"PASOLINI" DI ABEL FERRARA DOMINA LA SCENA MENTRE E' IN CORSO UNA CONFERENZA "LA DIPLOMAZIA DIPLOMATICA E IL RUOLO DEL CINEMA" ALL'EXCELSIOR CON BARATTA, RUTELLI, ARAGONA E RODELLO. FESTA PER I GIORNALISTI ALLA TERRAZZA MEDITERRANEO DI PERSOL E IN SCENA L'URLO E IL FURORE DI J. FRANCO. OVAZIONI PER "LA CENA" DI DE MATTEO. DOCUMENTARIO SULLA LOREN E MOSTRA DELLE DIVE ALLA CA' D'ORO
Folla per “Pasolini” di Abel Ferrara, il film in concorso tanto atteso che racconta l’ultimo giorno dello scrittore. Interprete Willem Dafoe, veramnte trasformato per questa parte, dallo sguardo intenso con tanto di occhiali scuri da ista e volto ossuto. Il corpo è inquieto, come quello di Pasolini, il regista di Accattone” e molte altre importanti pellicole, tra fatti di cronaca, fantasie, sogni, libri e film che sarebero stati in lavorazione. Dicevo un corpo nervoso, come quello del poeta vittima di una morte assurda anche se il regista americano dice che non c’è mistero su quella morte. Maurizio Braucci, lo cseneggiatore ne condivide le scelte e spiega “Se un mistero sia sopraggiunto dopo il suo omicidio , nessuno dei suoi familiari sarebbe stato così tanto sorpreso da ciò che avvenne la notte del 2 novembre 1975. Di sottofondo una canzone blues, “La morte di Delia” una ragazza afro-americana uccisa da un suo coetaneo”. Chi lo conosceva bene ha sempre detto che Pasolini si aspettava di morire di certo non a casa stroncto da un infarto. Lo stesso Pier Paolo disse:”Con la vita che faccio io pago un caro prezzo. E’ come uno che scende all’inferno. Ma quando torno – se torno- ho visto altre cose, più cose”. Il suo ultimo viaggio senza ritorno è stato così “..come bere da una coppa spezzata”. Pino Pelosi è in carcere e Pier Paolo Pasolini non tornerò più tra di noi. Forse il suo viaggio lo sta compiendo da solo. Curioso il ruolo che Laura Betti si attribuì dopo la morte di Pasolini “Sono la sua vedova ha detto più volte” Ora Maria de Medeiros la fa rivivere nel fil di Ferrara in concorso vestita di tende berbere, l’ha fatta bionda, perchè a quanto pare da più anni aveva i capelli bianchi tinti di biondo. La brava attrice nata in Portogallo e residente in Francia, conosce perfettamente tutte le lingue europee e non si fa mai doppiare. Ve la ricordata nella segretaria di Russul Crow in “Un ottima annata?”, era proprio lei e parlava un francese perfetto, ma anche un aitaliano perfetto da lei doppiato. “La Betti negli ultimi giorni di Pasolini era già magra, pallida e bionda. Laura scriveva benissimo; l’ho portata in vari spettacoli in tutto il mondo perchè cantavo le sue canzoni da parecchi anni fino in Brasile. Me le aveva fatte conoscere Mauro Gioia, un cantautore napoletano quando abbiamo fatto insieme lo spettacolo Cabaret Social Song”. Poi, Willem Defoe ha fatto il suo nome a Ferrara. Sul set la Medeiros ha conosciuto altri attori come Valerio Mastrandrea, Riccardo Scamarcio, Adriana Asti…Ma dietro al “nuovo ” Ferrara c’è un italiano, Salvatore Ruocco, un ex pugile, oggi attore habitué di festival, si dice. Era in Francia quando riceve un sms che dice “Preparati. Ti voglio in Pasolini”. Lo ammette lui stesso che ra un ex tossico e ora per l’ennesima volta è a Venezia con “Pasolini”, prima con Gomorra, L’Intervallo, Take Fave…E’ nato a Miano, un quartiere di Napoli peggio di Scampia, il suo modello di successo era fare il boss, l’attore ricorda che rubò le ruote di un Alfa perchè un professore gli desse 40 mila lire e la certezza di non essere bocciato…Ora è nelle sale italiane con “Take Five” di Guido Lombardi e non lo ferma più nessuno.
