DA DIECI ANNI L'ITALIA E' ORFANA DI AGNELLI. E LA FIAT NON E' PIU' LA MAMMA DI TANTI

Un patriarca, un gentiluomo, una persona senza scrupoli specie se si trattava di affari. Dalal Ferrari alla Juve e naturalmente Fiat inclusa, i suoi 81 anni se li era spesi bene. Una vita tra il suo impero e il jet set. L’avvocato morì il 24 gennaio del 2003. Di lui è rimasto un grande album di ricordi, l’eredità del capostipite di uan famiglia conteso e la Fiat non è più quella di madre di tutte le industrie.

Agnelli si occupava di tutto e amava circondarsi di bella gente che teneva in pugno. Le sue barche a vela a Portofino o i suoi atterraggi a Saint Moritz con aerei privati erano cosa normale, come le sue mitiche sciate al Sestiere, le sue radici nella Stampa, la sua Torino. Ma alla sua città, a parte il lavoro e tanti indotti creati nella sua periferia sterminata piena di palazzi popolari e orrobili dove i poveri meridionali e non solo alloggiavano, che cosa ha lasciato, che cosa ha regalato veramente? Tanti torinesi dicono che pensava solo ai suoi interessi anche se gli stessi vanno allo stadio nuovo costruito per la Juve a spendere quei pochi euro che rimangono.

La sorella Susanna è stata persino ministro, una stranezza! C’è chi dice anche una vergogna. Quanti km di autostrada si pagava e si paga alla famiglia Agnelli? Che non fosse un grande benefattore lo si è visto, ma che fu un capace imprenditore non lo si può negare. Il carisma che esercitava era immenso. Prima c’era Romaiti a fare la parte di Marchionne. A quei tempi però le auto disegnate da Pininfarina e non solo andavano, erano belle. Renzo Piano si odoperò per disegnare una parte del Lingotto e la sua pista sul tetta ancora prima fece il giro del mondo. Dopo la strategia e l’espansione in America, l’accoldo con Chrysler sembra che la Fiat non appartenga più all’Italia e a quei figli e a quei padri operai che l’hanno fatta grande sono arrivate tante belle lettere di cassaintegrazione, Miarafiori, Melfi, in nome del nodo della sovrapproduzione. La poltica cambia e con essa anche la qualità della classe industriale.

L’anno dopo la sua morte scomparve anche il fratello Umberto e seguì la scomparsa dei loro figli Giovanni Alberto ed Edoardo. La storia più recente dei Montezemolo, degli Elkann e le marachelle di Lapo sono ormai cosa nota. Povera mamma Marcherita quanto ha fatto per cercare di tutelare il patrimonio dei loro figli, Lapo e John…chissà se da loro ascoltata, chissà se hanno dovuto accettare certe scelte familiari e lasciare la mamma in disparte…una donna intelligente capace di lottare contro un impero. Ma in un tempo davvero breve, dieci anni, se ne è andata anche Susanna. Johnn si è sposato con una Borromeo, ha avuto dei figli, ma forse ha dovuto soprattutto sposare la Fabbrica Italiana Automibili Torino.

Con il sogno americano degli Agnelli se ne è andata la storia, quelal più bella della Fiat. Ci è rimasta la Fondazione e una pinacoteca che fatica a spiccare il volo, ma glielo auguro tanto…purchè l’arte sia alla portata di tutti. Della Fiat è stato anche Palazzo Grassi di Venezia, grande macchina per macinare cultura, purtroppo il restauro fu affidato all’architetto Aulenti che di quel bel Palazzo non riuscì a compiere ciò di cui era veramente degno. Ma anche lei è morta e pace all’anima sua. Ora hanno comprato e raddoppiato i francesi con anche Punta della Dogana. Chissà quanto ci hanno guadagnato gli Agnelli. Montezemolo e Elkann padre rimangono nei rotocalchi italiani ancora ricoperti di dubbi se figli dell’avvocato e altre chiacchiere, se uno è gay o meno ecc. Ma questo a noi poveri mortali poco importa. Importa invece che l’accordo con Monti sia rispettato e che i due anni per la risistemazione dei macchinari a Melfi.

Marella Agnelli, moglie dell’avvocato e la sorella di lui, Maria Sole si chiede il perchè di tanto astio contro gli Agnelli. In questo mese di ricordo, specie a Torino per l’avvocato, sembrano accanirsi anche le forze politiche contro quella famiglia che ha fatto da padrona per anni sfruttando sinistra e destra, specie la sinistra o il CAF, ma che di sinistra nulla aveva. Aveva come Berlusconi una Juventus inceve di un Milan che ha dato tanta popolarità. Nella camera ardente allestita al Lingotto c’erano tutti a fare prevalere la loro unità d’intenti.

Un altro grande industriale, Mario Parodi, del settore della chimica, milanese però, fu sistemato dal bravo professor Brusca (anche lui deceduto) nellos tesso letto di Agnelli per un problema cardiaco. Ne fu orgoglioso. Il tempo passa. Intanto l’altro nipote dell’avvocato, Andrea Agnelli ha dato lustro alla rinnovata Juve. Addio caro Gianni con te è cambiata due volte l’Italia, ma forse tu alla Krysler non ci avresti pensato….almeno, solo se costretto. Una cosa è certa. Marchionne non piace, è brutto, antipatico, grasso e presuntuoso e di certo non è Gianni Agnelli, nello stile men che meno.


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