IL MALATO IMMAGINARIO. L’ULTIMO LAVORO DI MOLIERE PRIMA DI MORIRE…IN SCENA AL TEATRO MANZONI DI MILANO (CHE HA COMPIUTO 150 ANNI), FINO AL 20 NOVEMBRE 2022

Diceva Italo Svevo che a differenza di tutte le altre malattie la vita è sempre mortale. Per quanto la si cerchi di curare la diagnosi finale è sempre quella e non lascia scampo. In fondo tutta la commedia de “Il malato immaginario” che Molière scrisse durante il regno di Luigi XIV . il Re Sole, per eccellenza, racconta proprio questo:”..la consapevolezza di dover morire…la paura di continuare a vivere”. Molière ambientava la sua opera in un’epoca dove la medicina era ancora ai primi passi e si confondeva spesso con la ciarlataggine e la stregoneria. A distanza ormai di quattro secoli il problema è cambiato, ma di fatto è rimasto lo stesso: la medicina si è fatta scienza ma gli esseri umani continuano a rivolgersi ad essa come fosse una fede, credono che sempre e comunque verranno salvato..e invece muoiono.

Il genio di Molière aveva dato a questo assunto tragico i toni della commedia se non della farsa; e bene ha fatto la Compagnia che porta il suo nome insieme con Contrada Teatro Stabile di Trieste, per la regia di Guglielmo Ferro, a sottolineare questi elementi di comicità.  L’interpretazione di Emilio Solfrizzi, cabarettista storico in altri tempi (irresistibile era la sua rappresentazione del dottor Linguetta, prototipo del leccatore politico, economico e sociale dei nostri tempi), aggiunge un ulteriore spessore alla messa in scena. Reduci come siamo da una pandemia di cui comunque ancora non siamo in  grado di vedere la fine, il Malato immaginario, assume per lo spettatore elementi di sconcertante attualità. Basti vedere il balletto di medici che si accavalla sul palco intorno al cappezzale di Argante, è questo il nome del Malato  immagiiario e basta vedere come la trovata finale con la quale il fratello di argante risolve il problema: i veri medici in realtà siamo noi stessi, le nostre illusioni, i nostri tentativi di curarci senza fidarci di nessuno. Nell’epoca dei social è purtroppo una amara verità.

E’ noto che Molière morì praticamente in scena proprio mentre recitava il Malato immaginario ed è a questa fine che per molti versi si rifà la conclusione dello spettacolo, anche se lo spettatore  ignaro della realtà storica fatica a capire come una farsa che si basa sulla ipocondria del suo protagonista si trasformi all’improvviso in tragedia. Gli applausi sono stati comunque tanti.

A fianco di un impeccabile Solfrizzi, Sergio Basile da voce e corpo ai disonesti dottori Purgone e Diaforetico, mentre Rosario Coppolino è l’infido notaio Bonafede e Lisa Garantini la domestica che architetta una rete di inganni fra cristeri e vasi da notte  per permettere le nozze della sua padroncina giovane l’amato Creante.  Antonella Piccolo, Viviana Altieri, Cristiana Desì, Pietro Casella, Cecilia d’Amico e Rosario Coppolino completano la pièces e riconsegnano alla sua incredibile attualità un testo che ha quattro secoli di vita.

 


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