IL RUOLO DELLA DONNA NELL’EBRAISMO….ARTICOLO DA FINIRE..NON LEGGERE

Il Ruolo della Donna nell’Ebraismo

La Kabbalà insegna che D-o creò il mondo poiché Egli desiderò una dimora nei mondi inferiori (nitavà lo Hakadosh Baruch Hu dirà betachtonim). Egli creò gli esseri umani, divisi per sessi in uomo e donna per portare il suo desiderio a buon fine. Sia l’uomo che la donna hanno un ruolo preciso da svolgere, consono alla loro essenza, senza il quale la Dimora Divina non sarebbe completa. Mi piace la metafora della costruzione di una casa vera e propria, alla quale innumerevoli persone prendono parte, ed ognuno, dall’architetto al falegname al elettricista sono cruciali alla buona riuscita della costruzione della casa, se mancasse uno, la casa non sarebbe completa. Il mondo non è una casa completa senza il contributo degli uomini e delle donne. Tornando un attimo alla metafora, tutte le tubature ed i vari fili che rendono la casa una cosa che funziona e che vive a modo suo, non si vedono, sono nascoste all’occhio umano, eppure senza queste la casa non sarebbe vivibile. Così è nella vita reale.

L’uomo si vede, si sente, va alla conquista, e alla riscossa, mentre la donna è meno appariscente, riservata, quasi silenziosa ma non per questo meno importante. Questo microcosmo si ripropone anche nell’andamento dell’universo e si riflette nel modo che identifichiamo il ruole maschile e femminile nelle mitzvòt. Il ruolo maschile, derivante dall’aspetto maschile del Creatore, si concentra più sulle azioni e sul ruolo pubblico, mentre quello femminile, che proviene dalla Shechinà, la presenza Divina, l’aspetto femminile del Sign-re, è un ruolo interno, meno visibile ma al quanto presente proprio come la Shechinà che si trova ovunque ma non si vede. È importante tener presente che questi sono due aspetti di un’unica essenza inscindibile proprio come la forza del pensiero e la forza di esprimere tale pensiero sono entrambi prodotti di una mente sola.

Mentre un uomo ha bisogno dell’azione pubblica della aliyà, la salita al Sefer per essere elevato, la donna non ne ha bisogno perché essa è spiritualmente più elevata e non ha bisogno di ‘salire’, di essere innalzata, poiché è innatamente in un posto superiore. Idem per la milà, la kippà ed i tzitzìt, la donna non ha bisogno di un ricordo tangibile che D-o è sovrano su di lei – ce l’ha nel suo DNA.

Quando D-o creò il mondo, come viene riportato in Genesi 1, Egli mise ogni cosa a suo posto e vi diede una funzione ed un ruolo particolari. Il sole illumina, gli uccelli volano, l’uomo conquista e discute – la donna nutre e parla. La Torà scritta e quella orale sono entrambe Torà, entrambe la parola Divina. Entrambe lavorano in tandem per creare l’ebraismo che conosciamo – l’Ebraismo che si adatta ad ogni situazione senza essere cambiata, l’ebraismo che si rinnova pur rimanendo costante ed eterno. È un equilibrio del celeste e del terreno, soltanto che il secondo aspetto della Torà, il femminile emerge lentamente, con il passare del tempo fino all’epoca Messianica, quando la Torà che Mashiach insegnerà, non una Torà nuova, ma un insegnamento in una nuova dimensione – quella femminile – sarà divulgata. È scritto nel midrash: “La Torà che studiamo ora, è hevel (vuoto) paragonato alla Torà di Mashiach”.

Ciò la dice lunga sul ruolo della donna nell’Ebraismo.

L’ebraismo mette la donna su un piedistallo, e contemporaneamente le da spazio e la incoraggia a crescere fisicamente e spiritualmente. Le scuole e le yeshivòt che ho frequentato mi hanno permesso di conoscere me stessa, di focalizzarmi sulla mia spiritualità pur dandomi lo spazio di trovare il mio posto nel mondo materiale. Ricordo con gioia i momenti di contemplazione ed introspezione prima della Tefillà ogni mattina, ricordo la sensazione di avvicinamento a me stessa ed a D-o. Ora sono una mamma giovane di bambini piccoli grazie a D-o, non ho molto tempo per meditare e pregare, non solo perché sono presa tra pannolini, pappe e raffreddori, ma perché insieme a mio marito dirigo un centro ebraico, do lezioni e consulenze a chi ha bisogno di aiuto morale e/o spirituale, dirigo un gruppo giovanile e collaboro con un sito internet internazionale dove in passato ho svolto mansioni di editrice e produttrice.

Nessuno mi obbliga a vivere in questo modo. Se è vero che sono nata in una famiglia Chabad-Lubavitch e che sono stata allevata con forti valori ebraici, sono cresciuta a Roma, immersa in un mondo non religioso, con gli occhi aperti al mondo esterno e ben conscia di ciò che avviene ‘là fuori’. Eppure ho scelto di vivere la mia vita e di crescere i miei figli in questo stesso modo, perché trovo che esso rappresenta il giusto equilibrio per tutto.

Questa è la donna Ebrea. Una persona che sa da dove viene, sa dove sta andando, è sicura di se e sa qual’è la sua missione nella vita. Viviamo in un’epoca dove il bianco e nero sono molto sfocati, i ruoli maschili e femminile un tempo divisi nettamente non sono più così, si stanno lentamente accavallando.

È bello e giusto che l’uomo e la donna si incontrino, che la donna non è più rilegata in casa, ma che lavora e sviluppa i suoi potenziali; che l’uomo è più partecipe nell’andamento della casa e nella crescita dei figli. Tuttavia, è importante ricordare che l’uomo è l’uomo, con le sue qualità e la donna è la donna, nulla può cambiare questo fatto.

Per nulla al mondo rinuncerei al potere di Chava – la Madre della Vita, di dar vita a un essere umano, di portare una nuova neshamà in questo mondo. Questo potere mi rende ancora più vicina a D-o al Creatore di tutto e di tutti – pensate! Io, piccola Chani, giovane donna Ebrea ho il potere di creare una nuova vita, di nutrirla e crescerla! Non scambierei questo potenziale per nulla al mondo.

Scrisse il Re Solomone: “Una donna di valore è la corona del marito”, spiegano i maestri chassidici: arriverà il momento quando il femminile sorpasserà il maschile in questo mondo, come una corona che viene messasopra al capo.

Per millenni il mondo è andato avanti con la tirannia, il dominio, la forza bruta – tutti aspetti prettamente maschili; ora le correnti si stanno lentamente ed inesorabilmente puntando verso la saggezza del dialogo, verso la dolce persuasione femminile, verso il mondo a venire, l’Olam Habbà – il mondo di Mashiach.

Chani Hazan

La Donna Ebrea e la Famiglia

Cara Chaya,

Nelle comunità ebraiche di oggi esiste un numero sempre maggore di persone non sposate e senza figli, sia per scelta sia per altre circostanze. Nel ricercare la loro identità ebraica esse si domandano spesso se vi sia per loro un posto o meno all’interno della comunità. Dopo tutto, si ripete spesso che la famiglia è il centro della vita ebraica, la sorgente della sua forza e il fulcro della sua identità, specialmente per le donne. Le donne ebree vengono lodate in quanto “fondamento della casa”; si sottolinea sovente il loro raolo decisivo nell’educazione dei bambini. Per una donna non sposarsi deve quindi essere considerato un fallimento? Esiste forse all’interno dell’ebraismo un ruolo per la donna che non sia quello di madre? C’è qualche altra cosa da fare oltre a cucinare o allevare bambini? Una donna ebrea pnò avere una propria identità spirituale, specie nel mondo ortodosso?

Lettera firmata

Tutto ciò che si è detto circa l’importanza della vita familiare ebraica è certamente vero. Tuttavia, a un livello più profondo, l’ebreo non viene definito da ruolo, carriera, sposa, figli, introito economico, né classe sociale.

Infatti, l’essenza dell’ebreo, sia uomo che donna, ha la sua radice nell’essenza del Sign-re.

Rabbi Shneur Zalman di Liadi scrive nel Tania (cap. 2) che l’anima è «veramente una parte di Dio», e il Rebbe di Lubavitch, Rabbi Menachem Mendel Schneerson sottolinea sovente che il verso: «Mosè ci ha comandato la Torà come eredità per la casa di Giacobbe» (Deut. 33:4) significa che la Torà intera è patrimonio ed eredità di ogni ebreo, anche di chi ha scelto di non farne uso, o ne ha perso le chiavi d’accesso.

I valori della Torà sono permeati dall’importanza cruciale della relazione tra ogni ebreo e la sua eredità. Esiste un famoso midrash (Shemòt Rabba 28) che afferma che quando la Torà fu data sul Sinai, erano presenti tutte le anime che sarebbero venute alla vita nel futuro, e tutte quelle che avevano vissuto nel passato, insieme a quelle che vivevano in quel momento. Se una sola di loro fosse stata assente, la Torà non avrebbe potuto essere data. La Torà dichiara che ogni persona è un mondo in miniatura, un’unità completa in se stessa.

Come dice il Talmùd: «L’uomo fu creato individuo singolo per insegnare che chiunque distrugge una vita, distrugge un mondo intero; e chiunque salva una vita, salva un mondo intero» (Sanhedrìn 4,5).

Maimonide sottolinea questa idea quando scrive: «Ogni persona dovrebbe sempre considerare il mondo metà colpevole e metà innocente. Se commette un solo peccato in più egli fa pendere il piatto della bilancia a sfavore del mondo intero, e ne causa la distruzione. Se esegue un solo comandamento egli rialza il piatto del merito, a suo favore e a favore del mondo intero, e porta la redenzione a sè e alle altre creature…» (Leggi di Teshuvà 3:4). Ciò si applica sia agli sposati, sia ai singoli, agli uomini e alle donne. I1 Rebbe aggiunge che non soltanto una buona azione, ma anche una buona parola o un buon pensiero possono far pendere la bilancia dalla parte del merito, portando effetti positivi su tutta la creazione.

Inoltre, ogni ebreo non ha solo un effetto immenso sullo stato del mondo, ma anche sul Sign-re. Il Talmùd dice: «Quando gli ebrei vennero esiliati, la Shechinà (presenza divina) andò in esilio con loro» (Meghillá 29a). Metaforicamente parlando, è come se il Sign-re soffrisse insieme agli ebrei. Nel Tania (cap. 17, fine cap. 24) I’Alter Rebbe spiega che ogni trasgressione compiuta da un ebreo cause l’aggravarsi dell’esilio della Shechinà.

Viceversa, tramite ogni buona azione compiuta, l’ebreo aiuta la riunificazione di se stesso e del mondo con il Sign-re e porta alla completezza del mondo intero.

È dunque chiaro che ogni ebreo – qualunque sia il suo stato sociale o familiare – ha un effetto importantissimo su ogni altro ebreo, sul mondo e sul Sign-re stesso.

Quando si discute il ruolo della donna ebrea, si sollevano frequentemente domande sui suoi obblighi verve le mitzvòt.

A questo proposito la differenza più significativa tra uomo e donna nell’ebraismo sta nel fatto che la donna non ha l’obbligo di seguire i precetti legati a un orario preciso, come ad esempio il mettere i tefillìn (filatteri) ogni giorno entro l’ora

stabilita. Tali esenzioni sono state spesso interpretate come un’affermazione dell’inferiorità della donna. Ma questa è un’interpretazione che si ferma alla superficie del problema. Infatti alla donna non vengono richieste soltanto le poche mitzvòt legate al tempo. Perché? Perché lei è già nel tempo della terra, della nature, del Sign-re. Con il suo ciclo, le gravidanze, i figli, il suo istinto materno, non ha bisogno di essere legate al Sign-re ulteriormente. L’uomo invece, ha bisogno di regole che ne organizzino il tempo e non lo lascino in balia dei suoi istinti. Questo però non significa che la donna nubile (che non ha impegni familiari) non posse osservare anche i precetti legati al tempo. Infatti spesso succede che la donna non sposata si assume l’impegno di pregare in momenti precisi, allo stesso modo dell’uomo, fino al momento del matrimonio.

La Purezza Familiare – Taharàt Hamishpachà

Introduzione

La purezza familiare, Taharat Hamishpachà costituisce il fondamento più solido del matrimonio ebraico.

La purezza, la santità, hanno sempre caratterizzato la famiglia ebraica. Fondata sui precetti della nostra Torà, la Torà di Vita, ‘il matrimonio ebraico è designato con il termine ‘edificio eterno’. Tale duratura costruzione, grande e stabile, dalle solide basi, colpisce per il suo sviluppo armonioso, per la sua perennità attraverso tutte le convulsioni della storia, malgrado tutti gli sconvolgimenti di un mondo sovente ostile.

Assicurando il rispetto reciproco degli sposi, garantendo l’equilibrio dei figli, la purezza familiare, è stato il riparo inviolabile del focolare ebraico attraverso tutti i tempi. Esso è il segreto della nostra sopravvivenza, tanto per il popolo quanto per l’individuo. Così ci insegnano i nostri saggi: “Voi meritate il titolo di uomini per la purezza in cui siete nati”.

Quando si vive in osservanza delle leggi della Taharat Hamishpahà, i genitori creano per i loro figli, come per se stessi, un’atmosfera favorevole. Essi mettono al mondo un essere che porta in sè sia fisicamente che spiritualmente, il segno di un più grande raffinamento.

Nell’osservarle, è l’integrità del nostro popolo che noi preserviamo, poiché nel generare figli puri e santi, assicuriamo l’eternità personale e del popolo. Poiché al di fuori dell’importanza della Mitzvà, essa costituisce la preparazione al nostro ritorno in Israele, grazie alla venuta del Mashiach, il Messia.

Legge dì Niddà: breve prospetto

Il periodo mestruale della donna la rende niddà, tradotto letteralmente come separata o rimossa. Questo stato dura almeno cinque giorni, o più, fin quando il flusso non sia completamente cessato. Inoltre si contano altri sette giorni puliti, shivà neki’im..

Lo stato di niddà si può rimuovere soltanto con l’immersione nell’acqua di un mikvè casher, la notte dopo il termine del settimo giorno di purità. Durante questo periodo (di un minimo di 12 giorni) è severamente proibito alcun rapporto e contatto sessuale tra moglie e marito. Le stesse leggi si applicano in qualsiasi caso vi sia emissione di sangue non nel periodo mestruale, i.e., dopo un parto, ecc. È importante enfatizzare che lo stato di niddà persiste anche quando il flusso è cessato, finché la donna non s’immerge nel Mikvè. Il bagno o la doccia a casa non possono in alcun modo sostituire la funzione unica del mikvè o elevare la donna allo stato di purità; essi servono solo come passi preparativi all’immersione nel mikvè.

Visita a un Mikvè

Al primo sguardo, un Mikvè differisce poco da una piccola piscina. L’acqua vi sale all’altezza del busto e lo spazio è sufficiente perché tre o quattro persone possano starvi comodamente. Ci sono delle scale che discendono dentro l’acqua del mikvè per facilitarne l’accesso. Se guardate più da vicino, vedrete un piccolo buco da 8 a 10 cm. entro una delle pareti appena al di sotto del livello dell’acqua. Questo buco può apparire banale ma è ciò che conferisce al bacino lo statuto di mikvè.

Alla fine opposta di questo piccolo buco, c’è un tetto removibile al di sopra di un bor o cisterna che è la parte essenziale del mikvè. Questo bor è un piccolo bacino in sè, ed è riempito d’acqua piovana. L’acqua piovana deve arrivare dentro questa cisterna in una maniera assolutamente naturale. In alcuni casi, può essere ugualmente utilizzata acqua di sorgente, di ghiacciaio o di neve sciolta, è consigliabile consultarsi con un rav.

Due altri dettagli sono obbligatori per questa cisterna, oltre all’acqua piovana. Innanzitutto, questa deve contenere almeno 40 seà. Il seà è un’antica unità di misura biblica, equivalente approssimativamente a 18 litri di acqua di modo che il mikvè contenga circa 760 litri d’acqua piovana al minimo.

Inoltre, il bacino deve essere scavato nel suolo. Non deve essere di una struttura qualunque che si può sconnettere e trasportare come un barile, o una vasca. In certe condizioni si può costruire in un edificio.

Il bacino stesso può essere utilizzato come mikvè, ma siccome è più difficile cambiarvi l’acqua, serve piuttosto da sorgente ad un bacino che gli è collegato, e li conferisce così lo stato di Mikvè. Questo grande bacino può essere riempito d’acqua di rubinetto e venire cambiato ogni qualvolta sia necessario.

Il solo obbligo è che sia collegato all’acqua proveniente dal bor attraverso un’apertura di almeno 8 cm. di diametro. Unendo i due bacini e permettendo alle loro acque di mischiarsi, l’acqua del grande bacino acquisisce lo stesso stato di quella del bacino piccolo: il miscuglio delle acque dei due bacini è chiamatohashakà.

Possiamo adesso quasi visualizzare un mikvè. Vediamo dunque la sua utilizzazione: ci sono tre situazioni fondamentali dove l’immersione in un mikvè è richiesta dalla legge ebraica.

1 . – Una donna non può avere relazioni intime con suo marito alla fine del suo ciclo mestruale, prima di essersi immersa nel mikvè. Questa è una legge biblica di massima severità.

