ESTETICA DEI VISIONARI A CURA DI HENRY FOCILLON …EL GRECO…PIRANESI..DAUMIER …REMBRAND….

Negli anni fra le due guerre, il francese Focillon scrisse una Estèthic des vissionnaires… per una rivista di psicologia….successivamente ripresa in un libro dedicato ai grandi maestri dell’incisione. Adesso la casa editrice A…riprende quel testo nella storica traduzione che ne fece Giuseppe Guglielmi per una prima traduzione italiana fatta negli anni Sessanta.

Si tratta di un saggio in cui 6 artisti fra loro diversissimi per ispirazione, epoca storica e nazionalità, vengono accumunati in una sorta di ordine a parte. Gli artisti in questione sono da Daumier, Rembrant, Piranesi (architetto e pittore), Turner, Tintoretto ed El Greco. E ciascuno di essi è presente nel volume con una serie di riproduzioni di opere di Piranesi senza nulla togliere agli altri grandi Maestri…C’è un perché.

L’intento di Focillon è quello di presentare degli artisti che interpretano, piu’ che imitare e trasfigurano piu’ che interpretare. Essi cioè non si contano dell universo quale appare, ma lo studio formale non è per loro che una cornice provvisoria oppure un semplice punto di partenza. Si tratta …per il saggista francese di una sorta di famiglia intellettuale e con quel termine VISIONARI si dice appunto che essi non vedono l’oggetto ma lo visionano.

“Si direbbe che tra la sensazione e la percezione si frappone uan virtu’ particolare che, senza alterare la natura, le conferisce una vivacità, una intensità, una profondità stupefacenti”.

Questa osservazione chiarisce anche perché le illustrazione del libro siano tutte tratte da incisione di Piranesi ..in quanto si tratta di un autore per il quale quella che è la rappresentazione classica di realtà storiche del mondo antico, viene subito dopo sublimata da una fantasia artistica che le trascende. Per quanto riguarda Tintoretto, Focillon vede in lui un possente ordinatore di forme, poesta della voluttualità d’Otalia e nello stesse tempo ossessionato da una luce che Venezia non gli da.

Il caso di Daumier è differente anche se risponde a una esigenza analoga. Ogni caricatura è infatti una trasfigurazione. Egli vede l’uomo con un tratto energico e dall’essere sociale tira fuori una sorta di bestia immutabile e sublime. Anche le stampe di Rembrandt hanno qualche cosa di improvviso e di totale…l’effetto di una energia che si impadronisce dell’insieme piu’ che comporre e ripartire i vari elementi.

Il caso di El Greco è in parte diverso perché dalla dinamica della prospettiva egli ricava una sorprendente prospettiva sporituale…l’uomo diventa per lui  “materia plastica” che impasta e allunga, stira nella morte o dilata attraverso il cielo come la Promessa dell’Angelo”. Stupendi i suoi ritratti e paesaggi. Ma anche “L’ultima cena”…a modo suo e da interpretare. Tintoretto invece la forma allungata e i corpi ancora indolenti, sembrano posseduti dall’ansia di iscriversi quasi simultaneamente nello spazio grazie anche a lievi pennellate di velature bianche. Infine Turner si esprime con una pittura che ci assorbe in un mondo instabile, dove tutto è bagliore, riflesso…”liquefazione”. Anche egli ci fa sentire l’orrore dell’abisso ma questo abisso è sopra di noi, attorno a noi…cosi sostiene il curatore….Ma non solo questo è Turner, egli è l’espressione di uan modernità che puo ricordare la lezione espressionista e prima questa evanescente espressionista. In lui la visione cromatica e’ anche visione dinamica non impedisce ma moltiplica la possibilità di scambi e di penetrazione. Il colore trascende e “spanna”, attraverso le sue pennellate, facendo emergere luce che ha un qualche cosa di cosmico…moderno seppure romantico. Pure le sue incisione hanno quel sapore.

 


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