ADDIO "CUORE MATTO". IL GRANDE LITTLE TONY CI LASCIA A SOLI 72 ANNI

Era da tre mesi che lottava contro un brutto male, il solito brutto male per il quale continuerò a sostenere la ricerca che lo può combattere. Little Tony è morto in clinica (Villa Margherita di Roma), assistito dalla figlia e dai parenti più cari e chissà, forse sognando la sua America, quella di Elvis Presley che lui amava tanto e con lui anche Bobby Solo. Due isole felici e colte che hanno saputo riconoscere in quella musica il punto di partenza di tutti i complessi e i grandi nomi, nonchè i gruppi come Jarry Lee Lewis, Churck Berry, Beel Aley, i Rolling Stones, Pink Floyd,  i Beatles, Frank Zappa, Bruce S…… Era colto il piccolo grande Tony. Fino da ragazzo era attratto dal rock’n’roll, insime ai suoi fratelli Enrico e Alberto. Il nome del padre era Novino, perchè nono figlio di tredici fratelli, mava cantare e suonare la fisarmonica, anche lui insieme ai suoi fratelli. Quando si diche che la storia si petete… La sua abitazione era un vero e proprio museo dedicato soprattutto a Spresly, oltre a chitarre, molte Gipson, libri, spartiti, costumi di scena simili a quelli del suo mito. “L’amgelo selvaggio” avrà tanti amici e persone che sono cresciute con la sua musica, la sua voce. Vasco Rossi ha detto che non conosceva la musica di Presly ma quella di Tony. Con Rosanna Fratello, Bobby Solo creò anche il gruppo “ROBOT”. Fiorello in una trasmissione verso Natale gli disse sapendo della sua malattia che si trascinava da 7 anni “..però anche tu, con quella canzone …cuore matto….te la sei nadata a cercare…”, glielo disse don dolcezza sapendo che Little capiva e amava l’ironia di Fiorello. Baudo aveva ricordato a un san Remo i 50 anni di carriera di Little. L’artista amava collezionare auto americane e sosteneva con la Ferrari un’associazione a favore della ricerca sul cancro. Ai Castelli Romani suonò una sera e degli americani nel 1956 gli diedero 50 mila lire di mancia. Suo padre suonava in una trattoria romana e una volta arrivati a casa decisero di creare la band con i fratelli. Oggi suo fratello Enrico ricorda quando andarono a Milano nella casa discografica Dorim di Milano e lì gli fecero il provino e fu il primo disco. Mauro Zelinotti, ormai morto fu forse tenuto in ombra perchè aveva seguito bene le tracce di del grande Little.Il suo cuore si era già fermato una volta in Canada ma poi proseguì come un orologio. La moglie Giuliana da cui ebbe la figlia lo lasciò presto per andare a lavorare all’estero, poi tornò per morire nelle sue braccia. Anche lei aveva un tumore. 

Visse diversi anni in Inghilterra, in particolare a Londra dove ebbe molto successo e dove potè confrontarsi con i grandi musicisti europei e mondiali. Conosceva tutti i generi musicali, ma non va dimenticato che in Italia iniziò il suo successo con “Cuore matto” e fu subito rock’n’roll! Con Celentano debuttò a San Remo con “Ventiquattromila baci” che fece la storia di un’epoca. Lo amavano tutti, i giovani, le mamme, i papà e persino i nonni. Con quella faccia da bravo ragazzo discreto, quel suo modo di essere all’avanguardia veniva capito a tutti i livelli, dalle persone colte a quelle ignoranti e grazie a lui si iniziò a ballare il rock’n’roll: una moda che dettò anche il cambio dei costumi e anche del modo di pensare, quelle note e quelle mosse avevano un ritmo e un loro senso niente affatto banale, altro che Pop Art! Enrico Ciocci, in arte Little Tony la sapeva lunga e grazie anche alla televisione di Stato, la Rai, entrò in tutte le case in prima serata, come un tempo entrarono grandi attori, commedie e stupendi film girati da signori registi. Altro che il cimema di oggi, le trasmissioni a puntate, i Caroselli fatti da grandi maestri.

Questa sera , purtroppo in seconda serata, su rai 1, Vespa avrà in studio amici e colleghi di Tony e dal suo salotto verrà ricordato con filmati del passato ma anche degli ultimi; interviste incluse. Little era nato a Tivoli (Roma) il 9 febbraio del 1941, sotto il segno dell’acquario. “Io sono una persona pacifica, ma mi devo sentire libero, come tutti gli acquari. Quando mi sono separato non è stato un grande dolore, perchè eravamo d’accordo entrambi, ma quella scelta mi cambiò la vita, il modo di pensare. Non ho mai voltato le spalle alla mia responsabilità. Ho sempre rispettato gli altri e professionalmente mi piaceva a volte mettermi da parte, aspettare i momenti favorevoli per mettermi in gioco. Non sono mai stato un ingordo…”, aveva detto in una sua intervista. Discreto e riservato come sempre, se ne è andato in punta di piedi, senza fare tanto chiasso o polemi, senza rivendicare nulla, senza rimpianti e con una sorta di sorriso sulle labbra. Lo hanno constatato nella clinica romana dove è deceduto. Il tumore non gli ha dato tregua, gli aveva colpito i polmoni, lui che aveva avuto seri problemi al cuore molti anni fa, ma quel male lo superò continuando a fare serate, spettacoli, dischi, viaggiando e ancora viaggiando. Amava ricordare la notte e le trasferte da un posto all’altro, ben sapendo che sarebbe stato ben accolto dal pubblico ovunquue andasse.

