IL SALONE DEL MOBILE DI MILANO 2016 E’ STATO VISITATO DAL 4 PER CENTO IN PIU’ DAGLI APPASSIONATI E DAI PROFESSIONISTI DEL SETTORE DEL DESIGN. VERA ECCELLENZA DEL MADE IN ITALY

di Luciana Baldrighi

IL GIORNALE

“Leaving through the age”… Anche il cinema celebra il classico evento italiano  con un cortometraggio che Matteo Garrone, regista di “Gomorra” e di “Racconto dei racconti” ha realizzato per il Salone e Fuori Salone del Mobile. Questa degna apertura che ha accompagnato la mostra evento “Before Design Classic” mostra proprio nel cuore del cortometraggio come il concetto di “bello” non tramonta mai.

Il creatore del progetto, Simone Ciarmoli, ha chiesto all’autore romano di interpretare in un loop di immagini l’idea intramontabile della bellezza. Ne è uscito fuori un breve film legato al tema del sublime e dell’estetica in uno scenario post-atomico in cui i bambini tirano fuori i loro mobili dalle macerie e si sforzano di portarli in un antro segreto capace di conservarli nel tempo. Uno spunto non convenzionale per raccontare lo stile che attraversa tutte le epoche  e viene salvato dai giovani…unica speranza per il futuro. Come in altri suoi film Garrone ha trovato la strada per stupire, sorprendere, fare nascere emozioni con elementi sia realistici che fiabeschi. Il tutto è stato realizzato nel paesaggio di Castel Volturno, lo stesso dove ha ambientato il best seller di Saviano e <L’Imbalsamatore>. Gli scugnizzi napoletani sono proprio i veri protagonisti.

Se domandiamo a Garrone come ha sviluppato il suo gusto estetico risponde: “Mi sono diplomato al Liceo Artistico e ho una formazione pittoresca… Anche mio padre Nico è stato un critico teatrale e un collezionista. Fino all’età di 26 anni dipingevo, poi ho smesso perché affascinato dal grande schermo, una forma d’arte altamente figurativa.Il design mi affascina forse perché non lo conosco bene dal suo interno..di grandi maestri del passato ci è rimasto poco, ma è a loro che bisogna guardare per andare avanti>. E pensare che questa volta è stata la prima che Garrone si è recato al Salone del Mobile di Milano. Un modo per vivere attraverso il tempo!

La XXI Triennale 2016 ha organizzato 16 eventi  per interrogarsi sul significato del design nell’era della globalizzazione. “Ora che possiamo fare tutto, che facciamo?”. Con questa frase di Bruce Mau nascono nuove consapevolezze. Così in sette sedi le  mostre si sono succedute tra funzioni creative e democratizzazione della funzione del design che ha prodotto l’omologazione del gusto e l’invasione nelle nostre vite di prodotti cosidetti “globali”. Anche la tecnologia se ha dato sviluppi positivi alla società di contro ha svilito l’uomo e reso schiavo di sistemi non alla portata di tutti e costosissimi. Ma perché esiste la necessità di velocizzare? Essere sempre connessi? Connessi a che? Al nulla forse…Le città sembrano riconfigurarsi come spazi interni  connessi in rete, sempre più trasversali, tra architettura, urbanistica, design, paesaggio, arti visive e comunicazione..
piatto costanza
Che significato hanno i manufatti e quale il ruolo del tempo? Libertà individuale? Riduzione del costi? Bugie a mio avviso. Come è stupida l’ansia di una lingua comune. E la parola chiave “design-committente” come la mettiamo?  Le nuove sfide del design riguardano anche il fatto di confrontarsi con i temi antropologici a confronto con la moda dell’effimero e del minimale. Un design promotore di nuove economie? Staremo a vedere. Servizi e innovazione avranno un ruolo strategico nell’epoca della globalizzazione?