2. – L’immersione in un mikvè è parte integrante della conversione all’ebraismo Senza l’immersione la conversione non è valida. Ciò vale sia per le donne che per gli uomini.

3. – Le pentole, stoviglie e gli altri utensili alimentari fabbricati da un non ebreo devono essere ugualmente purificati attraverso l’immersione in un mikvè prima di esere utilizzati. Questa è una legge indipendente da quella del casherùt.

Vi sono altre circostanze in cui si utilizza il mikvè. Per esempio è usanza stabilita di immergervisi prima di Yom Kippur in segno di pentimento e purezza. Molti chassidim s’immergono prima del Shabbat per poter essere più recettivi alla santità di questo giorno e perfino ogni mattina. In questo contesto generale, l’immersione in un mikvè è un processo di purificazione spirituale.

Nei tempi antichi il mikvè aveva un’altro importante funzione legata ai tipi differenti di tumà o macchia rituale.

Tumà e Taharà – Impurità e purità,

Perché, ci si potrebbe domandare, una donna viene designata impura durante il suo periodo mestruale? Perché, a causa di un processo naturale del suo corpo, deve provare sentimenti di inferiorità?

In breve (per una spiegazione più completa dei concetti di Tumà e Taharà, vedi il Dossier di Lubavitch News numero 17), i concetti di impurità e purità non hanno niente a che fare con l’interpretazione comune di queste parole, i.e. sporcizia e pulizia fisica. Questi sono invece, concetti spirituali legati alla santità e vitalità spirituale, taharà, e alla sua assenza Tumà.

Una donna attiene ad un potenziale enorme di santità attraverso la capacità divina di creazione per la quale il suo corpo si prepara ogni mese. Quando questo potenziale non è realizzato, la kedushà, fonte di vita e vitalità, si allontana, ed i residui della vita potenziale sono rimossi del corpo. Questa discesa mensile verso tumà non significa che la donna è, D-o ne liberi, peccatrice, degradata, inferiore, o marchiata. Al contrario, proprio perché ella ha il potere divino e sacro di creare un nuovo essere nel suo corpo, esiste la possibilità di una maggiore impurità.

Le forze dell’impurità si nutrono della kedushà, santità stessa, e quindi si installano proprio dove c’è una maggiore kedushà. Questo può essere paragonato ad un barile che ricolmo d’acqua fino al bordo, trabocca, ed annaffia anche le erbacce accanto.

La discesa temporanea della donna verso l’impurità di niddà, però, ha solo uno scopo e un fine: l’ascesa maggiore, attraverso l’immersione nell’acqua purificatrice del mikvè ad un livello ancor più alto di quello ottenuto nel mese precedente.

Qual è il ruolo del mikvè nel processo di trasformazione dello stato di tamè (impuro) a tahòr (puro)? La chassidut ci fornisce ancora una volta una risposta. Per elevarsi da un livello ad un’altro si verifica necessario un periodo transitorio di nullificazione. La seguente analogia ci sarà di grande aiuto per comprendere questo fenomeno.

Non appena un chicco è piantato nella terra, questo deve dapprima disintegrarsi, perdere la prima forma per poter spuntare. Di pari passo, per raggiungere un livello superiore dobbiamo anzitutto perdere, annullare, disintegrare il livello anteriore. Ed è allora che il mikvè trova la sua ragione di essere: ci immerge nelle acque del bittùl, dell’annullamento ma solamente transitorio. Come la chassidut insegna, le lettere ebraiche della parola bittùl, possono essere girate per leggere la parola tevilà – immersione. Un’altra indicazione del rapporto che unisce questi due termini.

La mitzvà del mikvè consiste nell’immergersi totalmente dentro l’acqua, senza che un solo capello ne rimanga fuori. Questa immersione assoluta e totale torna a farci perdere il nostro sentimento d’esistenza, d’indipendenza, per divenire un ricettacolo per il Divino.

Maimonide scrive nel suo Codice di Leggi Ebraiche, la Mishnè Torà (Mikvaot 11:12) che questa immersione esige la purezza e l’intenzione del cuore, la ferma volontà di purificarsi spiritualmente da tutti i pensieri cattivi e dai propri difetti, infine d’immergere la nostra anima dentro le acque della comprensione.

Il Rebbe di Lubavitch spiega che l’immersione nelle ‘acque purificatrici della comprensione’ è legata alla ingiunzione talmudica che stipula che a Purim dobbiamo bere ‘fino a che non facciamo più distinzione fra Hamman il maledetto e Mordechai il benedetto’. ‘Bere fino a che non si sa più’ significa che un ebreo non deve limitarsi (contentarsi) del quadro ristretto della propria comprensione della Torà, ma oltrepassare tutti i limiti per estirpare tutti i tratti negativi del carattere e tutte le idee cattive. L’acqua è uno dei simboli che rappresenta contemporaneamente la Torà e la Saggezza Suprema. La Torà ha il potere di purificare tutto quello che c’è di cattivo in noi e di elevarci nella spiritualità. L’acqua rappresenta per la sua insipidità l’attitudine di kabbalàt ol, l’accettazione del giogo divino, la sottomissione totale ed incondizionata all’adempimento scrupoloso delle mitzvòt.

Alcuni insegnamenti chassidici enfatizzano il legame stretto che esiste fra il mikvè ed il diluvio dell’epoca di Noè, chiedendo due domande: come mai l’acqua è stato lo strumento scelto per la distruzione degli uomini perversi di quella generazione? Perché il diluvio è durato un periodo così lungo, 40 giorni e 40 notti? D-o avrebbe potuto eseguire il Suo castigo in un solo giorno.

La risposta proposta è che il diluvio non aveva per obiettivo una semplice punizione bensì, essenzialmente, la purificazione del mondo. Infatti le acque ricoprirono quasi totalmente la terra e questi 40 giorni e 40 notti corrispondono alle 40 misure, seà, di acqua richieste perché un mikvè sia casher. Dopo il diluvio, il mondo fu purificato, puro.

Per ritornare al nostro soggetto, la legge ebraica asserisce che una donna non diventa pura fino a quando non esce dal mikvè e non quando vi si trova ancora immersa. Il Rebbe di Lubavitch spiega questo paradosso: lo scopo ultimo della nostra elevazione spirituale non è di uscire dal mondo, di vivere in eremità, isolati dentro la torre d’avorio confortevole della preghiera e dello studio.

Lo scopo della creazione è invece, di fare una dimora per D-o nel mondo. In altri termini è nostro dovere impregnare il mondo ed i suoi luoghi più bassi della spiritualità acquisita nel corso del nostro servizio divino. Siamo purificati non appena usciamo dalle acque del mikvè, non appena proiettiamo la nostra spiritualità all’esterno nel mondo.

40: la misura dell’uomo

La Torà ci dice (Levitico 12:2-4): “Quando una donna prolificherà e genererà un maschio sarà impura sette giorni; come nei giorni della sua mestruazione sarà impura… Dovrà poi attendere trentatrè giorni… “.

Se noi contiamo i giorni richiesti per la purificazione dopo il parto, arriviamo ad un totale di 40.

I nostri saggi ci insegnano che 40 giorni rappresentano il tempo necessario ad un embrione per acquisire forma umana. Dal punto di vista della legge ebraica, un embrione ha lo statuto di essere umano 40 giorni dopo il concepimento. Questo concetto è ugualmente valido da un punto di vista scientifico, poiché è risaputo che l’embrione comincia a prendere una forma umana riconoscibile dopo un lasso di tempo di circa 40 giorni dal concepimento.

Questa ci aiuta a spiegare perché il diluvio descritto nella Torà durò 40 giorni. Secondo le interpretazioni tradizionali la colpa principale che condusse al diluvio fu l’immoralità, i cattivi costumi. Il midrash riporta che il diluvio durò 40 giorni perché questa generazione « pervertiva l’embrione che viene formato in 40 giorni ».

Lo stesso concetto si applica ugualmente alla donazione della Torà, anch’essa legata all’idea della nascita. Il popolo ebraico nacque di nuovo sotto l’alleanza della Torà e la Torà stessa, nel venir trasmessa all’essere umano deve passare attraverso un processo di nascita. Come per la creatura umana questo deve prendere 40 giorni – questi stessi 40 giorni e 40 notti che Moshè trascorse senza bere né mangiare sul Monte Sinai.

Lo stesso ragionamento ci spiega perché gli Israeliti passarono 40 anni nel deserto. Quando Moshè inviò delle spie ad esplorare la Terra santa la Torà riporta (Numeri 13:25): « Tornarono dalla esplorazione del paese al termine di quaranta giorni ». Le spie sapevano che gli Israeliti dovevano passare attraverso una rinascita spirituale prima di entrare nella Terra Santa. Perché essi potessero conoscere questa rinascita e commentarla in seguito, gli esploratori passarono 40 giorni nel paese. Nel frattempo, non furono degni del paese, e dunque riportarono un rapporto negativo.

Di conseguenza a tale rapporto, gli Israeliti si ribellarono contro Moshè non volendo credere che D-o avrebbe loro concesso il paese. Fù decretato allora che dovessero passare 40 anni nel deserto, come dice la Torà (Numeri 14:34): « Secondo il numero dei giorni durante i quali avete esplorato il paese, cioè quaranta giorni, un anno per ogni giorno, voi sopporterete lapunizione delle vostre colpe per quarant’anni ». Questi 40 anni rappresentano ancora un altro modo di rinascere; la rinascita di un’intera generazione che sarà degna infine di entrare nella Terra Santa.

Constatiamo che il numero 40 rappresenta il processo di nascita. Come menzionato, è legato alla misura dell’essere umano. Questo spiega ugualmente i 40 seà d’acqua che deve contenere il Mikvè. Il Mikvè ugualmente rappresenta la matrice e questi 40 seà sono dunque paralleli ai 40 giorni durante i quali si forma l’embrione.

Pubblicato nel Lubavitch news N 18, Chabadroma.org in collaborazione con Chabad.it

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Donne nell’ebraismo

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Regina Jonas, prima donna ordinata rabbino, in Germania nel 1935. Morì ad Auschwitz nel 1944.[1]

Il ruolo delle donne nell’Ebraismo è determinato dalla Bibbia ebraica, dalla Legge Orale (il corpus di letteratura rabbinica), dalla tradizione (Minhag), e da fattori culturali non religiosi. Sebbene la Bibbia ebraica e la letteratura rabbinica citino vari modelli femminili di comportamento, la Legge religiosa considera la donna differentemente a seconda delle varie circostanze sociali e religiose.

Era biblica[modifica | modifica wikitesto]

Debora, profetessa e giudice (incisione di Gustave Doré, 1832)

Sono relativamente poche le donne menzionate nella Bibbia per nome e ruolo, suggerendo che erano raramente in prima linea nella vita pubblica. Ci sono un certo numero di eccezioni a questa regola, comprese le Matriarche SaraRebeccaRachele e LiaMiriam la profetessa, Debora il Giudice, Culda la profetessa, Abigail che sposò DavideRaab e Ester. Nel racconto biblico queste donne non furono contrastate da opposizione per la loro presenza pubblica.

Secondo la tradizione ebraica, una alleanza fu formata tra gli Israeliti e il Dio di Abramo sul Monte Sinai. La Torah racconta che sia gli uomini e le donne d’Israele erano presenti al Sinai, tuttavia l’alleanza fu formulato in modo tale che gli uomini vennero obbligati ad eseguirne i dettami garantire che i membri delle loro famiglie (mogli, figli e servitori) soddisfacessero tali dettami. In questo senso, l’alleanza vincola anche le donne, sebbene indirettamente.[2]

Il matrimonio e il diritto di famiglia in tempi biblici favorivano gli uomini a scapito delle donne. Ad esempio, un marito poteva divorziare la propria moglie, se così decideva, ma una moglie non poteva divorziare il marito senza il suo consenso. La pratica del levirato si applicava alle vedove di mariti defunti senza figli, ma non ai vedovi delle mogli defunte senza figli. Le leggi che regolano la perdita della verginità femminile non hanno equivalente nel maschile. Queste e altre disuguaglianze di genere presenti nella Torah indicano che le donne furono subordinate agli uomini in tempi biblici, ma indicano anche che la società biblica reputava come fondamentale la continuità, proprietà e l’unità della famiglia.[2] Tuttavia gli uomini avevano obblighi specifici che dovevano ottemperare per le loro mogli. Tra questi, la fornitura di indumenti, cibo e rapporti sessuali con le proprie mogli.[3]

Le donne ebbero un ruolo anche nella vita rituale. Le donne (e gli uomini) erano tenute a fare un pellegrinaggio al Tempio di Gerusalemme una volta all’anno e offrire il sacrificio pasquale. Lo facevano inoltre in occasioni speciali di vita, come per esempio il todah (“ringraziamento”) dopo un parto. Partecipavano quindi a molti dei principali ruoli religiosi pubblici, più degli uomini leviti, anche se meno spesso e in scala leggermente inferiore e generalmente più discreta.

Le donne dipendevano dagli uomini economicamente,in genere non possedendo proprietà, tranne nel raro caso dell’ereditare terra da un padre senza figli maschi. Anche “in questi casi, le donne erano tenute a risposarsi all’interno della tribù, in modo da non diminuire i suoi possedimenti terrieri.”[2]

Era talmudica[modifica | modifica wikitesto]

La letteratura rabbinica classica contiene citazioni che possono essere considerate come elogiative e dispregiative delle donne. Il Talmud afferma che:

  • Maggiore è la ricompensa che viene data dall’Onnipotente alle donne (giuste) rispetto agli uomini (giusti)[4]
  • Dieci misure di discorso scesero sul mondo, le donne ne hanno prese nove[5]
  • Le donne sono luce sulla cruda conoscenza — cioè, posseggono più intuizione[6]
  • Un uomo senza moglie vive senza gioia, benedizione e bontà; l’uomo deve amare sua moglie come se stesso e rispettarla più di se stesso[7]
  • Quando Rav Yosef b. Hiyya sentì i passi di sua madre, ebbe a dire: Mi alzerò in piedi all’arrivo della presenza divina[8]
  • Israele fu redento dall’Egitto in virtù delle proprie donne giuste[9]
  • Un uomo deve stare attento a non parlare mai con disprezzo di sua moglie, perché le donne sono inclini alle lacrime e sensibili all’insulto[10]
  • Le donne hanno una fede più grande degli uomini[11]
  • Le donne hanno maggiori poteri di discernimento[12]
  • Le donne sono particolarmente tenere d’animo[13]

Mentre poche donne sono menzionate per nome nella letteratura rabbinica e nessuna pare sia nota per aver scritto un’opera rabbinica, coloro che sono menzionate vengono ritratte per aver avuto una forte influenza sui rispettivi mariti, e occasionalmente di esser state rinomate pubblicamente. Tra gli esempi conosciuti si annoverano Bruriah, moglie del rabbino Tanna Rabbi Meir; Rachele, moglie di Rabbi Akiva; Yalta, moglie del saggio Amora Rabbi Nachman. La moglie di Rabbi Eliezer ben Hurcanus (del periodo mishnahico) consigliò al marito di assumere la leadership del Sinedrio.

Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

Come la maggior parte delle donne in Europa, le donne ebree nel Medioevo avevano ruoli esclusivamente di tipo domestico e matrimoni combinati; le spose bambine erano comuni. Alle donne ebree era in genere vietata la detenzione di ruoli formali di leadership con autorità sugli uomini. In merito alla comunità ebraica europea, Avraham Grossman ha scritto: “Per tutto il Medioevo, che dura circa un migliaio di anni, non troviamo neanche una sola donna di importanza tra i saggi di Israele… Inoltre, per un periodo di mille anni, non una sola donna ebrea ha scritto un’opera halakhica, letteraria, teorica, mistica, o poetica, con l’eccezione di una manciata di poesie scritte da donne ebree in Spagna.”[14] L’Ebraismo mediorientale, invece, ha un’abbondanza di letterati femminili. La Geniza del Cairo è piena di corrispondenze scritte (a volte dettate) tra familiari e coniugi. Molte di queste lettere sono pie e poetiche, ed esprimono il desiderio di essere in più stretti rapporti o in più frequente contatto con una persona cara che è talmente lontana da poter essere raggiunta solo da corrispondenza scritta. Ci sono anche documenti di testamenti e altri documenti legali personali, come anche petizioni scritte ai funzionari nei casi di abuso coniugali o altri conflitti tra i membri della famiglia, scritti o dettati da donne.[15]

Dopo l’‘espulsione delle comunità ebraiche dai regni spagnoli e dai loro possedimenti nel 1492, le donne divennero praticamente l’unica fonte di rituale ebraico nel mondo cattolico in base ad un fenomeno noto come Cripto-Giudaismo. Le donne criptogiudaiche macellavano i propri animali e facevano in modo di osservare il maggior numero di leggi alimentari ebraiche e rituali del ciclo di vita, cercando di non destare sospetti. Di tanto in tanto, queste donne venivano perseguite dall’Inquisizione per comportamenti sospetti, come l’accensione delle candele per onorare lo Shabbat o il rifiuto di mangiare carne di maiale quando era loro offerta. L’Inquisizione indagava le donne criptogiudaiche almeno tanto quanto gli uomini criptogiudaici, perché le donne erano accusate di perpetuare la tradizione ebraica, mentre gli uomini semplicemente consentivano alle loro mogli e figlie di organizzare la famiglia in tal modo.[16]

Legge domestica[modifica | modifica wikitesto]

Rabbeinu Gershom promulgò un decreto rabbinico (takhanah) che proibiva la poligamia tra gli ebrei aschenaziti. I rabbini istituirono metodi legali per consentire alle donne di presentare petizioni al Tribunale rabbinico (Beth Din) per ottenere un divorzio. Maimonide statuì che una donna che trovasse il marito “ripugnante”, poteva ottenere il divorzio, “perché ella non è come una prigioniera, da essere sottoposta a rapporti sessuali con uno che le è odioso.”[17]

I rabbini inoltre istituirono e rafforzarono i divieti di violenza domestica. Rabbi Peretz ben Elia dichiarò: “Il grido delle figlie del nostro popolo è stato ascoltato riguardo ai figli d’Israele che alzano le mani per colpire le loro mogli. Ma chi ha dato al marito l’autorità di picchiare la moglie?” Rabbi Rothberg stabilì che “è la maniera dei Gentili di comportarsi così, ma il cielo non voglia che anche gli ebrei lo facciano! E uno che picchia la moglie deve essere scomunicato e bandito e a sua volta picchiato.” Rabbi Rothenberg decretò anche che una moglie maltrattata poteva presentare una petizione al Tribunale rabbinico per costringere il proprio marito a concedere il divorzio, con una pena pecuniaria dovuta oltre ai soldi della ketubah regolare. Queste sentenze si verificavano nel bel mezzo di una società in cui picchiare la moglie era approvato legalmente e di routine.[14]

Sviluppi religiosi[modifica | modifica wikitesto]

Gli sviluppi religiosi di questo periodo inclusero una mitigazione delle proibizioni contro l’insegnamento della Torah alle donne, e l’incremento di gruppi di preghiera tra le donne di Francia e Germania. Questi cambiamenti vennero accompagnati da un aumento di restrizioni pietistiche, compresi i maggiori requisiti di modestia nel vestire (tzniut) e maggiori obblighi durante il periodo delle mestruazioni (niddah). Allo stesso tempo, ci fu un aumento di interpretazioni filosofiche e midrashiche raffiguranti le donne in una luce negativa, che sottolineavano un dualismo tra materia e spirito in cui la femminilità era associata negativamente con la terra e la materia.[14]

L’aumento e la crescente popolarità della Cabala, che enfatizzava la Shekhinah e gli aspetti femminili della presenza divina e il rapporto umano-divino, e che vedeva il matrimonio come un patto sacro tra i partner piuttosto che un contratto civile, ebbe una grande influenza. I cabalisti spiegavano il fenomeno delle mestruazioni come espressioni del carattere demoniaco o peccaminoso della mestruata.[18] Interpretazioni mistiche di ciò che accade alle anime degli uomini nell’Aldilà e sullo Shabbat, differivano significativamente da quello che si interpretava riguardo alle anime delle donne.[19]

Oggi[modifica | modifica wikitesto]

Ebraismo ortodosso[modifica | modifica wikitesto]

Mechitza (partizione) vista dalla balconata delle donne, Sinagoga B’nai Jacob di Ottumwa (USA)

L’Ebraismo ortodosso talvolta prescrive ruoli e obblighi religiosi diversi per uomini e per donne. Ci sono opinioni divergenti tra gli ebrei ortodossi relative a tali differenze. La maggior parte sostengono che uomini e donne hanno ruoli complementari, ma diversi nella vita religiosa, con conseguenti obblighi religiosi differenti. Una minoranza all’interno della tradizione ortodossa crede che alcune di queste differenze non siano un riflesso della legge religiosa, ma piuttosto di cause culturali, sociali e storiche. Nel settore dell’istruzione, le donne sono state storicamente esenti da qualsiasi studio oltre ad una comprensione degli aspetti pratici della Torah e delle norme necessarie a mantenere osservante una famiglia ebrea – che hanno l’obbligo di imparare. Fino al XX secolo, le donne erano spesso scoraggiate dallo studiare il Talmud e altri testi ebraici avanzati. Negli ultimi 100 anni, l’educazione ebraica ortodossa per le donne è progredita enormemente.[20]

Alcuni rabbini ortodossi reputano gli sforzi contemporanei di cambiamento come motivati da ragioni sociologiche e non da interpretazioni religiose. Inoltre considerano che questi cambiamenti siano suggeriti da una possibile rottura con le norme stabilite di osservanza, e non consentono alle donne di impegnarsi in attività tradizionalmente riservate agli uomini.[21] Per esempio, i rabbini ortodossiharedi e chassidici scoraggiano le donne dall’indossare yarmulketallit o tefillin.

Nella maggioranza delle sinagoghe ortodosse, le donne non pronunciano il d’var Torah (breve sermone, generalmente sulla porzione biblica settimanale) dopo e tra i servizi liturgici. Inoltre alcune sinagoghe ortodosse moderne hanno i mechitzot, partizioni che dividono l’ala sinistra e destra della sinagoga (invece della solita divisione tra parte frontale e posteriore della sinagoga, con le donne che siedono nel retro), con la sezione delle donne da una parte e quella degli uomini dall’altra.[22] Ciò viene visto come più egualitario, poiché le donne non sono in tal modo poste più distanti dal servizio liturgico degli uomini.

Regole di modestia[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Tzniut.

L’importanza della modestia nel vestire e della condotta è sottolineata in particolare tra le ragazze e le donne nella società ortodossa. Molte donne ortodosse indossano solo gonne ed evitano di portare i pantaloni e alcune donne ortodosse sposate si coprono i capelli con una parrucca, un cappello o una sciarpa. L’Ebraismo prescrive la modestia sia per gli uomini che per le donne.

Regole di purezza[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Niddah.

In conformità alla legge ebraica, le donne ebree ortodosse si astengono dal contatto con i propri mariti mentre hanno le mestruazioni, per un periodo di 7 giorni dopo le mestruazioni, e dopo la nascita di un figlio. Il Rabbinato di Israele ha recentemente nominato donne in qualità di yoatzot, consiglieri halakhici su delicate questioni personali come la purezza famigliare.

Ebraismo ortodosso moderno[modifica | modifica wikitesto]

Donna ebrea in preghiera con tallit e tefillin presso il Muro Occidentale di Gerusalemme

Rabbi Joseph Soloveitchik, uno dei leader della profonda influenza che la moderna ortodossia ebraica ha avuto negli Stati Uniti, ha scoraggiato le donne dal servire come presidenti di sinagoghe o altre posizioni ufficiali di leadership, e dallo svolgere altre mitzvot (comandamenti) tradizionalmente osservati dagli uomini in esclusiva, come ad esempio indossare un tallit o i tefillin. Soloveitchik ha scritto che mentre le donne non mancano della capacità di eseguire tali atti, non vi è mesorah (tradizione ebraica) che li permetta. Nel prendere tale sua decisione, ha fatto valere la legge orale ebraica, tra cui una Mishnah in Chulin 2a e un Beit Yoseph in Tur Yoreh Deah, affermando che una donna può svolgere un servizio comunitario ufficiale specifico per le proprie esigenze, ma non quelle altrui.[23]

Le questioni femminili hanno suscitato più interesse con l’avvento del femminismo. Molte donne ebree ortodosse moderne e rabbini ortodossi moderni hanno cercato di fornire una maggiore e più avanzata formazione ebraica alle donne. Poiché la maggior parte delle donne moderne ortodosse frequentano università e molte ricevono lauree specialistiche in una varietà di campi, l’ortodossia moderna ritiene generalmente che la loro istruzione ebraica debba essere uguale a quella laica secolare. Esiste ora un intero genere di letteratura femminista ortodossa, che ha provocato cambiamenti all’interno di alcune sinagoghe e comunità ortodosse.[24] La formazione delle ragazze e donne ebree si è sviluppata enormemente negli ultimi 30 anni. Qualche polemica suscitano le questioni se le donne debbano e/o possano imparare il Talmud. Mentre la maggior parte dei segmenti ortodossi moderni apparentemente sostengono l’istruzione delle donne, l’ammissibilità allo studio del Talmud per le donne non è accettata dalla maggior parte dell’ortodossia moderna.[24]

Gruppi di preghiera femminili[modifica | modifica wikitesto]

Gruppi separati di preghiera per le donne ebree erano una consuetudine sancita dagli ebrei tedeschi nel Medioevo. Il Kol Bo prevede, nelle leggi del Tisha b’Av:

«E recitano litanie lì per circa un quarto della notte, gli uomini nella loro sinagoga e le donne nella loro sinagoga. E allo stesso modo durante il giorno gli uomini recitano litanie da soli e le donne da sole, finché circa un terzo della giornata è passato.»
(Jewish Encyclopedia[25])

In Germania, nei secoli XII e XIII, i gruppi di preghiera femminili erano condotti da cantori donne. Rabbi Eleazaro di Worms, nella sua elegia per la moglie Dulcla, la lodò per aver insegnato ad altre donne di pregare e abbellire la preghiera con la musica. La lapide tombale di Urania di Worms, morta nel 1275, contiene l’iscrizione “che cantò piyyutim per le donne con voce melodiosa”. Nel Libro Memoriale di Norimberga, una certa Richenza venne nominata col titolo “guida delle preghiere delle donne.”[26]

Più recentemente diverse donne ortodosse hanno cominciato ad organizzare gruppi di tefila (preghiera), iniziando dagli anni 1970. Sebbene le autorità giudiziarie ortodosse concordino sul fatto che le donne non possono formare una minian (quorum di preghiera) con lo scopo officiare servizi liturgici regolari, le donne in questi gruppi leggono le preghiere e studiano la Torah. Un certo numero di leader di tutti i segmenti dell’Ebraismo ortodosso hanno commentato su questo tema, ma ha avuto uno scarso impatto tra gli ebrei haredi e sefarditi. Tuttavia, l’emergere di questo fenomeno ha provocatro un forte dibattito tra gli ebrei ortodossi moderni, che continua a tutt’oggi. Ci sono tre scuole di pensiero su questo tema:

  • L’opinione più comune, tenuta da alcune autorità ortodosse moderne e dalla maggior parte dei rabbini haredi, afferma che qualsiasi gruppo di preghiera femminile sia assolutamente proibito dalla Halakhah (legge ebraica)
  • Un secondo punto di vista sostiene che gruppi di preghiera femminili possano essere compatibili con la Halakhah, ma solo se non svolgono un servizio di preghiera completo (cioè non includono alcune parti del servizio noto come devarim she-bi-kdusha) e solo se tali servizi siano spiritualmente e sinceramente motivati; non possono essere sanciti se sono ispirati da un desiderio di ribellarsi alla Halakhah. Membri di questo gruppo includono Rabbi Avraham Elkana Shapiro, l’ex Rabbino capo britannico Immanuel Jakobovits e Rabbi Avi Weiss.[27]
  • Un terzo punto di vista si dichiara a favore della accettabilità di chiamare le donne a leggere la Torah nei servizi misti, e di far loro condurre alcune parti del servizio liturgico che non richiedano un minian.[28][29]

Donne come testimoni[modifica | modifica wikitesto]

Donne ebree in preghiera e lettura (Gerusalemme)

Tradizionalmente, le donne generalmente non sono autorizzate a servire come testimoni in un Beth Din (tribunale rabbinico) ortodosso, anche se recentemente è stato loro permesso di servire come toanot (avvocati) in tali tribunali. Questa limitazione ha delle eccezioni che hanno richiesto l’analisi del diritto rabbinico, poiché il ruolo delle donne nella società e gli obblighi dei gruppi religiosi ai sensi del diritto civile esterno sono stati oggetto di crescente scrutinio.

Il recente caso del rabbino Mordecai Tendler, il primo rabbino ad essere espulso dal Rabbinical Council of America (RCA) a seguito di accuse di molestie sessuali, ha illustrato l’importanza del chiarimento della Halakhah ortodossa in questa area. Rabbi Tendler ha sostenuto che la tradizione di escludere le donne dalla testimonianza dovrebbe obbligare il RCA ad ignorare le accuse. Ha sostenuto che, poiché la testimonianza di una donna non può essere ammessa in un tribunale rabbinico, non esistono validi testimoni contro di lui e quindi il caso della sua espulsione debe essere respinto per mancanza di prove.[30] In una sentenza di notevole importanza per la capacità delle donne ortodosse di tutelarsi giuridicamente ai sensi della legge ebraica, il rabbino haredi Benzion Wosner, scrivendo a nome del Beth Din Shevet Levi, di Monsey (New York), ha identificato i casi di molestie sessuali come rientranti nel campo di una classe di eccezioni ad esclusione tradizionale, in base al quale “anche i bambini e/o le donne ” hanno non solo il diritto ma l’obbligo di testimoniare, e possono essere ascoltati dal tribunale rabbinico quali testimoni validi:

«Il Ramah [Meir Abulafia] nel Choshen Mishpat (Siman 35, 14) sentenzia che nel caso in cui solo le donne si riuniscono o nel caso in cui solo le donne possono eventualmente testimoniare, (in questo caso le presunta molestie avvenute a porte chiuse) esse possono e devono certamente testimoniare.»
(Terumas Hadeshen Siman 353 e Agudah Perek 10, Yochasin)
«Tale è anche la sentenza del Maharik, di David ben Solomon ibn Abi Zimra e del Mahar”i di Minz. Anche quei “Poskim” che normalmente non accettano testimoni femminili, certamente sarebbero d’accordo in questo nostro caso… in cui esiste ampia prova che il rabbino in questione ha violato i precetti della Torah, perciò sia i bambini che le donne sono certamente kosher come testimoni, come il Chasam Sofer [Moses Sofer] ha indicato nel suo sefer (monografia) (Orach Chaim T`shuvah 11)[31]»

Il Rabbinical Council of America, mentre inizialmente si basava sulla propria indagine probatoria, ha successivamente scelto di accettare la decisione halakhica del corpo rabbinico haredi come autorevole nella data situazione.[31]

Approccio ortodosso al cambiamento[modifica | modifica wikitesto]

I capi delle comunità haredi sono stati fermi nella loro opposizione ad un cambiamento del ruolo della donna, sostenendo che i vincoli religiosi e sociali sulle donne, come dettato dai testi tradizionali ebraici, sono senza tempo e non sono influenzati dal cambiamento sociale contemporaneo. Molti sostengono anche che dare i ruoli tradizionalmente maschili alle donne toglierebbe sia alle donne che agli uomini la capacità di condurre una vita veramente appagante. Inoltre, gli haredim hanno talvolta percepito gli argomenti di liberalizzazione come in realtà derivanti da un antagonismo alla legge ebraica ed ai principi di fede in generale, sostenendo che mantenere la fede richiede un resistere alle idee laiche e “non ebraiche”.

L’Ebraismo ortodosso moderno, in particolare nelle sue varianti più liberali, tende ad esaminare le modifiche proposte riguardanti il ruolo delle donne su una base specifica, caso per caso, concentrandosi sugli argomenti circa il ruolo religioso e giuridico di specifiche preghiere, rituali e attività. Tali argomentazioni hanno avuto la tendenza a concentrarsi sui casi in cui il Talmud e altre fonti tradizionali esprimono punti di vista multipli o più liberali, in particolare quando il ruolo delle donne in passato è stato senza dubbio più ampio di quello in tempi più recenti. Sostenitrici femministe all’interno dell’ortodossia tendono a rimanere all’interno del processo legale di argomentazione tradizionale, cercando un approccio gradualista ed evitando argomentazioni generiche contro la tradizione religiosa in quanto tale.[32]

Ebraismo conservatore[modifica | modifica wikitesto]

Donne che leggono la Torah (Gerusalemme)

Sebbene la posizione dell’Ebraismo conservatore verso le donne inizialmente si discostasse poco da quella ortodossa, in tempi recenti ha minimizzato le differenze legali e rituali tra uomini e donne. Il “Committee on Jewish Law and Standards” (CJLS) dell’Assemblea Rabbinica internazionale ha approvato una quantità di decisioni e responsa su questa materia. Ciò permette la partecipazione attiva delle donne nelle seguenti aree:

  • Lettura pubblica della Torah (ba’al kriah)
  • Essere contate come parte di un minian
  • Essere chiamate peruna aliyah, lettura della Torah in sinagoga
  • Officiare come cantore (shalich tzibbur)
  • Servire in qualità di rabbino e decisore halakhico (posek – arbitro in materia di legge religiosa)
  • Indossare un tallit ed i tefillin

Un rabbino può o non può decidere di adottare particolari provvedimenti per la propria congregazione, quindi alcune congregazioni conservatrici sono più o meno egalitarie rispetto ad altre. Tuttavia, ci sono altre aree in cui permangono differenze giuridiche tra uomini e donne, tra cui:

  • La discendenza matrilineare. Il figlio di madre ebrea nasce ebreo, il figlio di padre ebreo nasce ebreo se e solo se la madre è ebrea.
  • Il Pidyon Ha-Bat, una proposta cerimonia per neonate basata sul riscatto biblico (del figlio maggiore neonato: Pidyon HaBen). Il CJLS ha dichiarato che questa particolare cerimonia non deve essere celebrata. Altre cerimonie, come ad esempio lo Zeved habat (il “ricevimento” di una figlia appena nata), dovrebbero invece essere utilizzate per indicare lo status speciale di una nuova figlia nata.[33]

Una ketubah dell’Ebraismo conservatore comprende una clausola che mette marito e moglie su un piano più paritario quando si tratta di matrimonio e di legge sul divorzio secondo la Halakhah.[34] Il CJLS ha recentemente riaffermato l’obbligo delle donne conservatrici di osservare la niddah (astinenza sessuale durante e dopo le mestruazioni) e il mikveh (immersione rituale) dopo le mestruazioni, sebbene ne abbia mitigato certi particolari. Tali pratiche, sebbene siano dei requisiti dell’Ebraismo conservatore, non sono spesso osservate dal laicato conservatore.

