospedale psichiatrico. La sua vita travagliata è narrata in questo film, un viaggio nei meandri della Ney York fatta di emarginati, “una storia d’amore tossica e romanticissima”. Una volta che la ragazza entra in una clinica di riabilitazione in Florida dove viene curata la sua dipendenza dalla droga, inizia a studiare recitazione e corregge le bozze del suo libro autobiografico (150 pagine scritte di getto) dal titolo “Mad love in New York”. Una storia vra a quanto pare , di vizi e di accessi, ma anche di qualche virtù. Lo stesso lo si può dire di un altro film degli stessi registi: Robert Swope a New York nel 2005 in un mercatino dell’usato scopre delle sorprendenti fotografie degli anni Cinquanta di uomini travestiti da donna, professionisti veramente insospettabili che si riunivano nei fine settimana in una villetta dal nome “Casa Susanna” per dare sfogo ai loro vizi proibiti e perversi. Un filo di trucco, qualche collana di perle, scarpe con il tacco…”, quello che si è sempre detto delle ragazze bon ton. Ne è uscito uno spettacolo e un film: il primo “Casa Valentina” e il secondo “Casa Susanna”. Sembrerebbe che a questo film si ispirerebe anche “Nuit d’été”” presentato alle Giornate degli Autori e riambienato nella Francia del 1959 sullo sfondo della guerra d’Algeria. Al centro della scena c’è uno stimato notaio , Michel, aile a trasformarsi in una elegante Mylene. Tutto questo avviene nei fine settimana, quando il lavoro si ferma e per un “uomo” c’è sempre una scusa, magari sportiva per allontanarsi dalla famiglia. Questa “Casa Susanna” nel film diventa Villa Mimì”. Un rifugio sicuro che amano gli uomini che portano la gonna e non parliamo di scozzesi e nemmeno della bella canzone di vecchioni ” Voglio un a donna, donna, donna..che porti la gonna. Tienila tu la sisnorina Rambo..”. Il regista del film e non dello spettacolo di Broadway è Mario Fanfani, è francese, anche se non si direbbe , ha solo una lontana parentela con un politico italiano Amintore, a cui però l’artista preferisce che la cosa venga dimenticata. Insomma ci troviamo di fronte a registi che amano fare scandalo con giochi proibiti come il vincitore dello scorso anno a Cannes, Assayas con il film che titolava con due nome femminili, non a caso si trattava della storia di due ragazze lesbiche dall’adolescenza travagliata. Tre ore di giochini erotici e una vittima, la fanciulla più povera, la borghese si riconverte, si sposa con un uomo e fa figli.

“Nuit d’ètè” come diceva  ambientato nella Francia del 1959 sullo sfondo della guerra d’Algeria. Nulla a che vedere però con “Loin des hommes” di David Oelhoffen, che mette la guerra per l’indipendenza algerina come sfondo di un vero e proprio western del deseto, dove un maestro di scuola (Viggo Mrtensen), si trova a dover decidere della vita di un uomo, un povero pastore, inseguito dall’odio del suo clan e dalla cecità della giustizia francese. Qui siamo nel 1954 a 9 anni della fine della seconda guerra mondiale e il film si può dire che sia una lezione anche di storia ma soprattutto di valori umani.

“La vita oscena” è il fil dell’italiano Renato De Maria, marito di Isabella Ferrari, protagonista della pellicola tratta dal libro autobiografico di Aldo Nove, dove si parla anche qui di un ragazzo sbandato, di droga, dolori e di transessuali. Bravo l’attore Clément Métayer. Anche qui la morte lascia il posto all’eros. Questa volta ci troviamo in un villino di Pomezia vicino a Roma, dove le scene sono state girate quasi tutte all’interno. Qui il regista aveva girato il film “La prima linea”. All’interno di queste mura si compie un vero e proprio viaggio osceno, “trasformare per riempire”, riempire un vuoto  di un genitore morto con finale di riscatto a sorpresa. Il ragazzo di vuole suicidare con un’overdose di cocaina, come aveva fatto il suo poeta preferito, Georg Trakd. Non muore e per 48 ore divora sesso. Clement non è al suo primo film, credo che tanti se lo ricordino in “Aprés mai”. E pensare che nella vita è un tiimido e sul suo primo film era persino incapace di baciare una ragazza. Per fortuna qualche lato sano esiste ancora. Moralismi a parte…..Come sano è il progetto della madrina del 71 esimo Festival del Cinema di Venezia, la quarantenenne Luisa Ranieri che sta programmando di mettere su famiglia, come si diceva un tempo, con il Commissario Albano, Luca Zingaretti. Dopo la figlia Emme c’è in previsione un altro bebè.


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