QUALCHE CONSIDERAZIONE SU QUESTA EDIZIONE DI CANNES N.17…E TANTO IL CONFRONTO INEVITABILE CON IL PASSATO. QUALCHE SUCCESSO PER GLI ITALIANI

 

presidentedownloadLe luci iniziano a spegnersi sul carpert rouge dell’orribile ecomostro del Palazzo del Cinema di Cannes che poggia sul mare. Tirate le somme, e dato conto dei vincitori, che cosa resta d questa settantunesima edizione del Festival? Quale le emozioni? Quale è il cambiamento di fare cinema? Quali sono i temi piu’ battuti e perche? Ci provo con l’aiuto di qualche collega.

La prima impressione, rafforzata dalla palma alla libanese Nadine Labaki, è che dopo la catastrofe mediatico- giudiziaria di Harwey Weinstein, il tycon dell’industria cinematografica made in Usa a cui, nelle edizioni precedenti, Cannes aveva concesso un trattamento più che di favore, si sia voluto correre ai ripari nel nome di un politicamente corretto di genere femminile spesso grottesco. Chi aveva in qualche modo a che fare con la manifestazione, si è visto arrivare, sotto forma di comunicati ufficiali anche nei casellari stampa e persino nella posta elettronica, un numero telefonico, accompagnato dallo slogan “Comportement correct exigé. Stop Harcèlement!” da chiamare per segnalare eventuali episodi di molestie sessuali, stabilendo così il singolare principio, nella terra dell’égalité, che di fronte alla legge ci sono reati e reati… C’è stata poi la montée des marches, capitanata da Kate Blanchett, di 82 fra attrici, registe, produttrici, portatrici di rivendicazioni moralistico-spagnoladownloadsindacali, sfilata, va da sé, rigorosamente vietata ai maschi…

Con due soli film americani in competizione, Cannes ha poi dato l’impressione che il braccio di ferro avutosi lo scorso anno fra Tierry Frémaux, il delegato selezionatore e Netflix, la piattaforma statunitense dello streaming, non abbia portato fortuna al primo, imbarcatosi avventurosamente nell’impresa di assicurarsi la presente del gigante Usa e contemporaneamente rispettare le leggi francesi in materia di programmazione nelle sale. L’aver accettato di ospitare in concorso Le Livre d’images di Jean-Luc Godard, anche se la sua destinazione finale non sarà un cinema, ma il canale televisivo Arte, ha poi colorito il tutto di un nazionalismo transalpino ridicolo, dove ciò che non vale per gli altri è permesso per sé…

canne 33sdownloadAltro punto dolente riguarda non tanto il gigantesco apparato di sicurezza messo in campo e che ha riguardato persino i cacciatori di autografi e la cosiddetta “gang des escabeaux”, gli habitués che con i loro sgabelli-scala per vedere la sfilata delle star facevano parte del colore locale, gli uni e gli altri sottoposti al controllo elettronico. Ha a che fare con una scelta punitiva nei confronti della stampa, equiparata nella visione dei film al pubblico più o meno scelto, costretta in alcuni giorni a un’overdose di proiezioni e, come nel caso del film in concorso più bello, Il pero selvatico del turco Nuri Bilge Ceylan, impossibilitata a parlarne: proiettato alle otto di sera dell’ultimo giorno è stato di fatto fagocitato dal dover dare conto dei vincitori…

Venendo infine alla selezione, siamo di fronte a un’edizione dignitosamente nella media, senza quella pellicola d’autore che arrivi però anche al grande pubblico, né quel capolavoro per cinefili in grado comunque di durare nel tempo. Sotto questo aspetto i film francesi MARIONNEdownloadsono stati i più deludenti, gli asiatici i più apprezzati, ma la sorpresa vera è arrivata soprattutto dall’Est, La Russia di Leto, la Polonia di Cold War, due bianco e nero che ci riconciliano con il cinema d’antan. Passati i bei tempi quando al centro della scena c’erano i grandi registi francesi emergenti, i grandi italiani, qualche americano, pochi tedeschi. Poi il festival si è fatto più globale. La cinematografia turca era bellissima (ora chissà cosa faranno quegli intellettuali e dove saranno?), poi via alla Cina, alla Corea, all’Asia insomma, all’Est e al Cile e così via.  Io personalmente preferisco le scelte dei film in concorso a Venezia, il primo vero grande Festival del cinema della storia. Insomma Cannes continua ad essere un grande carrozzone e una macchina economica. Di arte quanta ne rimane. E poi la delusione dei giovani e della gente in generale in generale, Che difficoltà avere un biglietto o assistere a una sfilata per vedere un divo…Cosa pressochè impossibile. Che tristezza. Viva i tempo del Carlton dove Dalì stringeva la mano a Truffeau e Picasso a Fellini, Mastroianni e la Lollo o Antonioni e la Bardot gareggiava con la Cardinale- oggi è cambiata anche la storia , Herry e Meghan, oggi sposi. Un connubio UK e USA. Chiude il festival Sting con una bella suonata e cantata…sottile consolazione. Che tristezza che il regista iraniano per questioni politiche non ha potuto raggiungere la Francia. Addio a Delon, Orson Welles, Allen, Ford, Belmondo…ricordi e rimpianti.


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