Cambiamenti nella posizione conservatrice[modifica | modifica wikitesto]

Vasca rituale di una mikveh medievale, a Spira (Germania)

Prima del 1973, l’Ebraismo conservatore aveva ruoli più limitati per le donne ed era simile alla posizione tenuta dall’Ebraismo ortodosso moderno, con cambiamenti su questioni come i posti a sedere misti, la leadership della sinagoga e la chiamata al podio per leggere la Torah. Nel 1973, il CJLS dell’Assemblea Rabbinica ha votato, senza emettere un parere, che le donne potevano contare in un minian. Nel 1983, la facoltà dello Jewish Theological Seminary d’America (JTSA) ha votato, sempre senza emettere un parere, di ordinare le donne come rabbini e cantori.[34]

Nel 2002, il CJLS ha adottato un responsum di Rabbi David Fine,[35] che fornisce un fondamento religioso ufficiale a tali azioni e spiega l’approccio conservatore corrente circa il ruolo delle donne nella preghiera.

Nel 2006, il CJLS ha adottato tre responsa in materia di niddah, che riaffermano l’obbligo delle donne conservatrici di astenersi da rapporti sessuali durante e dopo le mestruazioni e di immergersi in un mikveh prima di ricominciarli, mentre ne liberalizzano i requisiti di osservanza, tra cui l’abbreviazione del periodo di niddah, eliminando le restrizioni sul contatto non sessuale durante la niddah e riducendo le circostanze dove problemi dermatologici o simili richiederebbero l’astinenza.[36]

In tutti i casi si è comunque mantenuta l’opzione di seguire l’approccio ortodosso. I singoli rabbini conservatori e le rispettive sinagoghe non sono tenuti ad adottare uno qualsiasi di questi cambiamenti ed un esiguo numero non ne hanno adottato nessuno.

Ebraismo riformato[modifica | modifica wikitesto]

L’Ebraismo riformato crede nella parità tra uomini e donne. Il movimento di riforma rifiuta l’idea che l’Halakhah (Legge ebraica) sia l’unica forma legittima del processo decisionale ebraico, e sostiene che gli ebrei possono e devono considerare la loro coscienza ed i principi etici insiti nella tradizione ebraica al momento di decidere su un giusto corso d’azione. Vi è un ampio consenso tra gli ebrei riformati che le distinzioni tradizionali tra il ruolo degli uomini e delle donne siano antitetiche ai principi etici più profondi dell’Ebraismo. Ciò ha consentito alle comunità riformate di permettere alle donne di eseguire molti rituali tradizionalmente riservati agli uomini, come per esempio:

  • La lettura pubblica della Torah (ba’al kriah)
  • Far parte di un minian
  • Essere chiamate ad un aliyah per leggere la Torah
  • Servire come cantore (shalich tzibbur)
  • Officiare come rabbino e decisore halakhico (posek)
  • Indossare il tallit ed i tefillin

Problematiche sui matrimoni misti hanno inoltre influenzato la posizione ebraica riformata sul genere e l’Identità di genere. Nel 1983, la “Conferenza Centrale dei Rabbini Americani” ha approvato una risoluzione che rinuncia alla necessità della conversione formale per chiunque abbia almeno un genitore ebreo e ha fatto atti affermativi di identità ebraica. Questo si discosta dalla posizione tradizionale che richiede una conversione formale per i bambini che non hanno madre ebrea.[37]

La risoluzione del 1983 del movimento riformato americano ha avuto un’accoglienza mista nelle comunità ebraiche riformate al di fuori degli Stati Uniti. Per esempio, il Movimento Israeliano di Ebraismo Progressista ha rifiutato la discendenza patrilineare e richiede una conversione formale per coloro che non hanno madre ebrea.[38]

Approcci riformati al cambiamento[modifica | modifica wikitesto]

L’Ebraismo riformato in generale ritiene che le varie differenze tra i ruoli di uomini e donne nella legge ebraica tradizionale non sono pertinenti alle condizioni moderne e quindi non applicabili oggi. Di conseguenza, non vi è stata alcuna necessità di sviluppare argomentazioni giuridiche analoghe a quelle postulate nell’ambito dei movimenti ortodossi e conservatori.

Ebraismo ricostruzionista[modifica | modifica wikitesto]

La parità tra donne e uomini è un principio fondamentale e caratteristico dell’Ebraismo ricostruzionista. Fin dall’inizio, il rituale ebraico ricostruzionista permetteva a uomini e donne di pregare insieme – una decisione basata sulla filosofia egalitaria. Fu su questa base che Rabbi Mordecai Kaplan richiese la piena parità tra donne e uomini, nonostante le ovvie difficoltà a conciliare questa posizione con le norme di osservanza ebraica tradizionale.[39] Il Movimento Ricostruzionista ha ordinato donne rabbino fin dall’inizio.[40] Nel 1968, le donne vennero accettate al Reconstructionist Rabbinical College (Collegio Rabbinico Ricostruzionista), sotto la guida del rabbino Ira Eisenstein.[41] La prima donna ordinata rabbino ricostruzionista, Sandy Eisenberg Sasso, ha servito come rabbino della Congregazione Ricostruzionista di Manhattan nel 1976 e ha ottenuto il pulpito nel 1977 alla Congregazione Beth El Zedeck in Indianapolis. Sandy Eisenberg Sasso è stata accettata senza dibattiti o controversie successive.[42] Nel 2005, 24 su 106 sinagoghe del movimento negli Stati Uniti aveva delle donne come rabbini principali o assistenti.[43] Nel 2013 Rabbi Deborah Waxman è stata eletta Presidente del Reconstructionist Rabbinical College.[44][45] In qualità di Presidente, si pensa che sia la prima donna e la prima lesbica a guidare un’istituzione congregazionale ebraica e il primo rabbino donna e la prima lesbica a dirigere un seminario ebraico: il Reconstructionist Rabbinical College è infatti sia un’istituzione congregazionale sia un seminario.[44][46]

La comunità ricostruzionista ha iniziato ad includere donne nel minian e permettere che vengano chiamate a leggere la Torah durante l‘aliyah. hanno inoltre continuato la pratica del bat mitzvah.[47] Il ricostruzionismo inoltre permette alle donne di officiare altre funzioni tradizionalmente riservate agli uomini, come per esempio servire da testimoni, condurre i servizi liturgici,[48] letture pubbliche della Torah, indossare indumenti rituali di preghiera come i tallitot e i kippot.[49] Il Movimento Ricostruzionista in generale si è impegnato a creare liturgie in consonanza con l’uguaglianza dei sessi e la celebrazione della vita femminile.[50] La Federazione delle Congregazioni Ricostruzioniste ha inoltre sviluppato programmi educativi per insegnare la piena accettazione di persone gay e/o lesbiche, come anche quei rituali che affermano le relazioni lesbiche.[51][52] In Canada, i rabbini officiano in matrimoni dello stesso sesso.[53] L’Ebraismo ricostruzionista permette l’ordinazione di rabbini e cantori che siano apertamente gay e/o lesbiche. Diversi membri preminenti della comunità ricostruzionista si sono dedicati ai problemi della violenza domestica[54][55][56][57] Altri dedicano le proprie energie ad aiutare le donne ad ottenere il diritto al divorzio nelle comunità ebraiche tradizionali.[58] Molti hanno sostenuto vocalmente il diritto delle donne ebree di pregare ad alta voce e leggere la Torah presso il Muro Occidentale di Gerusalemme – il gruppo “Donne del Muro”.[59]

Quando i ruoli delle donne in religione cambiano, ci possono essere dei cambiamenti anche nel ruolo degli uomini. Con la difesa della discendenza patrilineare negli anni 1970, l’Associazione Rabbinica Ricostruzionista ha affermato il principio che un uomo che si prende la responsabilità di far crescere un bambino ebreo, può passare l’ebraismo alla prossima generazione, proprio come la donna. Tutti i bambini che ricevono un’educazione ebraica sono considerati ebrei nell’Ebraismo ricostruzionista, indipendentemente dal sesso del loro genitore ebreo.[60]

 

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Donne nell’ebraismo

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Regina Jonas, prima donna ordinata rabbino, in Germania nel 1935. Morì ad Auschwitz nel 1944.[1]

Il ruolo delle donne nell’Ebraismo è determinato dalla Bibbia ebraica, dalla Legge Orale (il corpus di letteratura rabbinica), dalla tradizione (Minhag), e da fattori culturali non religiosi. Sebbene la Bibbia ebraica e la letteratura rabbinica citino vari modelli femminili di comportamento, la Legge religiosa considera la donna differentemente a seconda delle varie circostanze sociali e religiose.

Era biblica[modifica | modifica wikitesto]

Debora, profetessa e giudice (incisione di Gustave Doré, 1832)

Sono relativamente poche le donne menzionate nella Bibbia per nome e ruolo, suggerendo che erano raramente in prima linea nella vita pubblica. Ci sono un certo numero di eccezioni a questa regola, comprese le Matriarche SaraRebeccaRachele e LiaMiriam la profetessa, Debora il Giudice, Culda la profetessa, Abigail che sposò DavideRaab e Ester. Nel racconto biblico queste donne non furono contrastate da opposizione per la loro presenza pubblica.

Secondo la tradizione ebraica, una alleanza fu formata tra gli Israeliti e il Dio di Abramo sul Monte Sinai. La Torah racconta che sia gli uomini e le donne d’Israele erano presenti al Sinai, tuttavia l’alleanza fu formulato in modo tale che gli uomini vennero obbligati ad eseguirne i dettami garantire che i membri delle loro famiglie (mogli, figli e servitori) soddisfacessero tali dettami. In questo senso, l’alleanza vincola anche le donne, sebbene indirettamente.[2]

Il matrimonio e il diritto di famiglia in tempi biblici favorivano gli uomini a scapito delle donne. Ad esempio, un marito poteva divorziare la propria moglie, se così decideva, ma una moglie non poteva divorziare il marito senza il suo consenso. La pratica del levirato si applicava alle vedove di mariti defunti senza figli, ma non ai vedovi delle mogli defunte senza figli. Le leggi che regolano la perdita della verginità femminile non hanno equivalente nel maschile. Queste e altre disuguaglianze di genere presenti nella Torah indicano che le donne furono subordinate agli uomini in tempi biblici, ma indicano anche che la società biblica reputava come fondamentale la continuità, proprietà e l’unità della famiglia.[2] Tuttavia gli uomini avevano obblighi specifici che dovevano ottemperare per le loro mogli. Tra questi, la fornitura di indumenti, cibo e rapporti sessuali con le proprie mogli.[3]

Le donne ebbero un ruolo anche nella vita rituale. Le donne (e gli uomini) erano tenute a fare un pellegrinaggio al Tempio di Gerusalemme una volta all’anno e offrire il sacrificio pasquale. Lo facevano inoltre in occasioni speciali di vita, come per esempio il todah (“ringraziamento”) dopo un parto. Partecipavano quindi a molti dei principali ruoli religiosi pubblici, più degli uomini leviti, anche se meno spesso e in scala leggermente inferiore e generalmente più discreta.

Le donne dipendevano dagli uomini economicamente,in genere non possedendo proprietà, tranne nel raro caso dell’ereditare terra da un padre senza figli maschi. Anche “in questi casi, le donne erano tenute a risposarsi all’interno della tribù, in modo da non diminuire i suoi possedimenti terrieri.”[2]

Era talmudica[modifica | modifica wikitesto]

La letteratura rabbinica classica contiene citazioni che possono essere considerate come elogiative e dispregiative delle donne. Il Talmud afferma che:

  • Maggiore è la ricompensa che viene data dall’Onnipotente alle donne (giuste) rispetto agli uomini (giusti)[4]
  • Dieci misure di discorso scesero sul mondo, le donne ne hanno prese nove[5]
  • Le donne sono luce sulla cruda conoscenza — cioè, posseggono più intuizione[6]
  • Un uomo senza moglie vive senza gioia, benedizione e bontà; l’uomo deve amare sua moglie come se stesso e rispettarla più di se stesso[7]
  • Quando Rav Yosef b. Hiyya sentì i passi di sua madre, ebbe a dire: Mi alzerò in piedi all’arrivo della presenza divina[8]
  • Israele fu redento dall’Egitto in virtù delle proprie donne giuste[9]
  • Un uomo deve stare attento a non parlare mai con disprezzo di sua moglie, perché le donne sono inclini alle lacrime e sensibili all’insulto[10]
  • Le donne hanno una fede più grande degli uomini[11]
  • Le donne hanno maggiori poteri di discernimento[12]
  • Le donne sono particolarmente tenere d’animo[13]

Mentre poche donne sono menzionate per nome nella letteratura rabbinica e nessuna pare sia nota per aver scritto un’opera rabbinica, coloro che sono menzionate vengono ritratte per aver avuto una forte influenza sui rispettivi mariti, e occasionalmente di esser state rinomate pubblicamente. Tra gli esempi conosciuti si annoverano Bruriah, moglie del rabbino Tanna Rabbi Meir; Rachele, moglie di Rabbi Akiva; Yalta, moglie del saggio Amora Rabbi Nachman. La moglie di Rabbi Eliezer ben Hurcanus (del periodo mishnahico) consigliò al marito di assumere la leadership del Sinedrio.

Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

Come la maggior parte delle donne in Europa, le donne ebree nel Medioevo avevano ruoli esclusivamente di tipo domestico e matrimoni combinati; le spose bambine erano comuni. Alle donne ebree era in genere vietata la detenzione di ruoli formali di leadership con autorità sugli uomini. In merito alla comunità ebraica europea, Avraham Grossman ha scritto: “Per tutto il Medioevo, che dura circa un migliaio di anni, non troviamo neanche una sola donna di importanza tra i saggi di Israele… Inoltre, per un periodo di mille anni, non una sola donna ebrea ha scritto un’opera halakhica, letteraria, teorica, mistica, o poetica, con l’eccezione di una manciata di poesie scritte da donne ebree in Spagna.”[14] L’Ebraismo mediorientale, invece, ha un’abbondanza di letterati femminili. La Geniza del Cairo è piena di corrispondenze scritte (a volte dettate) tra familiari e coniugi. Molte di queste lettere sono pie e poetiche, ed esprimono il desiderio di essere in più stretti rapporti o in più frequente contatto con una persona cara che è talmente lontana da poter essere raggiunta solo da corrispondenza scritta. Ci sono anche documenti di testamenti e altri documenti legali personali, come anche petizioni scritte ai funzionari nei casi di abuso coniugali o altri conflitti tra i membri della famiglia, scritti o dettati da donne.[15]

Dopo l’‘espulsione delle comunità ebraiche dai regni spagnoli e dai loro possedimenti nel 1492, le donne divennero praticamente l’unica fonte di rituale ebraico nel mondo cattolico in base ad un fenomeno noto come Cripto-Giudaismo. Le donne criptogiudaiche macellavano i propri animali e facevano in modo di osservare il maggior numero di leggi alimentari ebraiche e rituali del ciclo di vita, cercando di non destare sospetti. Di tanto in tanto, queste donne venivano perseguite dall’Inquisizione per comportamenti sospetti, come l’accensione delle candele per onorare lo Shabbat o il rifiuto di mangiare carne di maiale quando era loro offerta. L’Inquisizione indagava le donne criptogiudaiche almeno tanto quanto gli uomini criptogiudaici, perché le donne erano accusate di perpetuare la tradizione ebraica, mentre gli uomini semplicemente consentivano alle loro mogli e figlie di organizzare la famiglia in tal modo.[16]

Legge domestica[modifica | modifica wikitesto]

Rabbeinu Gershom promulgò un decreto rabbinico (takhanah) che proibiva la poligamia tra gli ebrei aschenaziti. I rabbini istituirono metodi legali per consentire alle donne di presentare petizioni al Tribunale rabbinico (Beth Din) per ottenere un divorzio. Maimonide statuì che una donna che trovasse il marito “ripugnante”, poteva ottenere il divorzio, “perché ella non è come una prigioniera, da essere sottoposta a rapporti sessuali con uno che le è odioso.”[17]

I rabbini inoltre istituirono e rafforzarono i divieti di violenza domestica. Rabbi Peretz ben Elia dichiarò: “Il grido delle figlie del nostro popolo è stato ascoltato riguardo ai figli d’Israele che alzano le mani per colpire le loro mogli. Ma chi ha dato al marito l’autorità di picchiare la moglie?” Rabbi Rothberg stabilì che “è la maniera dei Gentili di comportarsi così, ma il cielo non voglia che anche gli ebrei lo facciano! E uno che picchia la moglie deve essere scomunicato e bandito e a sua volta picchiato.” Rabbi Rothenberg decretò anche che una moglie maltrattata poteva presentare una petizione al Tribunale rabbinico per costringere il proprio marito a concedere il divorzio, con una pena pecuniaria dovuta oltre ai soldi della ketubah regolare. Queste sentenze si verificavano nel bel mezzo di una società in cui picchiare la moglie era approvato legalmente e di routine.[14]

