ILLUSIONI SVANITE..QUANTI GIRI INTORNO A UNA STANZA…

lettrice20200419_153702Di giri ne abbiamo fatti  e tanti intorno alla nostra camera, sala, casa, abbiamo visto tanti telegiornali, film, dipinto, scritto e naturalmente abbiamo anche letto. Abbiamo dipinto, scritto, sentito telegiornali e visto film e naturalmente abbiamo anche letto per ovviare alla noia di una reclusione forzata.Il viaggio intorno alla propria camera è quello che noi italiani stiamo sperimentando nell’anno di grazia 2020. La retorica dell’emergenza, sanitaria e no, ci dice che è per il nostro bene e sarà senz’altro così, ma resta insopportabile quel misto di buoni sentimenti e punizioni esemplari, di scientismo e tecnicismo in salsa bullista, che quotidianamente la supporta.”State a casa..andrà tutto bene”. Una frase che irrita. Perche bene non è andato nulla e ora invece che affrontare la fase 1 siamo ancora nella prima fase con tanti malati covid  contagiati negli appartamenti, in famiglia, ma i tamponi e gli esami sierologici non arrivano. All’economia questo governo non sa pensare, nessuno ha mai gestito un’azienda, un negozio, un bar…neanche una bisca clandestina. In 400 sono corsi e ben pagati esperti che hanno accostato e suggerito al premier conte cosa era meglio fare e come aiutare gli italiani in bolletta, dare materiale necessario per evitaare i contagi in ospedale a medici e infermieri, mascherine arrivate dall’Ist, Sanità o prot. Civile nessun italiano ne ha mai vista l’ombra, Tutti, anche i poveracci se la sono dovuta comprare in farmacia o da altre parti. L’illegalità ha avuto la meglio e le mafie pure. Guadagni per loro alle stelle mentre il Paese con la sua economia sta morendo. Nessuna reale trattativa con Bruxelles e alla fine si dovrà accettare un Mes con condizioni, dei Recovery fond  tutti da comprendere, l’idea era partita dalla Francia e il Sure e la Bei…Banche, prestiti..ma se anche tutto questo sarà firmato con il sangue dei nostri italiani i soldi arriveranno a fine dicembre. Siamo in emergenza e per una pandemia comune firmata Cina. Possibile che l’Europa anche davanti a questo continui a fallire, perché l’imperativo di Germania, Olanda e Austria conta solo la speculazione , la finanza…dei morti e di sta ancora negli ospedali intubati per potere sopravvivere non se ne tiene conto?

Proseguo come ero partita..il viaggio intorno alla mia camera tra giornali, libri , foto e quadri. Un microcosmo dal quale si puo’ anche uscire pazzi. A raccontare una sorta di cosa analoga anche se dalle tinte differenti è un grande scrittore francese che ci riporta in altri tempi con una tematica da non sottovalutare.

Il Viaggio intorno alla mia camera, di cui vi parlo, è quello che Xavier de Maistre raccontò a fine Settecento e che nel tempo assunse le dimensioni di un piccolo classico. Quando lo scrisse era già scoppiata la Rivoluzione francese, quando venne pubblicato avevano tagliato la testa a Luigi XVI e trasformato in esule e proscritto l’autore del libro. Tempi duri, insomma, a cui però, costretto agli arresti domiciliari, il ventisettenne de Maistre non intendeva pensare: gli interessava difendere la propria libertà e felicità interiore. Tra le cose che cerco di fare in quasi tre mesi (ormai) di tempo da reclusa è fare ordine in libreria, una cosa noiosa e faticosa, ma grazie a questa idea ho trovato l’edizione del Viaggio che recupero in uno scaffale (Utet), collana I grandi scrittori stranieri, stampata a Torino nel 1945, tempi di ferro anche qui e sarà una coincidenza che quando le epoche si facevano feroci ci si rifugiasse nell’intimità di sé stessi. La traduzione è di Gianluigi Saraceni, Tarka editore, 128 pagine, 12,50 euro-  Strane coincidenze mi dico.  Ma, prima di tutto, chi era de Maistre? Ecco la descrizione.

Neanche trentenne, all’epoca in cui si rivelò scrittore, Xavier de Maistre era un militare di carriera, il mestiere delle armi che, in alternativa all’abito talare, era l’unica professione percorribile per chi, nobile d’origine, non fosse il primogenito della sua casata. Figlio del conte François, presidente del Senato di Savoia, oggi diremmo della corte d’Appello, Xavier era il penultimo di dieci figli. Il genio di famiglia era il fratello maggiore Joseph, l’autore dell’Elogio del boi e delle Serate di San Pietroburgo, il più brillante spirito reazionario dell’epoca e uno dei critici più acuti della Rivoluzione dell’89.

Solo l’anno dopo in cui è scoppiata la Rivoluzione, il tenente Xavier de Maistre si vede messo agli arresti per 42 giorni: il regolamento militare dell’esercito piemontese proibisce il duello e lui l’ha infranto. Perché, non si sa, onore o donne poco importa, ma per il giovane ufficiale che si diletta con la pittura e ha assaporato il rischio di un’ascensione in pallone, la seconda dopo quella dei fratelli Montgolfier, il motivo ha poca importanza: pur ironizzando sugli spadaccini di professione, sa che è un tributo da pagare alle convenienze e alle convenzioni sociali del tempo. Anche qui il tema della pittura rigalleggia come rigalleggia nella mia stanza e sulle pareti.