Intanto James Franco si è aggiudicato il Premio Jacger Le Coultre Glory con il film oggi proiettato dal titolo “The Sound end the Fury”, fuori concorso preso da il libro “L’urlo e il furore” di William Faulkner. Una storia di una famiglia del profondo sud americano, segnata dalla pazzia, dall’incesto e dalla decadenza. Il resto ve lo racconto domani.
Sempre parlando di film ed è la seconda volta che lo vedo, questa volta in sala c’era tutto attori registi e sono saliti persino sul palco commossi dai lunghi applausi per avere interpretato, diretto e sentito profondamente il tema della famiglia in “I nostri ragazzi” portato sullo schermo dal regista Ivano De Matteo che ha dichiarato di essere addirittura ossessionato dai problemi dei giovani di oggi, dalla loro educazione, da ciò che recepiscono dai mezzi di comunicazione e da internet: “Ho una figliola di 13 anni e sono ancora più angosciato sentento la cronaca quotidiana di perdite di valori, di mancanza di morale, di arroganza dei giovani, bullismo maschile e femminile, il futuro incerto di queste nuove leve, molte delle quali disperata, altre viziate, ma tutto ciò accade anche in altri Paesi, solo che sentire drammi del genere nella nostra Italia fa male, l’Italia si regge sul “bene famiglia” ed è un valore assoluto, il valore dei valori. Lui che ha tanti fartelli, cugini, zii, una famiglia allargatissima, non è la prima volta che si cimenta sul tema del dramma familiare. “I nostri ragazzi- The dinner”con Alessandro Gassmann, Giovanna Mezzogiorno, Luigi Lo Cascio e Barbara Bulova ha commosso critica e pubblico. Il film di Ivano De Matteo si è avvalso anche della collaborazione di Rosabell Laurenti Sellers e Jacopo Olmo Antinori con sponsor RAI.com e Marco Poccioni, Marco Salvana con Rodeo Drive. Un grazie va anche a Miu Miu.
Due fratelli e due cognate hanno due figli, un ragazzo e una ragazza di 16 anni, vanno a scuola insieme e hanno amici comuni. Gassmann fa l’avvocato e Lo Cascio il medico. Viene difeso un poliziotto che stava per essere ucciso a sprangate da un automobilista che aveva in macchina un bel bambino biondo di 10 anni che dalla frenata del padre che aggredisce il poliziotto fermo in macchina rischia di rimanere paralizzato e prende un forte choc, il medico che lo opera due volte è il fratello dell’avvocato. Una sera dopo una festa di ragazzi della “Roma bene” ubriachi i due cugini, i figli di Gassmann e Lo Cascio (chirurgo infantile Paolo) aggrediscono a morte una povera barbona, la prendono a calci e la trascinano dall’altra parte della strada perchè questa era semplicimente appoggiata all’auto per minori, una Cinquanta della ragazza. E’ lei che incita il cugino a farla fuori, lui ubriaco non si rende conto di quello che fa, ma il giorno dopo silenzio e partono su “Chi l’ha visto” i video di una videocamera che registra il fattaccio. La madre del chirurgo, la Mezzogiorno interroga il figlio, ma poi vuole credegli perchè lui nega. La figlia dell’avvocato racconta al padre che sonos tati due loro amici e se lui può aiutarli. Il ragazzo fa il nome della cigina, lei si arrabbia e lo insulta da viziata e isterica (il padre vive con un altra madre, la moglie è morta e hanno una bambina piccola), la matrigna è bravissima e ha molta psicologia, ma è odiata dalal cognata che si vede costretta a raccontae tutto al marito, l’unico all’oscuro di tutto, perchè il fratello avvocato gli parla e tra i due nascono vecchie rivalità. Alla fine prevale da parte del medico il buon senso, convince la figlia a costituirsi e di conseguenza viene implicato anche il nipote, il figlio di Paolo. Questo si infuria durante una cena a un ristorante perchè vorrebbe delle soluzioni se no la vita dei due giovani è finita per sempre e minaccia di morte il fratello se fa deporre la figlia. Alla fine escono dal ristorante Gassmann e la moglie Barbora Bovulova , lei dimentica la borsa al tavolo, lui rimane sul marciapiede ad aspettare e si sente un tonfo, un urto forte e poi il buoi…Chi ha ucciso l’avvocato? Facile da dirsi. “La cena” è stata tratta dal romanzo di Erman Koch e De Matteo, come nei suoi film (due anni fa era qui con “Gli Squilibrati” tratta empre della psicologia e della famiglia, del suo ruolo sociale ed educativo. Il film è una radiografia, uno specchio di una società che sta andando in frantumi se non si corre ai ripari. Ragazzi ipocriti e borghesi, apparentemente innoqui, ipocriti, sperficiali sia esistenzialmente che intellettualmente e io ci aggiungo anche sentimentalmente. Eì chiaro che il medico, Paolo, non ce l’ha fatta a sopportare l’idea che quel prodotto, il figlio, fosse cosa sua e si sente in dovere di difenderlo fino alle estreme conseguenze dopo averlo picchiato e insultato prende la via della follia. Il film è nella sezione Giornate d’Autore.