Sviluppi religiosi[modifica | modifica wikitesto]

Gli sviluppi religiosi di questo periodo inclusero una mitigazione delle proibizioni contro l’insegnamento della Torah alle donne, e l’incremento di gruppi di preghiera tra le donne di Francia e Germania. Questi cambiamenti vennero accompagnati da un aumento di restrizioni pietistiche, compresi i maggiori requisiti di modestia nel vestire (tzniut) e maggiori obblighi durante il periodo delle mestruazioni (niddah). Allo stesso tempo, ci fu un aumento di interpretazioni filosofiche e midrashiche raffiguranti le donne in una luce negativa, che sottolineavano un dualismo tra materia e spirito in cui la femminilità era associata negativamente con la terra e la materia.[14]

L’aumento e la crescente popolarità della Cabala, che enfatizzava la Shekhinah e gli aspetti femminili della presenza divina e il rapporto umano-divino, e che vedeva il matrimonio come un patto sacro tra i partner piuttosto che un contratto civile, ebbe una grande influenza. I cabalisti spiegavano il fenomeno delle mestruazioni come espressioni del carattere demoniaco o peccaminoso della mestruata.[18] Interpretazioni mistiche di ciò che accade alle anime degli uomini nell’Aldilà e sullo Shabbat, differivano significativamente da quello che si interpretava riguardo alle anime delle donne.[19]

Oggi[modifica | modifica wikitesto]

Ebraismo ortodosso[modifica | modifica wikitesto]

Mechitza (partizione) vista dalla balconata delle donne, Sinagoga B’nai Jacob di Ottumwa (USA)

L’Ebraismo ortodosso talvolta prescrive ruoli e obblighi religiosi diversi per uomini e per donne. Ci sono opinioni divergenti tra gli ebrei ortodossi relative a tali differenze. La maggior parte sostengono che uomini e donne hanno ruoli complementari, ma diversi nella vita religiosa, con conseguenti obblighi religiosi differenti. Una minoranza all’interno della tradizione ortodossa crede che alcune di queste differenze non siano un riflesso della legge religiosa, ma piuttosto di cause culturali, sociali e storiche. Nel settore dell’istruzione, le donne sono state storicamente esenti da qualsiasi studio oltre ad una comprensione degli aspetti pratici della Torah e delle norme necessarie a mantenere osservante una famiglia ebrea – che hanno l’obbligo di imparare. Fino al XX secolo, le donne erano spesso scoraggiate dallo studiare il Talmud e altri testi ebraici avanzati. Negli ultimi 100 anni, l’educazione ebraica ortodossa per le donne è progredita enormemente.[20]

Alcuni rabbini ortodossi reputano gli sforzi contemporanei di cambiamento come motivati da ragioni sociologiche e non da interpretazioni religiose. Inoltre considerano che questi cambiamenti siano suggeriti da una possibile rottura con le norme stabilite di osservanza, e non consentono alle donne di impegnarsi in attività tradizionalmente riservate agli uomini.[21] Per esempio, i rabbini ortodossiharedi e chassidici scoraggiano le donne dall’indossare yarmulketallit o tefillin.

Nella maggioranza delle sinagoghe ortodosse, le donne non pronunciano il d’var Torah (breve sermone, generalmente sulla porzione biblica settimanale) dopo e tra i servizi liturgici. Inoltre alcune sinagoghe ortodosse moderne hanno i mechitzot, partizioni che dividono l’ala sinistra e destra della sinagoga (invece della solita divisione tra parte frontale e posteriore della sinagoga, con le donne che siedono nel retro), con la sezione delle donne da una parte e quella degli uomini dall’altra.[22] Ciò viene visto come più egualitario, poiché le donne non sono in tal modo poste più distanti dal servizio liturgico degli uomini.

Regole di modestia[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Tzniut.

L’importanza della modestia nel vestire e della condotta è sottolineata in particolare tra le ragazze e le donne nella società ortodossa. Molte donne ortodosse indossano solo gonne ed evitano di portare i pantaloni e alcune donne ortodosse sposate si coprono i capelli con una parrucca, un cappello o una sciarpa. L’Ebraismo prescrive la modestia sia per gli uomini che per le donne.

Regole di purezza[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Niddah.

In conformità alla legge ebraica, le donne ebree ortodosse si astengono dal contatto con i propri mariti mentre hanno le mestruazioni, per un periodo di 7 giorni dopo le mestruazioni, e dopo la nascita di un figlio. Il Rabbinato di Israele ha recentemente nominato donne in qualità di yoatzot, consiglieri halakhici su delicate questioni personali come la purezza famigliare.

Ebraismo ortodosso moderno[modifica | modifica wikitesto]

Donna ebrea in preghiera con tallit e tefillin presso il Muro Occidentale di Gerusalemme

Rabbi Joseph Soloveitchik, uno dei leader della profonda influenza che la moderna ortodossia ebraica ha avuto negli Stati Uniti, ha scoraggiato le donne dal servire come presidenti di sinagoghe o altre posizioni ufficiali di leadership, e dallo svolgere altre mitzvot (comandamenti) tradizionalmente osservati dagli uomini in esclusiva, come ad esempio indossare un tallit o i tefillin. Soloveitchik ha scritto che mentre le donne non mancano della capacità di eseguire tali atti, non vi è mesorah (tradizione ebraica) che li permetta. Nel prendere tale sua decisione, ha fatto valere la legge orale ebraica, tra cui una Mishnah in Chulin 2a e un Beit Yoseph in Tur Yoreh Deah, affermando che una donna può svolgere un servizio comunitario ufficiale specifico per le proprie esigenze, ma non quelle altrui.[23]

Le questioni femminili hanno suscitato più interesse con l’avvento del femminismo. Molte donne ebree ortodosse moderne e rabbini ortodossi moderni hanno cercato di fornire una maggiore e più avanzata formazione ebraica alle donne. Poiché la maggior parte delle donne moderne ortodosse frequentano università e molte ricevono lauree specialistiche in una varietà di campi, l’ortodossia moderna ritiene generalmente che la loro istruzione ebraica debba essere uguale a quella laica secolare. Esiste ora un intero genere di letteratura femminista ortodossa, che ha provocato cambiamenti all’interno di alcune sinagoghe e comunità ortodosse.[24] La formazione delle ragazze e donne ebree si è sviluppata enormemente negli ultimi 30 anni. Qualche polemica suscitano le questioni se le donne debbano e/o possano imparare il Talmud. Mentre la maggior parte dei segmenti ortodossi moderni apparentemente sostengono l’istruzione delle donne, l’ammissibilità allo studio del Talmud per le donne non è accettata dalla maggior parte dell’ortodossia moderna.[24]

Gruppi di preghiera femminili[modifica | modifica wikitesto]

Gruppi separati di preghiera per le donne ebree erano una consuetudine sancita dagli ebrei tedeschi nel Medioevo. Il Kol Bo prevede, nelle leggi del Tisha b’Av:

«E recitano litanie lì per circa un quarto della notte, gli uomini nella loro sinagoga e le donne nella loro sinagoga. E allo stesso modo durante il giorno gli uomini recitano litanie da soli e le donne da sole, finché circa un terzo della giornata è passato.»
(Jewish Encyclopedia[25])

In Germania, nei secoli XII e XIII, i gruppi di preghiera femminili erano condotti da cantori donne. Rabbi Eleazaro di Worms, nella sua elegia per la moglie Dulcla, la lodò per aver insegnato ad altre donne di pregare e abbellire la preghiera con la musica. La lapide tombale di Urania di Worms, morta nel 1275, contiene l’iscrizione “che cantò piyyutim per le donne con voce melodiosa”. Nel Libro Memoriale di Norimberga, una certa Richenza venne nominata col titolo “guida delle preghiere delle donne.”[26]

Più recentemente diverse donne ortodosse hanno cominciato ad organizzare gruppi di tefila (preghiera), iniziando dagli anni 1970. Sebbene le autorità giudiziarie ortodosse concordino sul fatto che le donne non possono formare una minian (quorum di preghiera) con lo scopo officiare servizi liturgici regolari, le donne in questi gruppi leggono le preghiere e studiano la Torah. Un certo numero di leader di tutti i segmenti dell’Ebraismo ortodosso hanno commentato su questo tema, ma ha avuto uno scarso impatto tra gli ebrei haredi e sefarditi. Tuttavia, l’emergere di questo fenomeno ha provocatro un forte dibattito tra gli ebrei ortodossi moderni, che continua a tutt’oggi. Ci sono tre scuole di pensiero su questo tema:

  • L’opinione più comune, tenuta da alcune autorità ortodosse moderne e dalla maggior parte dei rabbini haredi, afferma che qualsiasi gruppo di preghiera femminile sia assolutamente proibito dalla Halakhah (legge ebraica)
  • Un secondo punto di vista sostiene che gruppi di preghiera femminili possano essere compatibili con la Halakhah, ma solo se non svolgono un servizio di preghiera completo (cioè non includono alcune parti del servizio noto come devarim she-bi-kdusha) e solo se tali servizi siano spiritualmente e sinceramente motivati; non possono essere sanciti se sono ispirati da un desiderio di ribellarsi alla Halakhah. Membri di questo gruppo includono Rabbi Avraham Elkana Shapiro, l’ex Rabbino capo britannico Immanuel Jakobovits e Rabbi Avi Weiss.[27]
  • Un terzo punto di vista si dichiara a favore della accettabilità di chiamare le donne a leggere la Torah nei servizi misti, e di far loro condurre alcune parti del servizio liturgico che non richiedano un minian.[28][29]

Donne come testimoni[modifica | modifica wikitesto]

Donne ebree in preghiera e lettura (Gerusalemme)

Tradizionalmente, le donne generalmente non sono autorizzate a servire come testimoni in un Beth Din (tribunale rabbinico) ortodosso, anche se recentemente è stato loro permesso di servire come toanot (avvocati) in tali tribunali. Questa limitazione ha delle eccezioni che hanno richiesto l’analisi del diritto rabbinico, poiché il ruolo delle donne nella società e gli obblighi dei gruppi religiosi ai sensi del diritto civile esterno sono stati oggetto di crescente scrutinio.

Il recente caso del rabbino Mordecai Tendler, il primo rabbino ad essere espulso dal Rabbinical Council of America (RCA) a seguito di accuse di molestie sessuali, ha illustrato l’importanza del chiarimento della Halakhah ortodossa in questa area. Rabbi Tendler ha sostenuto che la tradizione di escludere le donne dalla testimonianza dovrebbe obbligare il RCA ad ignorare le accuse. Ha sostenuto che, poiché la testimonianza di una donna non può essere ammessa in un tribunale rabbinico, non esistono validi testimoni contro di lui e quindi il caso della sua espulsione debe essere respinto per mancanza di prove.[30] In una sentenza di notevole importanza per la capacità delle donne ortodosse di tutelarsi giuridicamente ai sensi della legge ebraica, il rabbino haredi Benzion Wosner, scrivendo a nome del Beth Din Shevet Levi, di Monsey (New York), ha identificato i casi di molestie sessuali come rientranti nel campo di una classe di eccezioni ad esclusione tradizionale, in base al quale “anche i bambini e/o le donne ” hanno non solo il diritto ma l’obbligo di testimoniare, e possono essere ascoltati dal tribunale rabbinico quali testimoni validi:

«Il Ramah [Meir Abulafia] nel Choshen Mishpat (Siman 35, 14) sentenzia che nel caso in cui solo le donne si riuniscono o nel caso in cui solo le donne possono eventualmente testimoniare, (in questo caso le presunta molestie avvenute a porte chiuse) esse possono e devono certamente testimoniare.»
(Terumas Hadeshen Siman 353 e Agudah Perek 10, Yochasin)
«Tale è anche la sentenza del Maharik, di David ben Solomon ibn Abi Zimra e del Mahar”i di Minz. Anche quei “Poskim” che normalmente non accettano testimoni femminili, certamente sarebbero d’accordo in questo nostro caso… in cui esiste ampia prova che il rabbino in questione ha violato i precetti della Torah, perciò sia i bambini che le donne sono certamente kosher come testimoni, come il Chasam Sofer [Moses Sofer] ha indicato nel suo sefer (monografia) (Orach Chaim T`shuvah 11)[31]»

Il Rabbinical Council of America, mentre inizialmente si basava sulla propria indagine probatoria, ha successivamente scelto di accettare la decisione halakhica del corpo rabbinico haredi come autorevole nella data situazione.[31]

Approccio ortodosso al cambiamento[modifica | modifica wikitesto]

I capi delle comunità haredi sono stati fermi nella loro opposizione ad un cambiamento del ruolo della donna, sostenendo che i vincoli religiosi e sociali sulle donne, come dettato dai testi tradizionali ebraici, sono senza tempo e non sono influenzati dal cambiamento sociale contemporaneo. Molti sostengono anche che dare i ruoli tradizionalmente maschili alle donne toglierebbe sia alle donne che agli uomini la capacità di condurre una vita veramente appagante. Inoltre, gli haredim hanno talvolta percepito gli argomenti di liberalizzazione come in realtà derivanti da un antagonismo alla legge ebraica ed ai principi di fede in generale, sostenendo che mantenere la fede richiede un resistere alle idee laiche e “non ebraiche”.

L’Ebraismo ortodosso moderno, in particolare nelle sue varianti più liberali, tende ad esaminare le modifiche proposte riguardanti il ruolo delle donne su una base specifica, caso per caso, concentrandosi sugli argomenti circa il ruolo religioso e giuridico di specifiche preghiere, rituali e attività. Tali argomentazioni hanno avuto la tendenza a concentrarsi sui casi in cui il Talmud e altre fonti tradizionali esprimono punti di vista multipli o più liberali, in particolare quando il ruolo delle donne in passato è stato senza dubbio più ampio di quello in tempi più recenti. Sostenitrici femministe all’interno dell’ortodossia tendono a rimanere all’interno del processo legale di argomentazione tradizionale, cercando un approccio gradualista ed evitando argomentazioni generiche contro la tradizione religiosa in quanto tale.[32]

Ebraismo conservatore[modifica | modifica wikitesto]

Donne che leggono la Torah (Gerusalemme)

Sebbene la posizione dell’Ebraismo conservatore verso le donne inizialmente si discostasse poco da quella ortodossa, in tempi recenti ha minimizzato le differenze legali e rituali tra uomini e donne. Il “Committee on Jewish Law and Standards” (CJLS) dell’Assemblea Rabbinica internazionale ha approvato una quantità di decisioni e responsa su questa materia. Ciò permette la partecipazione attiva delle donne nelle seguenti aree:

  • Lettura pubblica della Torah (ba’al kriah)
  • Essere contate come parte di un minian
  • Essere chiamate peruna aliyah, lettura della Torah in sinagoga
  • Officiare come cantore (shalich tzibbur)
  • Servire in qualità di rabbino e decisore halakhico (posek – arbitro in materia di legge religiosa)
  • Indossare un tallit ed i tefillin

Un rabbino può o non può decidere di adottare particolari provvedimenti per la propria congregazione, quindi alcune congregazioni conservatrici sono più o meno egalitarie rispetto ad altre. Tuttavia, ci sono altre aree in cui permangono differenze giuridiche tra uomini e donne, tra cui:

  • La discendenza matrilineare. Il figlio di madre ebrea nasce ebreo, il figlio di padre ebreo nasce ebreo se e solo se la madre è ebrea.
  • Il Pidyon Ha-Bat, una proposta cerimonia per neonate basata sul riscatto biblico (del figlio maggiore neonato: Pidyon HaBen). Il CJLS ha dichiarato che questa particolare cerimonia non deve essere celebrata. Altre cerimonie, come ad esempio lo Zeved habat (il “ricevimento” di una figlia appena nata), dovrebbero invece essere utilizzate per indicare lo status speciale di una nuova figlia nata.[33]

Una ketubah dell’Ebraismo conservatore comprende una clausola che mette marito e moglie su un piano più paritario quando si tratta di matrimonio e di legge sul divorzio secondo la Halakhah.[34] Il CJLS ha recentemente riaffermato l’obbligo delle donne conservatrici di osservare la niddah (astinenza sessuale durante e dopo le mestruazioni) e il mikveh (immersione rituale) dopo le mestruazioni, sebbene ne abbia mitigato certi particolari. Tali pratiche, sebbene siano dei requisiti dell’Ebraismo conservatore, non sono spesso osservate dal laicato conservatore.

Cambiamenti nella posizione conservatrice[modifica | modifica wikitesto]

Vasca rituale di una mikveh medievale, a Spira (Germania)

Prima del 1973, l’Ebraismo conservatore aveva ruoli più limitati per le donne ed era simile alla posizione tenuta dall’Ebraismo ortodosso moderno, con cambiamenti su questioni come i posti a sedere misti, la leadership della sinagoga e la chiamata al podio per leggere la Torah. Nel 1973, il CJLS dell’Assemblea Rabbinica ha votato, senza emettere un parere, che le donne potevano contare in un minian. Nel 1983, la facoltà dello Jewish Theological Seminary d’America (JTSA) ha votato, sempre senza emettere un parere, di ordinare le donne come rabbini e cantori.[34]

Nel 2002, il CJLS ha adottato un responsum di Rabbi David Fine,[35] che fornisce un fondamento religioso ufficiale a tali azioni e spiega l’approccio conservatore corrente circa il ruolo delle donne nella preghiera.

