IL CAMPIELLO E IL FANTASMA DI RODOLFO VALENTINO IN LAGUNA

Mentre al Lido imperversava una tranquilla polemica sul fatto che ci fossero pochi film in concorso e tanto fuori, nonche numerosi documentari e la mostra fosse sottotono, a Venezia nelle calli e nei ristoranti vicino alla Fenice dove si è svolto il Premio Letterario, Il Campiello, il diverbio intellettuale sui primi cinque finalisti era alquanto animato. Un Premio condotto da Bruno Vespa e con tanto di spettacolo ricco di cantanti e personaggi, che ha dato a mio avviso buobi frutti. Si è aggiudicato  il riconoscimento Carmine Abate con “La collina del vento” (Mondadori), seconda Francesca Melandri con “Piàù alto del mare” (Rizzoli e poi Marcello Fois con “Nel tempo di mezzo (Einaudi) e poi Marco Missirole “Il senso dell’elefante” (Guanda” ed infine Giovanni Montanaro “TUtti i colori del mondo” (Feltrinelli).

Tornando al LIdo, nella Hollywwod degli anni Venti l’arabo era visto come un eroe. Lo “Sceicco” per definizione era quello interpretato dal leggendario Rodolfo Valentino. Ancora fino agli anni Settanta, basti pensare a “Lawrence d’Arabia”, a cui prestava il suo volto Peter O’Toole, la rappresentazione restava a mezzo fra il carisma, la leggenda, l’esotismo. Un’eterna riproposizione de “Le mille e una notte”. Poi, in quello stesso decennio, tutto cominciò a cambiare e gli arabi cominciarono ad apparire come la personificazione del male.

“Fantasma di Valentino” un documentario scritto e diretto da Michael Singh e Catherine Jordan, nel raccontare “la politica dietro le immagini conduce lo spettatore in un affascinante viaggio nel tempo attraverso la cultura americana e mostra i vari disegni e contesti che sono stati e stanno dietro le immagini del Medio Oriente che arrivano al pubblico statunitense. In pratica il film mostra come all’eroismo del passato si sia sostituito uno stereotipo di segno contrario, e tuttavia socialmente accettabile. Lo sceicco con il volto di Valentino ha in sostanza lasciato il posto al truce terrorista barbuto che uccide nell’ombra. Il film si avvale del contributo di scrittori come Gore Vidal, romanziere recentemente scomparso, come il giornalista Robert Fisk, il più famoso corrispondente estero dal Medio Orente per tutto il mondo occidentale, il compianto giornalista libanese, Antony Shadid.


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