Nella sezione Venezia Classici, il documentario di Marco Spagnoli, “Donne nel mito: Sophia racconta la Loren” celebra gli 80 anni della diva italiana più amata di tutti i tempo. Realizzato con collaborazione del Centro Sperimentale di Cinematografia, che ha donato 50 foto e il prezioso filmato del primo provino della Loren, il documentario è un vero e proprio viaggio alla scoperta di un’attrice “doc”. Una mostra invece alla Caì D’Oro, alla Galleria Franchetti, espone una serie di ritratti delle dive tra cui la bella e brava Gina Lollobriggida. Una rassegna dal titolo “DIVINE” che merita di essere vista anche per la qualità fotografica, i bellissimi bianco e nero scattata dai fatografi del tempo, alcuni diventati noti, altri chiamati Paparazzi. La mostra dura fino all’11 gennaio 2015.
Tra i tanti incontri al Festival del Cinema al Lido di Venezia, c’è anche Cultural Diplomacy and the role of Cinema ” che ha come moderatrice la sovraintendente Renata Rodello, seduca a fianco nella Sala Tropikana dell’Excelsior, il presidente Paolo Baratta, il diplomatico Giancarlo Aragona e Francesco Rutelli, ex Ministro e ora presidente della Fondazione “Priorita’ Cultura. Paolo baratta ha sottilineato ancora una volta l’importanza della diplomazia nel campo delal cinematografia, la Biennale, Cinema, Arte, Architettura, Danza o Musica, è un veicolo per unire rapporti e forze con altri stati. Non è un caso che molti Paesi in via di sparizione e altri in via di crescita vogliano un padiglione alla Biennale, perchè è una fiera d’arte e non solo, di politica, di economia, di comunicazione e di espressione. “Quando nel 1937 portanno Fred Astair e Ginger Rogers” o nel 1932 “Il dottor Jekill e Mr, Hjde” fu una rivoluzione. La nostra Mostra è stata la prima nel mondo fondataa da Volpi di Misurata e Vittorio Cini, fu subito invidiata da tutti, specie dalla Francia che riteneva che il cinema con Meliès e i fratelli Lumiére e la fotografia con Nadar, l’avessoro inventate loro. Fu nel 1937 che la Mostra entrò nel Palazzo del Cinema. Un grazie va anche a Mussolini sia per Cinecittà che per questa rassegna. Nel dopoguerra, la Francia si inventò poi Cannes.
Dopo l’intervento del diplomatico Aragona, Rutelli ha così commentato: “L’arma del cinema rischia nel futuro di essere a guida americana e cinese, il che vuole dire che una delle priorità per i prossimi decenni, nell’interesse dellìEuropa e dei Paesi democratici, consiste nel creare la condizione per una cooperazione con la Cina. La diplomazia culturale cinematografica va dunque vista non come un’arma conflittuale ma come lo strumento per la formazione di visioni e culture aperte e radicate nelle popolazioni.