Nel 2006, il CJLS ha adottato tre responsa in materia di niddah, che riaffermano l’obbligo delle donne conservatrici di astenersi da rapporti sessuali durante e dopo le mestruazioni e di immergersi in un mikveh prima di ricominciarli, mentre ne liberalizzano i requisiti di osservanza, tra cui l’abbreviazione del periodo di niddah, eliminando le restrizioni sul contatto non sessuale durante la niddah e riducendo le circostanze dove problemi dermatologici o simili richiederebbero l’astinenza.[36]

In tutti i casi si è comunque mantenuta l’opzione di seguire l’approccio ortodosso. I singoli rabbini conservatori e le rispettive sinagoghe non sono tenuti ad adottare uno qualsiasi di questi cambiamenti ed un esiguo numero non ne hanno adottato nessuno.

Ebraismo riformato[modifica | modifica wikitesto]

L’Ebraismo riformato crede nella parità tra uomini e donne. Il movimento di riforma rifiuta l’idea che l’Halakhah (Legge ebraica) sia l’unica forma legittima del processo decisionale ebraico, e sostiene che gli ebrei possono e devono considerare la loro coscienza ed i principi etici insiti nella tradizione ebraica al momento di decidere su un giusto corso d’azione. Vi è un ampio consenso tra gli ebrei riformati che le distinzioni tradizionali tra il ruolo degli uomini e delle donne siano antitetiche ai principi etici più profondi dell’Ebraismo. Ciò ha consentito alle comunità riformate di permettere alle donne di eseguire molti rituali tradizionalmente riservati agli uomini, come per esempio:

  • La lettura pubblica della Torah (ba’al kriah)
  • Far parte di un minian
  • Essere chiamate ad un aliyah per leggere la Torah
  • Servire come cantore (shalich tzibbur)
  • Officiare come rabbino e decisore halakhico (posek)
  • Indossare il tallit ed i tefillin

Problematiche sui matrimoni misti hanno inoltre influenzato la posizione ebraica riformata sul genere e l’Identità di genere. Nel 1983, la “Conferenza Centrale dei Rabbini Americani” ha approvato una risoluzione che rinuncia alla necessità della conversione formale per chiunque abbia almeno un genitore ebreo e ha fatto atti affermativi di identità ebraica. Questo si discosta dalla posizione tradizionale che richiede una conversione formale per i bambini che non hanno madre ebrea.[37]

La risoluzione del 1983 del movimento riformato americano ha avuto un’accoglienza mista nelle comunità ebraiche riformate al di fuori degli Stati Uniti. Per esempio, il Movimento Israeliano di Ebraismo Progressista ha rifiutato la discendenza patrilineare e richiede una conversione formale per coloro che non hanno madre ebrea.[38]

Approcci riformati al cambiamento[modifica | modifica wikitesto]

L’Ebraismo riformato in generale ritiene che le varie differenze tra i ruoli di uomini e donne nella legge ebraica tradizionale non sono pertinenti alle condizioni moderne e quindi non applicabili oggi. Di conseguenza, non vi è stata alcuna necessità di sviluppare argomentazioni giuridiche analoghe a quelle postulate nell’ambito dei movimenti ortodossi e conservatori.

Ebraismo ricostruzionista[modifica | modifica wikitesto]

La parità tra donne e uomini è un principio fondamentale e caratteristico dell’Ebraismo ricostruzionista. Fin dall’inizio, il rituale ebraico ricostruzionista permetteva a uomini e donne di pregare insieme – una decisione basata sulla filosofia egalitaria. Fu su questa base che Rabbi Mordecai Kaplan richiese la piena parità tra donne e uomini, nonostante le ovvie difficoltà a conciliare questa posizione con le norme di osservanza ebraica tradizionale.[39] Il Movimento Ricostruzionista ha ordinato donne rabbino fin dall’inizio.[40] Nel 1968, le donne vennero accettate al Reconstructionist Rabbinical College (Collegio Rabbinico Ricostruzionista), sotto la guida del rabbino Ira Eisenstein.[41] La prima donna ordinata rabbino ricostruzionista, Sandy Eisenberg Sasso, ha servito come rabbino della Congregazione Ricostruzionista di Manhattan nel 1976 e ha ottenuto il pulpito nel 1977 alla Congregazione Beth El Zedeck in Indianapolis. Sandy Eisenberg Sasso è stata accettata senza dibattiti o controversie successive.[42] Nel 2005, 24 su 106 sinagoghe del movimento negli Stati Uniti aveva delle donne come rabbini principali o assistenti.[43] Nel 2013 Rabbi Deborah Waxman è stata eletta Presidente del Reconstructionist Rabbinical College.[44][45] In qualità di Presidente, si pensa che sia la prima donna e la prima lesbica a guidare un’istituzione congregazionale ebraica e il primo rabbino donna e la prima lesbica a dirigere un seminario ebraico: il Reconstructionist Rabbinical College è infatti sia un’istituzione congregazionale sia un seminario.[44][46]

La comunità ricostruzionista ha iniziato ad includere donne nel minian e permettere che vengano chiamate a leggere la Torah durante l‘aliyah. hanno inoltre continuato la pratica del bat mitzvah.[47] Il ricostruzionismo inoltre permette alle donne di officiare altre funzioni tradizionalmente riservate agli uomini, come per esempio servire da testimoni, condurre i servizi liturgici,[48] letture pubbliche della Torah, indossare indumenti rituali di preghiera come i tallitot e i kippot.[49] Il Movimento Ricostruzionista in generale si è impegnato a creare liturgie in consonanza con l’uguaglianza dei sessi e la celebrazione della vita femminile.[50] La Federazione delle Congregazioni Ricostruzioniste ha inoltre sviluppato programmi educativi per insegnare la piena accettazione di persone gay e/o lesbiche, come anche quei rituali che affermano le relazioni lesbiche.[51][52] In Canada, i rabbini officiano in matrimoni dello stesso sesso.[53] L’Ebraismo ricostruzionista permette l’ordinazione di rabbini e cantori che siano apertamente gay e/o lesbiche. Diversi membri preminenti della comunità ricostruzionista si sono dedicati ai problemi della violenza domestica[54][55][56][57] Altri dedicano le proprie energie ad aiutare le donne ad ottenere il diritto al divorzio nelle comunità ebraiche tradizionali.[58] Molti hanno sostenuto vocalmente il diritto delle donne ebree di pregare ad alta voce e leggere la Torah presso il Muro Occidentale di Gerusalemme – il gruppo “Donne del Muro”.[59]

Quando i ruoli delle donne in religione cambiano, ci possono essere dei cambiamenti anche nel ruolo degli uomini. Con la difesa della discendenza patrilineare negli anni 1970, l’Associazione Rabbinica Ricostruzionista ha affermato il principio che un uomo che si prende la responsabilità di far crescere un bambino ebreo, può passare l’ebraismo alla prossima generazione, proprio come la donna. Tutti i bambini che ricevono un’educazione ebraica sono considerati ebrei nell’Ebraismo ricostruzionista, indipendentemente dal sesso del loro genitore ebreo.[60]

 

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Donne nell’ebraismo

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Regina Jonas, prima donna ordinata rabbino, in Germania nel 1935. Morì ad Auschwitz nel 1944.[1]

Il ruolo delle donne nell’Ebraismo è determinato dalla Bibbia ebraica, dalla Legge Orale (il corpus di letteratura rabbinica), dalla tradizione (Minhag), e da fattori culturali non religiosi. Sebbene la Bibbia ebraica e la letteratura rabbinica citino vari modelli femminili di comportamento, la Legge religiosa considera la donna differentemente a seconda delle varie circostanze sociali e religiose.

Era biblica[modifica | modifica wikitesto]

Debora, profetessa e giudice (incisione di Gustave Doré, 1832)

Sono relativamente poche le donne menzionate nella Bibbia per nome e ruolo, suggerendo che erano raramente in prima linea nella vita pubblica. Ci sono un certo numero di eccezioni a questa regola, comprese le Matriarche SaraRebeccaRachele e LiaMiriam la profetessa, Debora il Giudice, Culda la profetessa, Abigail che sposò DavideRaab e Ester. Nel racconto biblico queste donne non furono contrastate da opposizione per la loro presenza pubblica.

Secondo la tradizione ebraica, una alleanza fu formata tra gli Israeliti e il Dio di Abramo sul Monte Sinai. La Torah racconta che sia gli uomini e le donne d’Israele erano presenti al Sinai, tuttavia l’alleanza fu formulato in modo tale che gli uomini vennero obbligati ad eseguirne i dettami garantire che i membri delle loro famiglie (mogli, figli e servitori) soddisfacessero tali dettami. In questo senso, l’alleanza vincola anche le donne, sebbene indirettamente.[2]

Il matrimonio e il diritto di famiglia in tempi biblici favorivano gli uomini a scapito delle donne. Ad esempio, un marito poteva divorziare la propria moglie, se così decideva, ma una moglie non poteva divorziare il marito senza il suo consenso. La pratica del levirato si applicava alle vedove di mariti defunti senza figli, ma non ai vedovi delle mogli defunte senza figli. Le leggi che regolano la perdita della verginità femminile non hanno equivalente nel maschile. Queste e altre disuguaglianze di genere presenti nella Torah indicano che le donne furono subordinate agli uomini in tempi biblici, ma indicano anche che la società biblica reputava come fondamentale la continuità, proprietà e l’unità della famiglia.[2] Tuttavia gli uomini avevano obblighi specifici che dovevano ottemperare per le loro mogli. Tra questi, la fornitura di indumenti, cibo e rapporti sessuali con le proprie mogli.[3]

Le donne ebbero un ruolo anche nella vita rituale. Le donne (e gli uomini) erano tenute a fare un pellegrinaggio al Tempio di Gerusalemme una volta all’anno e offrire il sacrificio pasquale. Lo facevano inoltre in occasioni speciali di vita, come per esempio il todah (“ringraziamento”) dopo un parto. Partecipavano quindi a molti dei principali ruoli religiosi pubblici, più degli uomini leviti, anche se meno spesso e in scala leggermente inferiore e generalmente più discreta.

Le donne dipendevano dagli uomini economicamente,in genere non possedendo proprietà, tranne nel raro caso dell’ereditare terra da un padre senza figli maschi. Anche “in questi casi, le donne erano tenute a risposarsi all’interno della tribù, in modo da non diminuire i suoi possedimenti terrieri.”[2]

Era talmudica[modifica | modifica wikitesto]

La letteratura rabbinica classica contiene citazioni che possono essere considerate come elogiative e dispregiative delle donne. Il Talmud afferma che:

  • Maggiore è la ricompensa che viene data dall’Onnipotente alle donne (giuste) rispetto agli uomini (giusti)[4]
  • Dieci misure di discorso scesero sul mondo, le donne ne hanno prese nove[5]
  • Le donne sono luce sulla cruda conoscenza — cioè, posseggono più intuizione[6]
  • Un uomo senza moglie vive senza gioia, benedizione e bontà; l’uomo deve amare sua moglie come se stesso e rispettarla più di se stesso[7]
  • Quando Rav Yosef b. Hiyya sentì i passi di sua madre, ebbe a dire: Mi alzerò in piedi all’arrivo della presenza divina[8]
  • Israele fu redento dall’Egitto in virtù delle proprie donne giuste[9]
  • Un uomo deve stare attento a non parlare mai con disprezzo di sua moglie, perché le donne sono inclini alle lacrime e sensibili all’insulto[10]
  • Le donne hanno una fede più grande degli uomini[11]
  • Le donne hanno maggiori poteri di discernimento[12]
  • Le donne sono particolarmente tenere d’animo[13]

Mentre poche donne sono menzionate per nome nella letteratura rabbinica e nessuna pare sia nota per aver scritto un’opera rabbinica, coloro che sono menzionate vengono ritratte per aver avuto una forte influenza sui rispettivi mariti, e occasionalmente di esser state rinomate pubblicamente. Tra gli esempi conosciuti si annoverano Bruriah, moglie del rabbino Tanna Rabbi Meir; Rachele, moglie di Rabbi Akiva; Yalta, moglie del saggio Amora Rabbi Nachman. La moglie di Rabbi Eliezer ben Hurcanus (del periodo mishnahico) consigliò al marito di assumere la leadership del Sinedrio.

Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

Come la maggior parte delle donne in Europa, le donne ebree nel Medioevo avevano ruoli esclusivamente di tipo domestico e matrimoni combinati; le spose bambine erano comuni. Alle donne ebree era in genere vietata la detenzione di ruoli formali di leadership con autorità sugli uomini. In merito alla comunità ebraica europea, Avraham Grossman ha scritto: “Per tutto il Medioevo, che dura circa un migliaio di anni, non troviamo neanche una sola donna di importanza tra i saggi di Israele… Inoltre, per un periodo di mille anni, non una sola donna ebrea ha scritto un’opera halakhica, letteraria, teorica, mistica, o poetica, con l’eccezione di una manciata di poesie scritte da donne ebree in Spagna.”[14] L’Ebraismo mediorientale, invece, ha un’abbondanza di letterati femminili. La Geniza del Cairo è piena di corrispondenze scritte (a volte dettate) tra familiari e coniugi. Molte di queste lettere sono pie e poetiche, ed esprimono il desiderio di essere in più stretti rapporti o in più frequente contatto con una persona cara che è talmente lontana da poter essere raggiunta solo da corrispondenza scritta. Ci sono anche documenti di testamenti e altri documenti legali personali, come anche petizioni scritte ai funzionari nei casi di abuso coniugali o altri conflitti tra i membri della famiglia, scritti o dettati da donne.[15]

Dopo l’‘espulsione delle comunità ebraiche dai regni spagnoli e dai loro possedimenti nel 1492, le donne divennero praticamente l’unica fonte di rituale ebraico nel mondo cattolico in base ad un fenomeno noto come Cripto-Giudaismo. Le donne criptogiudaiche macellavano i propri animali e facevano in modo di osservare il maggior numero di leggi alimentari ebraiche e rituali del ciclo di vita, cercando di non destare sospetti. Di tanto in tanto, queste donne venivano perseguite dall’Inquisizione per comportamenti sospetti, come l’accensione delle candele per onorare lo Shabbat o il rifiuto di mangiare carne di maiale quando era loro offerta. L’Inquisizione indagava le donne criptogiudaiche almeno tanto quanto gli uomini criptogiudaici, perché le donne erano accusate di perpetuare la tradizione ebraica, mentre gli uomini semplicemente consentivano alle loro mogli e figlie di organizzare la famiglia in tal modo.[16]

Legge domestica[modifica | modifica wikitesto]

Rabbeinu Gershom promulgò un decreto rabbinico (takhanah) che proibiva la poligamia tra gli ebrei aschenaziti. I rabbini istituirono metodi legali per consentire alle donne di presentare petizioni al Tribunale rabbinico (Beth Din) per ottenere un divorzio. Maimonide statuì che una donna che trovasse il marito “ripugnante”, poteva ottenere il divorzio, “perché ella non è come una prigioniera, da essere sottoposta a rapporti sessuali con uno che le è odioso.”[17]

I rabbini inoltre istituirono e rafforzarono i divieti di violenza domestica. Rabbi Peretz ben Elia dichiarò: “Il grido delle figlie del nostro popolo è stato ascoltato riguardo ai figli d’Israele che alzano le mani per colpire le loro mogli. Ma chi ha dato al marito l’autorità di picchiare la moglie?” Rabbi Rothberg stabilì che “è la maniera dei Gentili di comportarsi così, ma il cielo non voglia che anche gli ebrei lo facciano! E uno che picchia la moglie deve essere scomunicato e bandito e a sua volta picchiato.” Rabbi Rothenberg decretò anche che una moglie maltrattata poteva presentare una petizione al Tribunale rabbinico per costringere il proprio marito a concedere il divorzio, con una pena pecuniaria dovuta oltre ai soldi della ketubah regolare. Queste sentenze si verificavano nel bel mezzo di una società in cui picchiare la moglie era approvato legalmente e di routine.[14]

Sviluppi religiosi[modifica | modifica wikitesto]

Gli sviluppi religiosi di questo periodo inclusero una mitigazione delle proibizioni contro l’insegnamento della Torah alle donne, e l’incremento di gruppi di preghiera tra le donne di Francia e Germania. Questi cambiamenti vennero accompagnati da un aumento di restrizioni pietistiche, compresi i maggiori requisiti di modestia nel vestire (tzniut) e maggiori obblighi durante il periodo delle mestruazioni (niddah). Allo stesso tempo, ci fu un aumento di interpretazioni filosofiche e midrashiche raffiguranti le donne in una luce negativa, che sottolineavano un dualismo tra materia e spirito in cui la femminilità era associata negativamente con la terra e la materia.[14]

L’aumento e la crescente popolarità della Cabala, che enfatizzava la Shekhinah e gli aspetti femminili della presenza divina e il rapporto umano-divino, e che vedeva il matrimonio come un patto sacro tra i partner piuttosto che un contratto civile, ebbe una grande influenza. I cabalisti spiegavano il fenomeno delle mestruazioni come espressioni del carattere demoniaco o peccaminoso della mestruata.[18] Interpretazioni mistiche di ciò che accade alle anime degli uomini nell’Aldilà e sullo Shabbat, differivano significativamente da quello che si interpretava riguardo alle anime delle donne.[19]

Oggi[modifica | modifica wikitesto]

Ebraismo ortodosso[modifica | modifica wikitesto]

Mechitza (partizione) vista dalla balconata delle donne, Sinagoga B’nai Jacob di Ottumwa (USA)

L’Ebraismo ortodosso talvolta prescrive ruoli e obblighi religiosi diversi per uomini e per donne. Ci sono opinioni divergenti tra gli ebrei ortodossi relative a tali differenze. La maggior parte sostengono che uomini e donne hanno ruoli complementari, ma diversi nella vita religiosa, con conseguenti obblighi religiosi differenti. Una minoranza all’interno della tradizione ortodossa crede che alcune di queste differenze non siano un riflesso della legge religiosa, ma piuttosto di cause culturali, sociali e storiche. Nel settore dell’istruzione, le donne sono state storicamente esenti da qualsiasi studio oltre ad una comprensione degli aspetti pratici della Torah e delle norme necessarie a mantenere osservante una famiglia ebrea – che hanno l’obbligo di imparare. Fino al XX secolo, le donne erano spesso scoraggiate dallo studiare il Talmud e altri testi ebraici avanzati. Negli ultimi 100 anni, l’educazione ebraica ortodossa per le donne è progredita enormemente.[20]

Alcuni rabbini ortodossi reputano gli sforzi contemporanei di cambiamento come motivati da ragioni sociologiche e non da interpretazioni religiose. Inoltre considerano che questi cambiamenti siano suggeriti da una possibile rottura con le norme stabilite di osservanza, e non consentono alle donne di impegnarsi in attività tradizionalmente riservate agli uomini.[21] Per esempio, i rabbini ortodossiharedi e chassidici scoraggiano le donne dall’indossare yarmulketallit o tefillin.

