JOLE VENEZIANI. ALTA MODA E SOCIETA' A MILANO. VILLA NECCHI CAMPIGLIO FA DA PALCOSCENICO AL MITICO ATELIER DI MONTENAPOLEONE. GRAZIE F.A.I.
La Casa Museo oggi di proprietà del Fondo Ambiente Italiano (FAI), creata dall’architetto Portaluppi (e in seguito Buzzi) tra gli anni Venti e Trenta per la famiglia di industriali Necchi-Campiglio, loro abitazione cittadina per godere di mondanità, spettacoli alla Scala e frequentare i salotti “bene” del tempo, è lo splendido palcoscenico sul quale si alterna la splendida collezione dell’Archivio Veneziani. Subito balza alla mente la figura e la carriera della nota stilista Jole Veneziani (1901-1989), pioniera dell’Alta Moda italiana e successivamente nel mondo. Questo di Milano è il primo appuntamento di un progetto che si andrà concretizzando portando l’Atelier Veneziani nelle maggiori capitali europee e del Far East, nel frattempo è bene godersi questa mostra selezionata e curata da Fernando Mazzocca (promossa dalla Fondazione Banao in collaborazione con il FAI) che rievoca la storia di Jole Veneziani protagonista della creazione sartoriale e di stile degli anni Sessanta e Settanta.
“Questa è la prima di di una serie di iniziative che attraverso lo studio dello steminato archivio di Veneziani che ha l’obiettivo di riportare alla luce il messaggio creativo di Jole Veneziani, grande artista nel suo genere che ha saputo celbrare il Made in Italy in tutto il mondo”, racconta Federico Bano, presidente dell’omonima fondazione. L’allestimento curato da Corrado Anselmi bene si inserisce tra gli arredi e le opere d’arte di Villa Necchi, tra quadri di Sironi e arredi disegnati da due grandi architetti in stile razionale e sobrio seppure fatto con materiali molto ricchi. Tutto sembra esser come allora quando le due sorelle Necchi erano abituate a ordinare i loro studiatissimi boudoir pieni di cappelliere, toilette per il trucco, scarpiere, docce e bagni di dimensioni incredibili fatti di marmi pregiati e sempre in spazi simmetrici. La grande scala che porta al piano superiore è di per sè un’opera d’arte, così pure il giardino, la sierra, la verande, ora bar e ristorante, il campo da tennis, gli spogliatoi per l apiscina,,,non mancava nulla. Quando si entra in queste mura proprio dientro l’Istituto dei Ciechi e la Provincia di Corso Monforte, sembra che il tempo si sia fermato. Una sensazione che cresce ammirando gli abiti esposti di Jole Veneziani e tutte le sue creazioni, si può anche immaginare come poteva essere elegante una signora milanese, dai propri abiti e accessori, all’arte dia rredare una tavola, fino al rito del gioco delle carte o degli eleganti incontri nel pomeriggio. Non è difficile poi immaginarci quando finì la guerra quale fosse la voglia di rinascita, la gioia di vivere.
Fu nel 1937 che la Veneziani aprì un laboratorio di pellicceria in via Nirone (una zona che per anni era popolata di sarti e di orologiai nel quartire Magenta), a cui si affiancava l’atelier, la sartoria che sfornava modelli originalissimi dal 1943 al 1946 nace anche l’Haute Couture dopo avere in maniera definitiva trasferito nel 1944la sua sede in Montenapoleone in una Milano dove ancora cadevano le bombe, piena di macerie. Un atto di coraggio, una volontà di andare avanti, un esempio per tutti. Creatività e professionalità si fondono al punto che Jole sfila a Firenze a Villa Torrigiani nel 1951, un momento che segnò la nascita dell’Alta moda italiana. Fu Giovanni Battista Giorgini che creò l’evento con i famosi 13 apostoli, i migliori esponenti delle sartorie italiane. E fu subito successo. Un successo che possiamo ammirare a Villa Necchi, dove è esposta anche la linea sportiva della Veneziani. In quegli anni il trionfo fu un impermeabile bainco con un cappuccio che divenen un capo indispensabile subito per le donne statunitensi. Vogue e Harper’s Bazaar celebrarono per prime la Casa italiana e nel 1952 Life le dedicò la copertina. Si parlava di un semplice ed essenziale modernismo che si avvicinava a quello di Capucci per intenderci. Il percosrso della mostra prosegue con una sezione dedicata alla personalità di Jole Veneziani. I modelli personali si mischiano alle sue creazioni, la si vede anche da bambini in un fotografia di famiglia a Taranto. Occhiali e lustrini sono anche il rovescio della medaglia del suo tratto distintivo.
L’elegante Altelier della Veneziani al n.8 di via Montenapoleone dagli anni Cinuanta agli anni Settanta è un crocevia di personaggi che frequentano la Maison italiana fino a farla diventare non solo un’officina creativa ma anche il luogo per eccellenza della mondanità milanese. Clienti celebri, attrici e regine del bel mondo facevano la fila per essere vestite dalla Veneziani. Da quelle sale dorate e ricche di specchi sono passate Josephine Baker, Marlene Dietrich, Maria Callas, Elsa Martinelli, Lucia Bosè, Wally Toscanini, Anna Proclemer, Giovanna Ralli, Paola Pitagora, Anna Maria Bonomi Bolchini, Ljuba Rizzoli, Emanuela Castelbarco, Sandra Milo, Franca Rame, Ornella Vanoni….
Il profumo di caramello che saliva dalle cucine del caffè-pasticceria Cova si mischiava alle sofisticate fragranze delle clienti. edgarda Ferri scrisse che le sue modelle si muovevano come danzatrici eleganti, le lavoranti erano gentilissime, l’accoglienza perfetta. Il telefono continauva a squillare. Intanto si stringeva sempre di più il rapporto d’amicizia con la famiglia Toscanini che fece aprire a Jole Veneziani il capitolo del Teatro alla Scala. Antonio Ghiringhelli affidò a lei il compito di addobbare il teatro milanese la sera del 7 dicembre, il giorno di Sant’Ambrogio, la mitica prima del tempio della lirica. Altre collaborazioni la Veneziani le ebbe con l’Alfa Romeo, la Fiat e fece d tutto per togliere all’Italia <quel nero deprimente..>. Premi e riconoscimenti che hanno consacrato la sua carriera chiudono la rassegna di Villa Necchi che rimarrà aperta al pubblico fino al 24 novembbre. Non mancano i filmati d’epoca e i rapporti con la televisione, il teatro e il cinema. Per la gioia di vivere e di vestire, nonchè di ricordare, Villa Necchi in via Mozart 14 è aperta dal mercoledì alla domenica dalle ore 10 alle 18. Ingresso a pagamento e sconto soci Fai e ragazzi fino ai 14 anni.(tel. 02-76340121). Un grazie all’ENI, mecenate indispensabile per questa mostra. Vedere per credere.