“Women in italian desgn” a cura di S. Annicchiarico; “La metropoli multietcnica” di Andrea Branzi; “Brillant!. I futuri del gioiello italiano” di Alba Cappellieri; “Neo-Preistoria 100 Verbi” di Branzi e Hara; “Stanze e altre filosofie dell’abitare” di Beppe Finessi, l’esposizione più bella e interessante che convolge l’attività e il pensiero dei grandi Maestri come Albini, Gardella, Ponti….allestita con grande stile e poi ancora “Design Behind” di Benazzi, Capponi, Lazzaroni, Romanelli e Sarto e poi ancora “Sempering” al MUDEC di Luisa Collina e Cino Zucchi. “Confluence” al Museo della Scienza e della tecnica; “New Kraft” di Stefano Micelli; “Campus e controcampus…” Scuola di Architettura e Urbanistica del Politecnico-Ingegneria delle Costruzioni; “Logica dell’approvazione nell’arte e nella vita” di Gillo Dorfles e Aldo Colonnetti; “Archidiversity. 9 architetti progettano il design for alla…”, alla Fondazione Riccardo Catella (Triennale Gate), poi speriamo che quei tubolari che impepiscono di vedere il Castello Sforzesco vengano tolti per sempre….Infine “Game, video art. A survey” di Bittanti e Trione.

Ma il bello del Salone sta anche nel Fuori Salone, nelle Cinque Vie, in Via Cortona ecc. Qui ben si sono espressi “Coco”, Costanza Paravicini  (via Nerino (-Via Santa Marta 21) con i suoi piatti dipinti e realizzati artigianalmente, Lingottino, con i suoi preziosi gioielli esposti nella storica sede di via Santa Marta (un design, uno scultore ha caratterizzato l’esposizione delle sue opere appoggiate a pesci stilizzati in metallo; belli anche i lavori di Margherita Del Favero (Galleria Rubin) e “Anch’io design”….
bicicletta
Va segnalato il lavoro di Christian Sciagura con il lavoro stupefacente di una bicicletta rivestita in cuoio ( bici marca Yascia)  in via Adige 11 per Andrea Castignano Studio. Federico Ferrrotto si è messo in gioco come artigiano falegname. Altri 200 punti di Fuori Salone si sono registrati tra Brera, Museo Diocesano, Palazzo Litta, Università Statale, Palazzo delle Stelline e via Tortona, mitico luogo di questo appuntamento. Ma non c’è stato show room o vetrina che non avesse un pezzo di design nuovo o del passato.

Il Premio Lezioni di Design, quest’anno è andato a Giorgia Lupi. Donatella Pellini dopo essere stata all’inaugurazione di Rho Fiera ha organizzato nel suo bel show room di via Moriggi magnifiche creazioni sorpresa e ospitato design in carriera. “The sound of city” di Chiara Lazzana è stata apprezzata per avere raccolto armonie e frequenze urbane.

Oltre ai soliti saloni della B&B, Kartell, Bonacina, Knoll, Gruppo Frau, Cappellini e Cassina, dove design di storici maestri come Franco Albini dove a fare da sfondo e arredo la nota libreria Il Veliero realizzata con legni diversi, la Luisa, la Libreria LB7, il Cigognino (un tavolino con il collo stilizzato a cigno), la poltrona Fiorenza, , il Dondolo PS16…la Tre Pezzi PL19 dal panno rosso originale a varianti pur sempre rispettose… A pochi passi da Via Durini, nella Galleria Strasburgo che fa da sparti-acqua tra Corso Europa e la stessa via Durini, troviamo  Gala e Margherita (prodotte da Bonacina), la Tripolina, la Tre Pezzi ancora, lampade, tavoli e molto altro sempre con la firma di Franco Albini; un’operazione organizzata dalla Fondazione Franco Albini con sede in via Telesio 13 a Milano, di cui è presidente Marco Albini, una miscellanea creativa tra quadri di Rodolfo Viola (astrattista ma anche figurativo dai soggetti marinari…).  Qui al n. 3 della Galleria possiamo ammirare la pavimentazione esterna dal titolo “Il segreto assoluto”, realizzata nel 1957, mosaici astratti di grande impatto moderno sovrastai e illuminati da un lucernario ellittico.

Interessante è stato anche l’evento alla Galleria del Credito Valtellinese (Palazzo delle Stelline) del francese Francois Mangeol per la parte del Centro Culturale Francese, mentre nella sede espositiva del Credito Valtellinese è stato possibile e lo è ancora ammirare e studiare testi editi da Einaudi dalla nascita della Casa Editrice nel 1933 con grafiche e autori che hanno fatto la storia.IL


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