Nella maggioranza delle sinagoghe ortodosse, le donne non pronunciano il d’var Torah (breve sermone, generalmente sulla porzione biblica settimanale) dopo e tra i servizi liturgici. Inoltre alcune sinagoghe ortodosse moderne hanno i mechitzot, partizioni che dividono l’ala sinistra e destra della sinagoga (invece della solita divisione tra parte frontale e posteriore della sinagoga, con le donne che siedono nel retro), con la sezione delle donne da una parte e quella degli uomini dall’altra.[22] Ciò viene visto come più egualitario, poiché le donne non sono in tal modo poste più distanti dal servizio liturgico degli uomini.

Regole di modestia[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Tzniut.

L’importanza della modestia nel vestire e della condotta è sottolineata in particolare tra le ragazze e le donne nella società ortodossa. Molte donne ortodosse indossano solo gonne ed evitano di portare i pantaloni e alcune donne ortodosse sposate si coprono i capelli con una parrucca, un cappello o una sciarpa. L’Ebraismo prescrive la modestia sia per gli uomini che per le donne.

Regole di purezza[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Niddah.

In conformità alla legge ebraica, le donne ebree ortodosse si astengono dal contatto con i propri mariti mentre hanno le mestruazioni, per un periodo di 7 giorni dopo le mestruazioni, e dopo la nascita di un figlio. Il Rabbinato di Israele ha recentemente nominato donne in qualità di yoatzot, consiglieri halakhici su delicate questioni personali come la purezza famigliare.

Ebraismo ortodosso moderno[modifica | modifica wikitesto]

Donna ebrea in preghiera con tallit e tefillin presso il Muro Occidentale di Gerusalemme

Rabbi Joseph Soloveitchik, uno dei leader della profonda influenza che la moderna ortodossia ebraica ha avuto negli Stati Uniti, ha scoraggiato le donne dal servire come presidenti di sinagoghe o altre posizioni ufficiali di leadership, e dallo svolgere altre mitzvot (comandamenti) tradizionalmente osservati dagli uomini in esclusiva, come ad esempio indossare un tallit o i tefillin. Soloveitchik ha scritto che mentre le donne non mancano della capacità di eseguire tali atti, non vi è mesorah (tradizione ebraica) che li permetta. Nel prendere tale sua decisione, ha fatto valere la legge orale ebraica, tra cui una Mishnah in Chulin 2a e un Beit Yoseph in Tur Yoreh Deah, affermando che una donna può svolgere un servizio comunitario ufficiale specifico per le proprie esigenze, ma non quelle altrui.[23]

Le questioni femminili hanno suscitato più interesse con l’avvento del femminismo. Molte donne ebree ortodosse moderne e rabbini ortodossi moderni hanno cercato di fornire una maggiore e più avanzata formazione ebraica alle donne. Poiché la maggior parte delle donne moderne ortodosse frequentano università e molte ricevono lauree specialistiche in una varietà di campi, l’ortodossia moderna ritiene generalmente che la loro istruzione ebraica debba essere uguale a quella laica secolare. Esiste ora un intero genere di letteratura femminista ortodossa, che ha provocato cambiamenti all’interno di alcune sinagoghe e comunità ortodosse.[24] La formazione delle ragazze e donne ebree si è sviluppata enormemente negli ultimi 30 anni. Qualche polemica suscitano le questioni se le donne debbano e/o possano imparare il Talmud. Mentre la maggior parte dei segmenti ortodossi moderni apparentemente sostengono l’istruzione delle donne, l’ammissibilità allo studio del Talmud per le donne non è accettata dalla maggior parte dell’ortodossia moderna.[24]

Gruppi di preghiera femminili[modifica | modifica wikitesto]

Gruppi separati di preghiera per le donne ebree erano una consuetudine sancita dagli ebrei tedeschi nel Medioevo. Il Kol Bo prevede, nelle leggi del Tisha b’Av:

«E recitano litanie lì per circa un quarto della notte, gli uomini nella loro sinagoga e le donne nella loro sinagoga. E allo stesso modo durante il giorno gli uomini recitano litanie da soli e le donne da sole, finché circa un terzo della giornata è passato.»
(Jewish Encyclopedia[25])

In Germania, nei secoli XII e XIII, i gruppi di preghiera femminili erano condotti da cantori donne. Rabbi Eleazaro di Worms, nella sua elegia per la moglie Dulcla, la lodò per aver insegnato ad altre donne di pregare e abbellire la preghiera con la musica. La lapide tombale di Urania di Worms, morta nel 1275, contiene l’iscrizione “che cantò piyyutim per le donne con voce melodiosa”. Nel Libro Memoriale di Norimberga, una certa Richenza venne nominata col titolo “guida delle preghiere delle donne.”[26]

Più recentemente diverse donne ortodosse hanno cominciato ad organizzare gruppi di tefila (preghiera), iniziando dagli anni 1970. Sebbene le autorità giudiziarie ortodosse concordino sul fatto che le donne non possono formare una minian (quorum di preghiera) con lo scopo officiare servizi liturgici regolari, le donne in questi gruppi leggono le preghiere e studiano la Torah. Un certo numero di leader di tutti i segmenti dell’Ebraismo ortodosso hanno commentato su questo tema, ma ha avuto uno scarso impatto tra gli ebrei haredi e sefarditi. Tuttavia, l’emergere di questo fenomeno ha provocatro un forte dibattito tra gli ebrei ortodossi moderni, che continua a tutt’oggi. Ci sono tre scuole di pensiero su questo tema:

  • L’opinione più comune, tenuta da alcune autorità ortodosse moderne e dalla maggior parte dei rabbini haredi, afferma che qualsiasi gruppo di preghiera femminile sia assolutamente proibito dalla Halakhah (legge ebraica)
  • Un secondo punto di vista sostiene che gruppi di preghiera femminili possano essere compatibili con la Halakhah, ma solo se non svolgono un servizio di preghiera completo (cioè non includono alcune parti del servizio noto come devarim she-bi-kdusha) e solo se tali servizi siano spiritualmente e sinceramente motivati; non possono essere sanciti se sono ispirati da un desiderio di ribellarsi alla Halakhah. Membri di questo gruppo includono Rabbi Avraham Elkana Shapiro, l’ex Rabbino capo britannico Immanuel Jakobovits e Rabbi Avi Weiss.[27]
  • Un terzo punto di vista si dichiara a favore della accettabilità di chiamare le donne a leggere la Torah nei servizi misti, e di far loro condurre alcune parti del servizio liturgico che non richiedano un minian.[28][29]

Donne come testimoni[modifica | modifica wikitesto]

Donne ebree in preghiera e lettura (Gerusalemme)

Tradizionalmente, le donne generalmente non sono autorizzate a servire come testimoni in un Beth Din (tribunale rabbinico) ortodosso, anche se recentemente è stato loro permesso di servire come toanot (avvocati) in tali tribunali. Questa limitazione ha delle eccezioni che hanno richiesto l’analisi del diritto rabbinico, poiché il ruolo delle donne nella società e gli obblighi dei gruppi religiosi ai sensi del diritto civile esterno sono stati oggetto di crescente scrutinio.

Il recente caso del rabbino Mordecai Tendler, il primo rabbino ad essere espulso dal Rabbinical Council of America (RCA) a seguito di accuse di molestie sessuali, ha illustrato l’importanza del chiarimento della Halakhah ortodossa in questa area. Rabbi Tendler ha sostenuto che la tradizione di escludere le donne dalla testimonianza dovrebbe obbligare il RCA ad ignorare le accuse. Ha sostenuto che, poiché la testimonianza di una donna non può essere ammessa in un tribunale rabbinico, non esistono validi testimoni contro di lui e quindi il caso della sua espulsione debe essere respinto per mancanza di prove.[30] In una sentenza di notevole importanza per la capacità delle donne ortodosse di tutelarsi giuridicamente ai sensi della legge ebraica, il rabbino haredi Benzion Wosner, scrivendo a nome del Beth Din Shevet Levi, di Monsey (New York), ha identificato i casi di molestie sessuali come rientranti nel campo di una classe di eccezioni ad esclusione tradizionale, in base al quale “anche i bambini e/o le donne ” hanno non solo il diritto ma l’obbligo di testimoniare, e possono essere ascoltati dal tribunale rabbinico quali testimoni validi:

«Il Ramah [Meir Abulafia] nel Choshen Mishpat (Siman 35, 14) sentenzia che nel caso in cui solo le donne si riuniscono o nel caso in cui solo le donne possono eventualmente testimoniare, (in questo caso le presunta molestie avvenute a porte chiuse) esse possono e devono certamente testimoniare.»
(Terumas Hadeshen Siman 353 e Agudah Perek 10, Yochasin)
«Tale è anche la sentenza del Maharik, di David ben Solomon ibn Abi Zimra e del Mahar”i di Minz. Anche quei “Poskim” che normalmente non accettano testimoni femminili, certamente sarebbero d’accordo in questo nostro caso… in cui esiste ampia prova che il rabbino in questione ha violato i precetti della Torah, perciò sia i bambini che le donne sono certamente kosher come testimoni, come il Chasam Sofer [Moses Sofer] ha indicato nel suo sefer (monografia) (Orach Chaim T`shuvah 11)[31]»

Il Rabbinical Council of America, mentre inizialmente si basava sulla propria indagine probatoria, ha successivamente scelto di accettare la decisione halakhica del corpo rabbinico haredi come autorevole nella data situazione.[31]

Approccio ortodosso al cambiamento[modifica | modifica wikitesto]

I capi delle comunità haredi sono stati fermi nella loro opposizione ad un cambiamento del ruolo della donna, sostenendo che i vincoli religiosi e sociali sulle donne, come dettato dai testi tradizionali ebraici, sono senza tempo e non sono influenzati dal cambiamento sociale contemporaneo. Molti sostengono anche che dare i ruoli tradizionalmente maschili alle donne toglierebbe sia alle donne che agli uomini la capacità di condurre una vita veramente appagante. Inoltre, gli haredim hanno talvolta percepito gli argomenti di liberalizzazione come in realtà derivanti da un antagonismo alla legge ebraica ed ai principi di fede in generale, sostenendo che mantenere la fede richiede un resistere alle idee laiche e “non ebraiche”.

L’Ebraismo ortodosso moderno, in particolare nelle sue varianti più liberali, tende ad esaminare le modifiche proposte riguardanti il ruolo delle donne su una base specifica, caso per caso, concentrandosi sugli argomenti circa il ruolo religioso e giuridico di specifiche preghiere, rituali e attività. Tali argomentazioni hanno avuto la tendenza a concentrarsi sui casi in cui il Talmud e altre fonti tradizionali esprimono punti di vista multipli o più liberali, in particolare quando il ruolo delle donne in passato è stato senza dubbio più ampio di quello in tempi più recenti. Sostenitrici femministe all’interno dell’ortodossia tendono a rimanere all’interno del processo legale di argomentazione tradizionale, cercando un approccio gradualista ed evitando argomentazioni generiche contro la tradizione religiosa in quanto tale.[32]

Ebraismo conservatore[modifica | modifica wikitesto]

Donne che leggono la Torah (Gerusalemme)

Sebbene la posizione dell’Ebraismo conservatore verso le donne inizialmente si discostasse poco da quella ortodossa, in tempi recenti ha minimizzato le differenze legali e rituali tra uomini e donne. Il “Committee on Jewish Law and Standards” (CJLS) dell’Assemblea Rabbinica internazionale ha approvato una quantità di decisioni e responsa su questa materia. Ciò permette la partecipazione attiva delle donne nelle seguenti aree:

  • Lettura pubblica della Torah (ba’al kriah)
  • Essere contate come parte di un minian
  • Essere chiamate peruna aliyah, lettura della Torah in sinagoga
  • Officiare come cantore (shalich tzibbur)
  • Servire in qualità di rabbino e decisore halakhico (posek – arbitro in materia di legge religiosa)
  • Indossare un tallit ed i tefillin

Un rabbino può o non può decidere di adottare particolari provvedimenti per la propria congregazione, quindi alcune congregazioni conservatrici sono più o meno egalitarie rispetto ad altre. Tuttavia, ci sono altre aree in cui permangono differenze giuridiche tra uomini e donne, tra cui:

  • La discendenza matrilineare. Il figlio di madre ebrea nasce ebreo, il figlio di padre ebreo nasce ebreo se e solo se la madre è ebrea.
  • Il Pidyon Ha-Bat, una proposta cerimonia per neonate basata sul riscatto biblico (del figlio maggiore neonato: Pidyon HaBen). Il CJLS ha dichiarato che questa particolare cerimonia non deve essere celebrata. Altre cerimonie, come ad esempio lo Zeved habat (il “ricevimento” di una figlia appena nata), dovrebbero invece essere utilizzate per indicare lo status speciale di una nuova figlia nata.[33]

Una ketubah dell’Ebraismo conservatore comprende una clausola che mette marito e moglie su un piano più paritario quando si tratta di matrimonio e di legge sul divorzio secondo la Halakhah.[34] Il CJLS ha recentemente riaffermato l’obbligo delle donne conservatrici di osservare la niddah (astinenza sessuale durante e dopo le mestruazioni) e il mikveh (immersione rituale) dopo le mestruazioni, sebbene ne abbia mitigato certi particolari. Tali pratiche, sebbene siano dei requisiti dell’Ebraismo conservatore, non sono spesso osservate dal laicato conservatore.

Cambiamenti nella posizione conservatrice[modifica | modifica wikitesto]

Vasca rituale di una mikveh medievale, a Spira (Germania)

Prima del 1973, l’Ebraismo conservatore aveva ruoli più limitati per le donne ed era simile alla posizione tenuta dall’Ebraismo ortodosso moderno, con cambiamenti su questioni come i posti a sedere misti, la leadership della sinagoga e la chiamata al podio per leggere la Torah. Nel 1973, il CJLS dell’Assemblea Rabbinica ha votato, senza emettere un parere, che le donne potevano contare in un minian. Nel 1983, la facoltà dello Jewish Theological Seminary d’America (JTSA) ha votato, sempre senza emettere un parere, di ordinare le donne come rabbini e cantori.[34]

Nel 2002, il CJLS ha adottato un responsum di Rabbi David Fine,[35] che fornisce un fondamento religioso ufficiale a tali azioni e spiega l’approccio conservatore corrente circa il ruolo delle donne nella preghiera.

Nel 2006, il CJLS ha adottato tre responsa in materia di niddah, che riaffermano l’obbligo delle donne conservatrici di astenersi da rapporti sessuali durante e dopo le mestruazioni e di immergersi in un mikveh prima di ricominciarli, mentre ne liberalizzano i requisiti di osservanza, tra cui l’abbreviazione del periodo di niddah, eliminando le restrizioni sul contatto non sessuale durante la niddah e riducendo le circostanze dove problemi dermatologici o simili richiederebbero l’astinenza.[36]

In tutti i casi si è comunque mantenuta l’opzione di seguire l’approccio ortodosso. I singoli rabbini conservatori e le rispettive sinagoghe non sono tenuti ad adottare uno qualsiasi di questi cambiamenti ed un esiguo numero non ne hanno adottato nessuno.

