IL MIRACOLO DELL’ARTE..UDITE UDITE. GRAZIE FIAMMA SATTA…ALIGHIERO BOETTI…


Nel 2020 appena lasciato alle spalle, con la celebrazione dei 500 anni dalla morte di Raffaello ricorreva anche l’ottantesimo anniversario della nascita di Alighiero Boetti, scomparso nel 1994. Due artisti lontani anni luce ma nell’infinito cielo dell’Arte anche le stelle più distanti vibrano della medesima energia. Mi è piaciuta molto la definizione di artista che proprio Boetti aveva dato in un’intervista ripresa dal documentario Alighiero Boetti. Sciamano e showman di Amedeo Perri e Luca Pivetti: “Gli artisti sono quelle rare persone che sanno trasformare gli stati di disagio, tristezza o imbarazzo nell’essere al mondo, in cose belle.” Ed eccolo, allora, il miracolo dell’Arte: come Le mani che disegnano di Escher che iniziano l’una dove finisce l’altra, la bellezza scaturita dalla tristezza allevia a sua volta quella di chi a lei si avvicina. Un’alchimia. Uno scambio eterno che nutre, eleva, cura e consola. Mi chiedo però quali suoi “stati di disagio, tristezza, o imbarazzo” Raffaello abbia trasformato nell’armonia, nella perfezione e nella bellezza assoluta dei suoi capolavori. La sua breve vita infatti non fu segnata dai tormenti, dalle incomprensioni, dalle stravaganze e dalle malinconie che spesso accompagnano gli artisti di ogni epoca, bensì da successo immediato, equilibrio, ricchezza, fama e soprattutto dall’amore di chiunque entrasse in contatto con lui. Senza dubbio la perdita dei genitori fu una grande ferita. Il padre morì quando Raffaello aveva 11 anni, la madre tre anni prima, probabilmente di parto. Nonostante la consuetudine del tempo prevedesse balie per le famiglie agiate, Màgia Ciarla lo aveva allattato a lungo. Quanto di lei è rimasto inciso nell’animo del pittore e impresso nelle sue oltre cinquanta Madonne? Nel luglio scorso, visitando la mostra Raffaello 1520-1483 alle Scuderie del Quirinale a Roma, nella fretta imposta dai tempi serrati dalle norme anti Covid sono passata davanti alla Madonna Tempi (1507-1508) senza vederla. Senza ‘sentirla’. L’ho ‘sentita’ quando, tornata a casa e vedendola per la prima volta nel catalogo della mostra, sono rimasta folgorata anche da una sensazione olfattiva. Mi sembrava infatti di percepire l’odore di quel bambino tenuto teneramente in braccio dalla madre, di sentire il suo peso anche sul mio palmo e di avvertire lo stesso amorevole sostegno della mano di lei dietro alla schiena. E nella ritrosia di quel piccolo gomito puntato sul petto di Maria mi pareva di scorgere, più che significati teologici, un semplice capriccio. Mi sono davvero innamorata della profonda umanità di questa Madonna che sola con suo figlio, senza angeli, santi o simboli intorno, cammina bisbigliandogli paroline tranquillizzanti come farebbe qualsiasi mamma del mondo. Se solo l’immagine del dipinto mi ha regalato tanto, cosa potrei provare davanti all’originale? Riuscirò mai a vederlo all’Alte Pinakotheck di Monaco dove è conservato? Non lo so, so solo che immenso e insostituibile è il potere dell’Arte. E so anche che aveva ben ragione Boetti: “Vita è Tutto”. Bellezza e tristezza, gioia e sofferenza, perfezione e limiti.

Crediti: Alighiero e Boetti. Sciamano e Showman, 2020. Prodotto da Sky Arte e Tiwi. Still da video | Raffaello Sanzio, Lo Sposalizio della Vergine (Milano, Pinacoteca di Brera), Madonna del Granduca (Firenze, Palazzo Pitti), Trionfo di Galatea (Roma, Farnesina), Madonna Sistina (Dresda, Gemäldegalerie), Visione di Ezechiele (Firenze, Palazzo Pitti), Madonna Tempi (Alte Pinakothek, Monaco di Baviera)


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