LA RAGAZZA CARLA AL TEATRO GEROLAMO DI MILANO

AL SECONDO PALCOSCENICO DI QUELLO CHE UN TEMPO ERA CONSIDERATA LA PICCOLA SCALA PER SOMIGLAINZA,  sabato 11 – ore 20 – e domenica 12 febbraio – ore 16 – Milano Memoria Viva. iN SCENA 

LA RAGAZZA CARLA
di Elio Pagliarani
con Carla Chiarelli | Gigi Marson al pianoforte
regia Luca Formenton
aiuto regia Maria Roccatagliata

Il teatro Gerolamo ha fortemente voluto questo recupero e messa in scena di un testo che non tanti conoscono, e che pure andrebbe conosciuto. Perché ha la forza di essere contemporaneo, pur se scritto tanti decenni or sono. Perché è un testo “metropolitano” e parla di cose che si svolgono a pochi passi dal nostro portone.

Un testo potente, scritto “ieri”, ma estremamente capace di parlare di “oggi”: Elio Pagliarani e la sua, e oseremmo dire la nostra “Ragazza Carla”, è Milano, ed è quella Milano che si alza presto, che fa fatica, che sogna di farcela sapendo che la vita è dura. La piccola e tenace Milano che arriva nel centro, sotto il Duomo, quasi in punta di piedi, ma poi imparerà a correre. Pagliarani, che faceva parte del Gruppo ’63, scrive quello che in teoria si chiamerebbe un “poemetto”, ma scandisce le sue parole con il ferro e il fuoco, le illumina con il neon e le scolora con la nebbia, le rende forti come il cemento delle periferie e leggiadre come certe ringhiere delle vecchie case popolari.

E’ così che incontriamo “Carla Dondi fu Ambrogio di anni/diciassette primo impiego stenodattilo/ all’ombra del Duomo”: quasi come un telegramma, così inizia l’Autore, anche se sappiamo che la sera, tornando nella sua affollatissima casetta, Carla si accarezza il volto, affinché la sua umanità, e la sua dignità, non vadano perdute per sempre nel tran tran di luoghi, filobus, import-export, orari, date, rossetto. Attraverso Carla si legge la città e si capiscono le nostre scelte: se quello che incontriamo sia emancipazione o alienazione, se ci troviamo o se ci perdiamo.

Il libro di Pagliarani è edito dal Saggiatore e proprio all’editore Luca Formenton è stata affidata la regia, prima regia teatrale della sua vita: una sfida che Formenton, uno dei fondatori anche di Bookcity, ha accettato in nome della cultura e di Milano. Sul palcoscenico l’attrice Carla Chiarelli: lei, credeteci, non inganniamo, “è” Carla. La interpreta con una naturalezza totale, quasi si potrebbe parlare di reincarnazione: come un personaggio nato sulla carta possa dalla carta uscire e apparirci davanti. In dialogo con lei c’è un pianoforte, le mani sulla tastiera sono quelle capaci e gentili del grande Gigi Marson. C’è molto altro e con l’aiuto regista Maria Roccatagliata va in scena uno spettacolo che riteniamo, e non abbiamo paura a usare questo aggettivo, memorabile.

Questa giovane Carla che, ignara e timorosa, sgomita nella società degli adulti, e gli adulti le rimandano indietro i colpi, è simile alle tantissime persone che oggi leggono sui media e sui social del progresso e delle ricchezze, ma non sanno precisamente dove sono, come arrivarci, giovani che inseguono un futuro per niente facile in treno o in bicicletta, ammirando un torracchione di vetro nel quale si specchia un “cielo d’acciaio che non finge / Eden e non conosce smarrimenti”. Se la ragazza Carla «è straordinario poema polifonico», come scrive Aldo Nove nella prefazione, va ascoltato. Appunto: è straordinario. (Piero Colaprico, direttore artistico Teatro Gerolamo).

mI ricordo che feci delle prove di un mio spettacolo al Gerolamo neglia nni ’80, l’acustica era perfetta, i palchi, i velluti rossi, tutto lasciava pensare di recitare al Teatro della Scala. Non perdetevi lo spettacolo perchè c’è lo spettacolo nello spettacolo, questa luogo ricco di storia e di memoria di una bellezza mozzafiato.


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