SALVATORE MAMMOLITI ALLA GALLERIA PONTE ROSSO OMAGGIA LA NATURA IN TEMA CON EXPO
“Opere travestite di qualche cosa d’altro”…Così Flaminio Gualdoni ha voluto parlare di questa pittura di Salvatore Mammoliti curando la mostra e il catalogo per la Galleria Ponte Rosso di via Brera 2. La prefazione è di, guada caso, Carlo Cracco. Tutto in odore di Expo 2015. La mostra è corredata da catalogo (GAM editrice) con testi di Flaminio Gualdoni e Carlo Cracco. E fin qui ci simo. Ma non facciamo ingannare, di quadri se ne vedono, nulla di virtuale insomma. Infatti, sono esposti venti dipinti ad olio, risultato della più recente ricerca pittorica dell’artista, dedicati al tema della natura morta.
“ I want works to be disguised as something else (photos)… I accept the subject matter as a by-product of surface, sosteneva Malcolm Morley nella stagione fervida e controversa del Photorealism. “Travestire la pittura da fotografia può essere una forma di abdicazione definitiva, estetica e di conseguenza etica, in cui un’intera identità disciplinare e di senso trascolora nella deriva del visibile nullificato. Oppure il contrario, la mise en abîme di ogni vincolo di pertinenza del pittorico al dovere del soggetto, di qualsiasi ragione esso sia portatore”. E’ scritto nel catalogo.
Gualdoni sottolinea che: “Salvatore Mammoliti, che per generazione si è posto la questione del figurare pittorico quando ogni fiamma polemica si era finalmente affievolita, ha scelto non solo di riportare la questione nell’alveo del suo perimetro più squisitamente concettuale, ma di amplificarla in virtù del diverso intendimento – e della differente aspettativa – cui l’idea di fotografico va sempre più chiaramente assuefacendoci”. Sono perfettamente d’accordo. In altri termini, l’autore ha deciso di esplorare la qualità e la tenuta delle ragioni del pittorico non solo nel rapporto storico con la convenzione di oggettività della fotografia, ma ha rilanciato mettendo in gioco anche le conquiste di specifica formatività che la fotografia ormai abitualmente pratica, la sua autonomia linguistica acclarata e accolta, la sua assertiva evidenza super-realistica e irrealistica.”
“La Natura interpretata. Un pittore e un cuoco hanno molti aspetti in comune. Il primo fra tutti è la capacità di creare e inventare ma anche d’interpretare, attribuendo un significato nuovo a cose comuni che vengono riproposte in modo simbolico. L’artista gode di un privilegio, creare opere non scalfibili dal tempo. Il cuoco, al contrario, gode dell’ebbrezza dell’attimo, benché le sue creazioni attivino più sensi e stimolino ricordi e vissuti lontani. A differenza di altri artisti l’opera di Salvatore Mammoliti è paragonabile al lavoro di un grande cuoco. Le sue nature morte sanno interpretare il cibo con la maestria di uno chef che sorprende i suoi ospiti con forme, profumi e sapori unici. Il bianco che le circonda è il piatto su cui queste nuove forme raccontano una storia, con l’obiettivo di far vivere un’esperienza nuova.” (…) spiega Carlo Cracco.
Doveroso è dare alcuni dati sull’autore audace, perchè un’operazione del genere non è da tutti e complimenti dell’idea anche a Nanda Consonni che da anni è alla guida (prima con il marito), ora in compagnia del figlio, dal 1973 la storica Galleria di Brera. Salvatore Mammoliti nasce a Taurianova (Reggio Calabria). Si diploma all’Istituto Statale d’Arte di Palmi e all’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria. Dal 1985 vive a Ghedi (Brescia). Inizia ad esporre nel 1989. Alla Galleria Ponte Rosso espone dal 1996, anno in cui è selezionato fra i finalisti della prima edizione del premio di pittura Carlo Dalla Zorza. Di Mammoliti non ho nessuna opera, ma ci farò un pensierino, l’arte di questi tempi è un buon investimento specie di questi tempi. La crisi ha abbassato i prezzi anche qui e chi può, coraggio perchè amara l’arte significa amare la vita perchè chi più dell’arte rappresenta la vita stessa?