NERONE: DUEMILA ANNI DI CALUNNIE. EDOARDO SYLOS LABINI GRANDE MATTATORE AL TEATRO MANZONI DI MILANO

“…menomale che adesso non c’è più Nerone….”, cantava Edoardo Bennato. Erano solo canzonette , ma rispecchiavano un modo di pensare.Peccato che le une e l’altro sbagliassero e invece di raccontarci la verità, si accontentassero del falso e del pettegolezzo. A cercare di rimettere le cose a posto ci pensa un altro Edoardo, che di cognome fa Sylos Labini e che porta adesso in teatro questo “Nerone. Duemila anni di calunnie “, liberamente tratto dall’omonimo saggio di Massimo Fini. Per la drammaturgia ci ha pensato Angelo Crespi.

“Nerone: duemila anni di calunnie” è il titolo dello spettacolo in scena al Teatro Manzoni di Milano fino al 19 ottobre. L’attore Sylos Labini, dopo il successo ottenuto con la pièces dedicata a Gabriele D’Annunzio, lancia una nuova sfida e fa del Manzoni il punto di riferimento del nuovo teatro impegnato e perchè no di produzione, proprio come era un tempo.  Niente imperatore incendiario, niente assassino della madre, del fratello e della moglie Poppea, nessuna responsabilità diretta per il suicidio dignitoso di Seneca che lo aveva educato ed era diventato un senatore vorace.

“Nessun personaggio storico ha mai goduto  di così cattiva stampa come Nerone. Alcuni autori cristiani ritennero che fosse addirittura l’Anticristo . In realtà è certo che questo imperatore chitarrista , cantante, poeta, attore, scrittore, curioso di scienza e di tecnica, fu un unicum nella storia dell’Impero Romano. Le élite economiche e intellettuali del tempo non lo capirono, oppure lo capirono fin troppo bene e per questo lo osteggiavano ferocemente , costringendolo, alla fine, al suicidio”. Così recita il saggio di Fini e sul quale si basa l’interpretazione di Sylos Labini.

La scena presenta uno sfondo di una Roma bruciata da un incendio, di cui Nerone, è ingiustamente accusato di essere l’artefice, il mandante. Il nuovo Nerone appare controverso, molti dei suoi ragionamenti sono simili a quelli di oggi, in particolare la critica a una certa politica, a cercare di favorire al popolo. Nerone non ama le strategie, i compromessi, disprezza i suoi collaboratori; accusa la madre Agrippina (Fiorela Rubino) di arrivismo,,  di sete di potere e la odia, ma allo stesso tempo la ama. Lui è odiato da Otone (Gualtiero Scola), primo marito di Poppea(Dajana Roncione) e geloso di lui, disprezzato da Seneca (Sebastiano Tringali), ascoltato dal fedele mimo (la voce del la verità) che anche Dj, autore delle musiche originali. La corte è interpretata dagli allievi, gli attori di adiacademy (la prima Accademia professionale d’Arte  Drammatica di Monza. La musica fa  rivivere la sonorità e le sue stravaganti atmosfere della Domus Aurea, il sogno di Nerone e l’accusa che gli viene rivolta: “ha incendiato Roma per fare spazio alla grande Dous Aurea…” recitano le voci fuori campo. A  chi voleva piacere Nerone quando cantava i versi in greco? La scena si apre proprio sulle colonne di marmo della Domus Aurea. Tra inconfessabili segreti sotto le lenzuola, feste e trame politiche si snoda la vicenda un grande imperatore che non aveva in simpatia la classe patrizia , adorante e compiacente e poi golpista e sanguinaria.

L’allestimento e i costumi sono stati affidati alla fantasia di Marta Crisolini Malatesta (costumi d’epoca romana si alternano a completi, abiti manageriali moderni), mentre il disegno delle luci è curato da Pietro Sperduti. la tournée terminerà il 10 dicembre a Reggio Calabria, dopo varie tappe per l’Italia.

Milano deve ricominciare a produrre cultura, partendo proprio dal Teatro Manzoni, un palcoscenico che ha visto passare D’Annunzio, la Duse e Paola Borboni grazie all’impegno anche della famiglia Foscale e Berusconi. Un anno fa stavo recitando mentre recitava appunto, D’Annunzio, pensai di invitare Crespi e gli parlai del mio progetto di fare Nerone. La stessa cosa avvenne con Buttafuoco e insieme andammo in libreria e mi venne indicato il libro di Massimo Fini -Nerone: duemila anni di calunnie -e la storia cominciò….c’era una volta Nerone…Grazie anche ad Angelo che ha fatto un bel lavoro—ma se non venne quell’idea a Pietrangelo non saremmo qui a parlare di questo Nerone…”, spiega Sylos Labini dopo lo spettacolo nel suo camerino dove non manca sul tavolo il libro di Fini. Senza la parrucca di Nerone, Edoardo


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