Il mondo della canzone italiana cambiò ritmo, diventò esuberante, allegro e vivace. I suoi tacchetti, i calzoni scampanati, le sue bluse i suou capelli dal taglio ribelli era un segno di cambiamento, una ribellione accettata da tutti, un vento di scoperta. Il suo ciuffo imbrillantinato gli davano un’aria scanzonata, l’America entrò nelle nostre case anche con le sue ballate, il suo ritmo, le sue cantate in inglese con un lieve accento romanesco finendo fin da subito per incidere qualche disco che imitava i rocker americani. La gavetta se la fece come abbiamo detto l’ha fatta in Inghilterra  perchè a scoprirlo fu un impresario inglese che lo introdusse in quel ricco sottobosco di gruppi e complessi che in America erano già stati e avevano importato e mischiati tanti generi musicali, facendoli loro. Il rock duro venne dopo Presley. Era il periodo che precedeva i Beatles, così Tony tornò in Italia più forte e più ricco di idee e di esperienze.

Adriano Celentano seguì il suo rock’n’roll e anche nei costumi, nelle mosse: due garndi che hanno fatto grande la canzone italiana. Innovativi, spontanei, educati, rispettosi, scossero il bel canto tradizionale e anche popolare italiano. “yè-Yè…..”, “Riderà”, “La spada nel cuore” e nel 1967 la famosa canzone “Cuore matto” che fece salire le classifiche battendo ogni record. Nel 2006, dopo un infarto ha continuato a fare tours, il Cantagiro, San Remo, programmi televisivi, film. Ma gli anni Settanta furono per il contante -show man il massimo della creatività e della popolarità. Avanzava verso una meta sempre più libera, forte, anticonformista. Non si era mai paragonato a Spresley da un punto di vista vocale, ma studiava tanto per migliorarla. Anche le mosse di Elvey furono fondamentali. Al femminile un esempio potrebbe essere Patty Pravo. Quell’atteggiamento apparentemento sfrontato gli dava un aria di eterno ragazzo pieno di fans che mai usò per farsi pubblicità. La sua vita privata è sempre stata riservata. Eppure, i giornali, i settimanali, i rotocalchi in generale non mancava numero che non si parlasse di lui, ma della sua musica e delle sue canzoni e di quel modo di travestirsi, un eterno fanciullo alle prese con il gioco più bello del mondo. I cancelli della sua villa romana sono pieni di fiori oggi. Bstava aprire quella porta per capire chi era veramente Little Tony. A rimpiangerlo non sono solo i suoi coetanei, ma anche tanti giovani di oggi che scarica musica da internet, ma pochi amano suonare e cantare strumenti.  Non è più di moda nemmeno la chitarra tanto amata per ballate tra amici alle feste o su un prato. La televisione di oggi e la tecnologia ha rovinato l’aspetto più crudo e vero delle passioni di un tempo. E’ un po’ come nel calcio, ma non voglio addentrmi in questa polemica. Ho vissuto la fine degli anni Sessanta grazie anche ai gusti musicali di mio fratello e di mia sorella; negli anni Settanta la musica l’ho amata grazie anche ai miei amici e fidanzati, compagni d’università e amici come Jannacci, Gaber, ma anche compositori con i quali ho lavorato come Arturo Annecchino. I cantaurori come De Gregori, Guccini, Battiato, ma anche complessi come i News Trolls, i Nomadi, i Dick Dick, i Pooh per non parlare di Fabrizio De Andrè hanno insegnato a tutti a crescere a conoscere la vita e a guardare dentro a noi stessi.   

I giovani in quegli anni suonavano nelle cantine, negli scantinati. Dopo i 45 giri si possò ai 33, i giradische e i registratori erano all’ordine del giorno come i  jouu box che bastava introdurre una moneta e si sentivano o un disco o tre. Si trovavano nei bar, nelle sale d’attesa delle stazioni, nei bagni delle spiagge….era la musica per tutti a poco prezzo e per tutti i gusti. Tanti giovani imitarono Little Tony, forse anche ancora oggi. Gianni Morandi lo ricorda, così come Celentano. Le sue sfide con Bobby Solo, specie le prime al Cantagiro del 1966 erano leali, si stimavano a vicenda e a volte suonavano insieme quando gli veniva chiesto. “Little Tony e bis brothers” avevano un pianista, lui già gli impianti, il gruppo chitarrista e bassista, I suoi fratelli lo avevano allenato, poi presero strade diverse. Anche la Pavone  era un ragazzaccio scatenato che voleva cambiare qualche cosa come lui. Con Morandi aveva fatto tante manifestazioni insieme: “Mi mancherà. Sono già morti tanti colleghi e amici. E’ la vita. In questo caso come per Dalla, mi ha preso in contropiede. Era un grande anche umanamente. Ma che scomparisse così all’improvviso, nessuno se lo aspettava, proprio nessuno. Forse per quel suo modo di essere sereno, agile, positivo, tranquillo seppur scatenandosi. Chi l’avrebbe mai detto che qualche cosa dal di dentro lo stava divorando…Celentano ha detto: “Lo rincontreremo tutti un giorno, lassù, perchè c’è qualche cosa che molti non afferrano, la musica dà alcune note anche di sensibilità”. Una frase analoga il “Molleggiato” l’ha espressa anche per la morte dell’amico Enzo Jannacci appena scomparso e per Franca Rame morta ieri. Arrivederci allora Tony. 


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