Scontati gli arresti, esorcizzandoli con la scrittura del Viaggio, de Maistre mette il manoscritto nel suo bagaglio di ufficiale e parte per la campagna militare in difesa della Savoia, su cui sta per abbattersi l’esercito rivoluzionario francese. Marce, contromarce, battaglie e disastro finale. Il reggimento viene sciolto, lui trova rifugio ad Aosta, si innamora di una bella vedova, il matrimonio sfuma per l’opposizione dei familiari di lei, resterà il suo grande amore. Con il trattato di Cherasco, l’esercito piemontese viene incorporato nelle armate francesi, ma Xavier, monarchico, aristocratico e cattolico, non vuole avere niente a che fare con la Francia repubblicana della Rivoluzione in attesa di diventare quella imperiale di Napoleone. Fa in tempo a raggiungere in Svizzera le armate zariste di Suvorov, fermate nella loro penetrazione a occidente dal generale francese Massena, le segue nella loro ritirata verso oriente. Adesso è maggiore ausiliario straniero nell’esercito dello Zar, diviene anche il ritrattista alla moda dell’aristocrazia russa. Un mondo che avrei voluto vivere e comprendere. Oggi in Russia è rimasto lo Zar Putin, ultimo statista di questo mondo.

Nel maggio del 1803, l’arrivo a Mosca del fratello Joseph come ministro plenipotenziario del re di Sardegna, lo fa rientrare nei ranghi dell’ordine. Promosso tenente colonnello, nominato direttore di dipartimento dell’Ammiragliato, la burocrazia non fa però per lui. “Il capitano Pococurante” lo chiama il fratello maggiore, che lo ama, non lo capisce, ma lo protegge. E’ più a suo agio, Xavier, con la pittura, si interessa di fisica, scrive qualche fantasticheria, è soprattutto un dilettante. Che sia uno soldato però non lo dimentica: combatte valorosamente nelle campagne contro Napoleone e contro i turchi nel Caucaso. Nel 1807 sposa una dama d’onore della Zarina.

Una volta divenuto generale, nel 1815, quando Napoleone è infine sconfitto, de Maistre si dimette dall’esercito. Resta ancora per un decennio a Mosca, poi decide di rifare a ritroso il viaggio che trent’anni prima lo aveva visto imboccare la via dell’esilio. Giunto in Francia, si accorge di essere famoso a sua insaputa. Qualche volta le sorprese allegre nella vita arrivano…Quel Viaggio, uscito una prima volta a Torino nel 1794 per volontà del fratello e una seconda a Pietroburgo nel 1812, è divenuto una sorta di “livre de chevet” della Restaurazione. Si tratta del  racconto delle illusioni svanite, dell’ansia della speranza, della rassegnazione virile delle fede. C’è l’idea che il male e il bene non sono a nostra disposizione e l’arte della vita non è altro che trarre il miglior partito dalle circostanze. Scettico di fronte alla realtà, davanti all’immensità della creazione, il cielo stellato che contempla dall’abbaino della sua camera, l’osservazione di un insetto, di un fiore, di un dolce volto femminile, Xavier resta commosso e stupefatto, riconciliato con sé stesso e quindi con la vita. Per sé aveva dettato un epitaffio che diceva: “Ci-g^it, sous cette terre grise/Xavier, qui de tout s’étonnait;/Demandant d’ou venait la bise/Et pourquoi Jupiter tonnait./Il étudia maint grimoire/Il lut du matin jusqu’au soir/Et but enfin à l’onde noir/Tout surpris de ne rien savoir”.

La terra grigia, le onde nere e una sorpresa. Nel Viaggio si respira insomma quell’aria svagata e disinvolta, la cosiddetta leggerezza settecentesca, che la generazione sopravvissuta allo sconvolgimento rivoluzionario riviveva come un sogno perduto. Non c’era nessuna idea di reclusione voluta, di fuga dal mondo, di clausura, di penitenza imposta perché meritata…Aristocratico, consapevole, come George Sand, che siamo fatti “di terra e cielo, né angelo né bestia, con qualcosa di più intenso nel pensiero rispetto al primo e nell’istinto rispetto al secondo”, de Maistre scriveva il suo piccolo manuale di sopravvivenza, ironico e disincantato. Tutto ciò che esiste fuori di noi, in realtà è nella nostra mente: “Oggi alcune persone dalle quali io dipendo pretendono di restituirmi la mia libertà. Come se me l’avessero mai tolta. Come se fosse in loro potere togliermela per un solo istante e impedirmi di correre a mio piacere il vasto spazio sempre aperto davanti a me!”. E tuttavia. “Tuttavia non mi sono mai accorto più chiaramente che io sono ‘doppio’. Mentre rimpiango i piaceri immaginari mi sento consolato per forza, un’energia occulta mi trascina. Essa mi dice che ho bisogno dell’aria aperta, e che la solitudine assomiglia alla morte”. Si può felicemente viaggiare intorno alla propria camera per quasi 90 giorni, come narrava il famoso libro “Giro del mondo in 80 giorni”, non intorno a una stanza ovviamente. Ma armiamoci ancora di pazienza forse, dico forse ce la faremo, ma il Paese deve ripartire con i suoi rischi e senza tutti questi gia’ nuovi 10 mila poveri..ma con aziende che funzionino, negozi, ristoranti, caffè, librerie, artigiani….Chissà se anche noi, come lo scrittore in questine un giorno potremo avere una bella sorpresa?!


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