MARCHESI FA IL PIENO CON PRADA. LA STORICA PASTICCERIA CEDE L'80 PER CENTO DELLE QUOTE MA MANTIENE IL TIMONE E LA SEDE STORICA. UN COLPO GOLOSO…

Marchesi resta sempre Marchesi. I milanesi si erano abituati già a metà dell’Ottocento a fare tappa in quel locale antico che sfornava meraviglie, rivestito di stucchi e arredato con boiserie di noce. Talvolta i clienti si specchiavano con un bicchiere di vino, una tazza di the o caffè, ma anche con una coppa “Marchesi”, il tipico aperitivo della Casa, nella grande credenza dietro il bancone sempre di legno pregiato ricoperto di acciaio lavorato, come nelle belle ed eleganti brasserie francesi, dove su delle mensole stavano e stanno ancora le bottiglie di liquore e bevande dissetanti. Portavasi e un portaombrelli in ferro o zinco lavorati segnano la memoria dei passanti. Così pure le belle zuccheriere d’argento o il grande specchio con una cornice Decò che incrociamo prima di entrare nelle cucine o nell’ufficio. Una colonna dorica dorata si può dire che divida la zona del bar da quella della pasticceria dove dentro a bacheche di vetro si trovano pasticcini e cioccolatini, marron glacé e piccoli panini gustosi, nonché brioches. Per la gioia dei piccoli in questa elegante pasticceria dal sapore familiare si vendono ancora mentine, zuccherini colorati, cioccolatini e praline che si trovano in piccole confezioni appoggiate anche su tavoli di ferro il cui piano di cristallo fa riflettere gli eleganti nastri delle confezioni dai colori pastello, rosa, lilla, marroncino, verdi…

I grandi finestroni delle vetrine sempre realizzate dalla signora Margherita moglie del titolare Angelo Giovanni Marchesi con grande gusto artistico e minimale se dovessimo definirlo stilisticamente, sono schermati dall’interno da bianche tende a sacchetto con il copritenda giallo che riprende il giallino delle pareti in finto stucco palladiano. Anche la cassa ha la sua zona, un vero e proprio “trono” in legno dientro al quale ci stanno due cassiere che si danno il turno, un tempo c’era una terza signora che abitava in Meravigli, ma un brutto male le ha impedito di continuare a lavorare e a sorridere e conversare con i clienti abituali. In totale le donne sono sei: Piera, Ornella, Maria, Luisa e Mariella. E tra il primo e il secondo piano gli uomini sono: Valter e Marco (i barman) e alla pasticceria Marco e William, mentre specializzati in decori sono Flavio e Carlo. Ora che Prada ha acquistato l’80 per cento della Maison di Corso Magenta angolo Santa Maria alla Porta, il signor Angelo che da quasi 50 anni lavora in quell’angolo della vecchia Milano che porta diretto al Duomo, si dice soddisfatto dell’operazione: “L’offerta è stata allettante e poi forse è arrivato il momento di cambiare. Sono qui da mezzo secolo. Ci arrivai per aiutare la zia Mariuccia (Barenghi) che aveva rilevato da uno dei fratelli mio padre, Ernesto,  la pasticceria fondata nel 1824, perché stava diventando cieca. Nel palazzo ancora ricco di fregi e restaurato di recente sempre in maniera tale da sembrare l’originale ci hanno abitato tutti i miei avi. Qui viveva il mio bisnonno e i suoi fratelli e sorelli, con i figli e le nuove mogli, la palazzina ha più piani ed è sufficientemente grande anche se allora non si avevano le pretese di oggi. Mi ricordo di come lavorava mio nonno Angelo, da cui ho preso il nome. Mio nonno aveva 10 figli (mio padre aveva 11 fratelli) e dal primo all’ultimo c’era una differenza di quarant’anni. Io rimango come amministratore delegato e vedrò se il progetto sarà portato avanti in maniera corretta come è stato pensato. Dall’impresa famiglia ci si apre ai nuovo mercato internazionale..”. La signora Margherita lavora con il marito dal 1985. Lui, il signor Angelo, da quando ne aveva 18. Eppure l’aspetto di entrambi è quello di due giovani coniugi cinquantenni, si vede che gli aromi del forno tengono in forma, tanto quanto la buona cioccolata che sfornano a Pasqua (uova per tutti i tipi e per tutte le tasche), colombe, panettoni e le veneziane solo tra Natale e Capodanno vengono fatte, come tradizione impone. Chiacchiere e tortelli solo a Carnevale. La stessa regola dovrebbe valere per gli altri due locali che si dovrebbero aprire in Montenapoleone e in zona Corso Lodi, dova ha sede la Fondazine Prada. Miuccia Prada e il marito Patrizio Bertelli (il nome richiama anche Luna Rossa); Prada era da tempo che stava sotto a Cova acquistato poi da Lvmh. Insomma si è trattato di un colpo goloso per Prada, visto che Marchesi nel 2012 ha avuto ricavi per 2,4 milioni di Euro.  Che i dolci fossero la nuova frontiera del lusso lo avevamo già capito con Ladurèe, ma guai a chi porta via ai milanesi Marchesi “simbolo d’eccellenza e qualità” come ha dichiarato lo stesso Bertelli. Il Marchio della Casa fondatrice non si tocca! Lo pretendono i clienti e gli amici affezionati del quartiere. Quante colombe e quanti panettoni ho comperato negli anni abitando in via Luini e poi in Piazza Sant’Ambrogio. Con Vittorio Feltri che abitava vicino a me nei primi quattro anni che era al giornale, ma anche dopo, prima di tornare al lavoro nel primo pomeriggio una tappa per un ottimo caffè era d’obbligo. E poi Marchesi non è mai stato caro, se non altro per il bar o le paste, c’è sempre stata una serietà di fondo, facendo un rapporto qualità prezzo è sempre stato superiore a Cova, Sant’Ambroeus, Taveggia, Cucchi, San Carlo o Biffi. E stiamo parlando di eccellenze. Marchesi era la pasticceria preferita di Carlo Bo, Giorgio Soavi e Giancarlo Vigorelli, ma la regola era di non spargere troppo la voce perché c’era il rischio che si riempisse troppo di artisti alla moda. La corona nobiliare che circonda il logo “Marchesi” impressa all’ingresso e sui tovaglioli, nonché sulla carta per avvolgere torte e pasticcini non si deve toccare. Guai a Prada e Bertelli se qualche cosa dovesse cambiare. Questo è l’imperativo degli aficionados! Bel colpo signora Miuccia e complimenti per la perseveranza a Patrizio Bertelli.


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