Ebraismo riformato[modifica | modifica wikitesto]

L’Ebraismo riformato crede nella parità tra uomini e donne. Il movimento di riforma rifiuta l’idea che l’Halakhah (Legge ebraica) sia l’unica forma legittima del processo decisionale ebraico, e sostiene che gli ebrei possono e devono considerare la loro coscienza ed i principi etici insiti nella tradizione ebraica al momento di decidere su un giusto corso d’azione. Vi è un ampio consenso tra gli ebrei riformati che le distinzioni tradizionali tra il ruolo degli uomini e delle donne siano antitetiche ai principi etici più profondi dell’Ebraismo. Ciò ha consentito alle comunità riformate di permettere alle donne di eseguire molti rituali tradizionalmente riservati agli uomini, come per esempio:

  • La lettura pubblica della Torah (ba’al kriah)
  • Far parte di un minian
  • Essere chiamate ad un aliyah per leggere la Torah
  • Servire come cantore (shalich tzibbur)
  • Officiare come rabbino e decisore halakhico (posek)
  • Indossare il tallit ed i tefillin

Problematiche sui matrimoni misti hanno inoltre influenzato la posizione ebraica riformata sul genere e l’Identità di genere. Nel 1983, la “Conferenza Centrale dei Rabbini Americani” ha approvato una risoluzione che rinuncia alla necessità della conversione formale per chiunque abbia almeno un genitore ebreo e ha fatto atti affermativi di identità ebraica. Questo si discosta dalla posizione tradizionale che richiede una conversione formale per i bambini che non hanno madre ebrea.[37]

La risoluzione del 1983 del movimento riformato americano ha avuto un’accoglienza mista nelle comunità ebraiche riformate al di fuori degli Stati Uniti. Per esempio, il Movimento Israeliano di Ebraismo Progressista ha rifiutato la discendenza patrilineare e richiede una conversione formale per coloro che non hanno madre ebrea.[38]

Approcci riformati al cambiamento[modifica | modifica wikitesto]

L’Ebraismo riformato in generale ritiene che le varie differenze tra i ruoli di uomini e donne nella legge ebraica tradizionale non sono pertinenti alle condizioni moderne e quindi non applicabili oggi. Di conseguenza, non vi è stata alcuna necessità di sviluppare argomentazioni giuridiche analoghe a quelle postulate nell’ambito dei movimenti ortodossi e conservatori.

Ebraismo ricostruzionista[modifica | modifica wikitesto]

La parità tra donne e uomini è un principio fondamentale e caratteristico dell’Ebraismo ricostruzionista. Fin dall’inizio, il rituale ebraico ricostruzionista permetteva a uomini e donne di pregare insieme – una decisione basata sulla filosofia egalitaria. Fu su questa base che Rabbi Mordecai Kaplan richiese la piena parità tra donne e uomini, nonostante le ovvie difficoltà a conciliare questa posizione con le norme di osservanza ebraica tradizionale.[39] Il Movimento Ricostruzionista ha ordinato donne rabbino fin dall’inizio.[40] Nel 1968, le donne vennero accettate al Reconstructionist Rabbinical College (Collegio Rabbinico Ricostruzionista), sotto la guida del rabbino Ira Eisenstein.[41] La prima donna ordinata rabbino ricostruzionista, Sandy Eisenberg Sasso, ha servito come rabbino della Congregazione Ricostruzionista di Manhattan nel 1976 e ha ottenuto il pulpito nel 1977 alla Congregazione Beth El Zedeck in Indianapolis. Sandy Eisenberg Sasso è stata accettata senza dibattiti o controversie successive.[42] Nel 2005, 24 su 106 sinagoghe del movimento negli Stati Uniti aveva delle donne come rabbini principali o assistenti.[43] Nel 2013 Rabbi Deborah Waxman è stata eletta Presidente del Reconstructionist Rabbinical College.[44][45] In qualità di Presidente, si pensa che sia la prima donna e la prima lesbica a guidare un’istituzione congregazionale ebraica e il primo rabbino donna e la prima lesbica a dirigere un seminario ebraico: il Reconstructionist Rabbinical College è infatti sia un’istituzione congregazionale sia un seminario.[44][46]

La comunità ricostruzionista ha iniziato ad includere donne nel minian e permettere che vengano chiamate a leggere la Torah durante l‘aliyah. hanno inoltre continuato la pratica del bat mitzvah.[47] Il ricostruzionismo inoltre permette alle donne di officiare altre funzioni tradizionalmente riservate agli uomini, come per esempio servire da testimoni, condurre i servizi liturgici,[48] letture pubbliche della Torah, indossare indumenti rituali di preghiera come i tallitot e i kippot.[49] Il Movimento Ricostruzionista in generale si è impegnato a creare liturgie in consonanza con l’uguaglianza dei sessi e la celebrazione della vita femminile.[50] La Federazione delle Congregazioni Ricostruzioniste ha inoltre sviluppato programmi educativi per insegnare la piena accettazione di persone gay e/o lesbiche, come anche quei rituali che affermano le relazioni lesbiche.[51][52] In Canada, i rabbini officiano in matrimoni dello stesso sesso.[53] L’Ebraismo ricostruzionista permette l’ordinazione di rabbini e cantori che siano apertamente gay e/o lesbiche. Diversi membri preminenti della comunità ricostruzionista si sono dedicati ai problemi della violenza domestica[54][55][56][57] Altri dedicano le proprie energie ad aiutare le donne ad ottenere il diritto al divorzio nelle comunità ebraiche tradizionali.[58] Molti hanno sostenuto vocalmente il diritto delle donne ebree di pregare ad alta voce e leggere la Torah presso il Muro Occidentale di Gerusalemme – il gruppo “Donne del Muro”.[59]

Quando i ruoli delle donne in religione cambiano, ci possono essere dei cambiamenti anche nel ruolo degli uomini. Con la difesa della discendenza patrilineare negli anni 1970, l’Associazione Rabbinica Ricostruzionista ha affermato il principio che un uomo che si prende la responsabilità di far crescere un bambino ebreo, può passare l’ebraismo alla prossima generazione, proprio come la donna. Tutti i bambini che ricevono un’educazione ebraica sono considerati ebrei nell’Ebraismo ricostruzionista, indipendentemente dal sesso del loro genitore ebreo.[60]

il portale dell’ebraismo italiano

Le donne nell’ebraismo,
tra diritti e parità di genere

kotelIl recente scontro al Kotel (Muro Occidentale) di Gerusalemme tra le attiviste di Women of the Wall – movimento femminista religioso che rivendica la parificazione di ruoli tra uomini e donne all’interno dell’ebraismo – e un folto gruppo di giovani haredim ha generato in queste settimane un dibattito che va al di là dell’episodio stesso. In molti ambienti del mondo ebraico ortodosso la vicenda ha riportato l’attenzione sul ruolo della donna all’interno dell’ebraismo, su come si concilino le regole di una tradizione millenaria con l’emancipazione femminile, con l’uguaglianza di genere, su come regole diverse per uomini e donne siano da intendere come una discriminazione o meno. La discussione ha trovato posto anche sul Portale dell’ebraismo italiano (leggi) e abbiamo interpellato alcune voci, soprattutto femminili, per avere un quadro più chiaro su quali siano le questioni più sentite. “Credo che il tema vada diviso in due parti: da una parte il ruolo della donna in generale nella tradizione ebraica, dall’altra i tempi moderni. – spiega a Pagine Ebraiche rav Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano e presidente dell’Assemblea rabbinica italiana – La donna ha sempre avuto un ruolo fondamentale per l’ebraismo: c’è un passo della Torah in cui c’è una discussione tra Sarah e Avraham, e Sarah a un certo punto dice più o meno, ‘Decide Dio chi ha ragione’. E Dio risponde ‘Tutto ciò che Sarah ti dice, ascoltalo’. Da questo i chachamim deducono che Sarah è superiore ad Avraham in profezia. Quindi non possiamo parlare di un ruolo secondario. Abbiamo profetesse donne, donne capi politici, e così via”. Il rav, nel ricordare l’importanza delle donne nelle fonti, porta poi l’esempio di un midrash in cui compare Miriam davanti al padre, capo del Sinedrio, “che aveva deciso durante la persecuzione in Egitto di non fare più figli perché ‘tanto sarebbero stati uccisi’. Miriam gli dice, ‘il tuo decreto è peggiore di quello del faraone perché lui ha deciso di uccidere i maschi, tu di non far vivere nessuno. E poi il decreto del faraone prima o poi finirà, i malvagi non durano’. Il padre ascolta Miriam e decide di avere figli. E da quella decisione nasce Moshe Rabbenu”. “Questo per dire – aggiunge il rav – quanto la donna abbia un ruolo chiave nella fonti dell’ebraismo. E va ricordato che nelle discussioni talmudiche tra uomini e donne i ruoli sono sempre alla pari”. Diversa è la situazione sul fronte delle regole ed è questo il tema più sensibile. “Ci sono degli obblighi che la Halakha (la legge ebraica) prevede per gli uomini e da cui le donne sono esentate, in particolare parliamo delle cosiddette mitzvot a tempo determinato. Qui le cose per uomini e donne non sono parallele”. Il riferimento è all’esenzione, ad esempio, dall’obbligo di dire le tre preghiere giornaliere, di mettere i teffillin (i filattèri) ogni mattina, di mettere il talled (lo scialle che si usa durante la preghiera). Obblighi validi solo per gli uomini, come solo gli uomini officiano le preghiere in pubblico. “Non c’è da stupirsi di questa impronta, che deriva da migliaia di anni di storia e tradizione – sottolinea Livia Ottolenghi, assessore alla Scuola dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane – Certo la nostra società oggi è molto diversa e il ruolo femminile non è quello di allora: le donne sono professioniste, indipendenti, emancipate, con una famiglia. Forse bisognerebbe cercare di far partire da noi una riflessione maggior sul coinvolgimento delle donne al culto, sempre però nel rispetto dei confini della Halakha. Sono esigenze culturali che esistono oggi e credo non potranno che crescere in futuro”. Ottolenghi sottolinea l’importanza formativa per i giovani maschi di condurre la tefillah, la preghiera. “Questo per le ragazze manca. Anche se per il secondo anno ho partecipato alla lettura della Meghillat (il Rotolo – in questo caso di Esther – che si legge per Purim) delle donne al Pitigliani di Roma (una lettura condotta dalle donne per un pubblico di sole donne, permessa nell’alveo dell’ortodossia): è difficile ma è un’esperienza molto bella proprio perché impegnativa”. Proprio la lettura della Meghillah ha aperto una nuova strada per Miriam Camerini, regista milanese e prima donna italiana a iscriversi al percorso offerto in Israele dal Beit Midrash (Casa di studio) Har’El di due rabbini ortodossi, rav Daniel Sperber, docente di Talmud all’Università di Bar Ilan, e rav Herzl Hefter, già docente alla Yeshiva University. L’istituto di studi rabbinici è aperto sia a uomini sia donne e quindi queste ultime possono, al termine del percorso, essere ordinate rabbini. Un’opzione che però per molto mondo ortodosso non è considerata valida (si veda una recente lettera di rabbanim americani). Ma per Camerini questo non è un problema: “Chi decide cosa è superato dalla storia oppure no? Io mi sento all’interno di un’onda lenta che macina a acqua e piano piano porta al cambiamento. Un esempio? Le partenership minianim (comunità di preghiera egalitarie) in cui solitamente un uomo conduce la tefillah obbligatoria (Mincha e Shachrit) mentre a una donna è affidata la conduzione ad esempio della kabalat Shabat. Un modo per rispettare l’Halakha e allo stesso tempo affidare anche alle donne un ruolo di prestigio nel culto”. Camerini spiega di aver trovato nel Beit Misdrah Har’El una naturale risposta al suo desiderio di studio. “Sicuramente un uomo, che non ha provato sulla propria pelle il peso di queste esenzioni, non può capire cosa si prova. Non può capire cosa significa sentire e soffrire l’esclusione, come la sentivo io fino a 10 anni fa quando sono arrivata a Gerusalemme, dove poi ho capito che le cose non sono inamovibili”. Per lei come per Susanna Calimani, economista veneziana che lavora a Francoforte, è inevitabile parlare di un sistema in cui “le discriminazioni esistono”. “Io sono per trovare dei compromessi all’interno dell’ortodossia. – spiega Calimani – Ma un primo passo sarebbe ammettere che forse un minimo di discriminazione c’è. Credo che valga per tutte le questioni, anche per quelle laiche: non è facile per un uomo capire cosa significhi essere una donna, serve una buona dose d’empatia oppure di contatto con la problematica. Anche mio padre, per quanto sensibile, fino a che non sono nata io, finché io non gli ho posto dei problemi, per lui non erano probabilmente così importanti. Finché non ha visto che io soffrivo perché non contavo per minian, perché rimanevo fuori al tempio perché nella sinagoga piccola di Venezia non c’era il matroneo, lui come altri non si erano mai posti il problema ‘le donne dove si siedono?’. Sono problematiche che esistono ed è inutile negarle”.
Sulla divisione all’interno della sinagoga tra uomini e donne, il rabbino capo di Milano Arbib spiega che è una “divisione fondamentale e lo ricorda anche un Maestro come rav Joseph Soloveitchik. Se le donne però non sentono la tefillah, questo è un problema della struttura della sinagoga, si può mettere una mehizah (divisione) per rendere a tutti accessibile l’ascolto. Ma il Bet HaKnesset (la sinagoga) non è un luogo di incontro, è un luogo di preghiera, e mescolare uomini e donne rende difficile la preghiera, la separazione è un modo per concentrarsi sulla teffilah e non pensare ad altro”. A riguardo Calimani, in un discorso tenuto per la Giornata della Cultura ebraica dedicato alla donna, allarga la prospettiva e spiega la sua sensazione di marginalità: “Qualcuno si dimenticava di portare i libri in matroneo? Poco male, andavo a chiederne agli uomini. Il matroneo era inaccessibile causa lavori in corso? Poco male, mi mettevo a spostare le macerie e le seggiole rotte. Ci si scordava di mettere le candele per Tishabeav in matroneo? Poco male, scendevo a prenderle. Le donne avevano poco spazio durante il Tashlich? Poco male, chiedevo il permesso per avere uno spazio più ampio dedicato alle donne. Ma ogni volta pesava sempre di più. Un po’ alla volta capii che il problema era bidirezionale: da un lato gli uomini con la frequente disattenzione al mondo femminile e alle esigenze di chi, pur non essendo obbligato, sceglieva di adempiere alle mitzwoth; dall’altro le donne rassegnate e un po’ passive, che stavano là dove le avevano messe. Forse perché quello era sempre stato il loro posto, o forse (e allora beate loro) non ci si sentivano tanto a disagio quanto mi ci sentivo invece io”. Serve, aggiunge a Pagine Ebraiche, un impegno femminile, che le donne “si scrollino di dosso un po’ di passività: per le conquiste ci vuole impegno. Se no rimane lo status quo. Anche le suffraggette all’inizio non erano ascoltate”. L’esigenza, sottolinea, non è quella di rivoluzionare come nel caso dei reform ma “sapere ad esempio dai nostri rabbini quale la loro posizione rispetto alle donne che hanno voglia di fare”.
Per rav Arbib, il cambiamento chiave nella modernità rispetto al ruolo della donna è stato il peso dello studio: “prima, a parte rare eccezioni, le donne non studiavano. Succedeva fra gli ebrei, succedeva nel mondo circostante. Questa cosa è cambiata: ci sono scuole di altissimo livello, ortodosse, che preparano studi molti approfonditi. La scuola Beit Yaakov in Polonia è stata capostipite di questo cambiamento ed è un dato molto importante. E da qui ne sono nate molte altre”. Se a questa evoluzione possa seguire ad altre novità sul ruolo femminile, il rav risponde: “il cambiamento non può venire a sconvolgere la Halakha. L’argomentazione che tutti possono interpretare l’Halakha è tipicamente riformata. Non è così. Ci sono autorità rabbiniche in ogni epoca, a cui tutti facciamo riferimento. Le citazioni di opinioni più o meno facilitanti di vario tipo sono citazioni di persone rispettabili che molto spesso lasciano il tempo che trovano. Quello che non si capisce che il mondo ortodosso ha i suoi tempi, io pongo una domanda che può avere un risposta oggi ma anche in un periodo molto più lungo, però io devo aspettare una risposta, e devo fare riferimento ai grandi di una generazione. Solo così le cose possono andare avanti. Così è accaduto ad esempio per il Beit Yaakov e così accade per il resto”. Serve dunque tempo e, riconosceva su queste colonne Anna Segre, docente di un liceo a Torino, “nel mondo ebraico ortodosso negli ultimi decenni sono stati fatti grandi passi avanti per quanto riguarda il ruolo della donna (ed è questa la ragione per cui, personalmente, ritengo che non sia necessario allontanarsi dall’ortodossia per sperare di vedere un giorno riconosciuti quei diritti che oggi ci sono negati)”. Dall’altro, aggiunge Segre, meglio non usare la tradizione come scudo: “la storia dell’umanità, in tutte le tradizioni e culture, è in gran parte una storia di diseguaglianze e prevaricazioni, ma questa non è una buona ragione per mantenerle”. Le problematiche sono dunque sul tavolo e la discussione si evolve ed diretta a orecchie in grado di ascoltare e rispondere. “Tutto ciò che Sarah ti dice, ascoltalo”.Daniel Reichel 

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