PERCHE' PARIGI VAL SEMPRE UNA MESSA

L’ho appresa stando qui a Parigi la notizia della scomparsa di Paolo Rosa, fondatore di Studio Azzurro di Milano, allievo dell’Accademia di Brera, proprio mentre avevo appena finito di vedere una mostra all’Ecole des Beaux Arts, il quartire per eccellezza dove da anni fanno da quartiere generale tutte le più importanti gallerie d’arte, specie quelle contemporanee, ma non solo di pittura e scultura, ma anche di design di mobili e anche di antiquariato, anche se quest’ultimo è un po’ ovunque nel centro della città alla quale si è isprato lo Studio Azzzurro, una vera fucina di creatività.

Entro a La Palette, un brasserie – ristorante frequentato dall’ex presidente Chirac  per capire meglio la notizia apparsa sui giornali il giorno dopo; il mio informatore è un amico milanese che si occupa di design e mi interessava capire come e perchè visto che a settembre doveva campiere 64 anni. Il tutto è successo in Grecia a Corfù, strocato da un malore. Ho pensato subito alla moglie e ai tre figli. Nel 1982 con Fabio Cirifino e Leonardo Sangiorgi (il primo si occupava di fotografia e l’altro di grafica), avevano fondato a Milano lo Studio Azzurro, <bottega d’arte contemporanea che non ha regole..>, questo era il motto! Quanti i loro progetti, dalla Biennale alla Mostra del Cinema, l’organizzazione di Filmaker e la produzione di film indipendenti con Indigena. Spero che il nuovo Festival del Cinema che si inaugurerà tra una settimana al Lido di Venezia lo omaggerà come si deve.

Ma torniamo a perchè <…Parigi val bene una messa>(da un motto di Enrico IV), non mi riferivo alla scomparsa di certo dell’amico dello Studio Azziurro, ma alla quantità di cose da vedere, alla scelta di scegliere passeggiate, di sentirsi in libertà, all’intelligenza di sfruttare la cultura e farne un’industria come solo i francesi sanno fare. Opere d’ingegno anche sull’arredo urbano, sulla circolazione delle auto, sul sistea rapido ed efficace di fare tanti piccoli parcheggi sotterranei persino in Piazze importanti, centrali e ricche di negozi lussuosi. La rete capillare di trasporti su terra  e sottoterra. la capacità di fare divertire anche i giovani che non hanno un soldo creando ai bordi della Senna spiacce, poltrone e sdraio gratuite e tanti piccoli Comuni per ogni “arrondisment”. Persino le questioni condominiali sono regolate da un sindaco. La b urocrazia è più snelal ovunque e la sua internazionalità la si vede in ogni sua scelta passando anvche per la storia. Sono centianaia i cinema d’essai aperti dal mattino alla sera con rassegne d’ogni tipo; i ragazzini hanno angoli nei musei per disegnare. studiare e le librerie si moltiplicano come si moltiplicano le attenzioni nelle scuole, negli asili per i ragazzi. Per ogni viale c’è un giardinetto ben curato e cintato e tutto in ordine con qualche gioco per i bimbi, belel panchine, alberi ombreggianti e fiori, fiori e poi ancora fiori. Vedere davanti a sè tanta bellezza non può che portare bellezza e vedere tanta arte, moda, avvenimenti, spettacoli crea un fenomeno d’imitazione che non ha uguali. Questo non è per sputare nel piatto da dove mangiamo, ma vorrebbe essere un suggerimento per i nostri amministratori.

Dopo avere rivisto il Museo Guimet e un altro sterminato Museo il Quay Branly portato a termine proprio dal presidente di cui accennavamo sopra, capisci l’immensità di una nazione la sua cultura, una cultura che viene anche dal fatto che la Francia è un grande Stato anche perchè ha avuto degli impero, vedi Napoleone e così tanta arte etnica, africana, sud-americana, indiana. giapponese, asiatica insomma ha portato un fenomeno culturale senza pari partendo anche dall’arte Moderna che con Picasso e Gauguin hanno saputo sfruittare altre civiltà reinventando stili e generi. Brancusi e Modigliani, anche se non propriamente francesi hanno vissuto aParigi quegli anni e hanno capito cosa voleva dire scoprire il mondo. Alla Malmeson a pochi chilometri da Parigi, la casa di Josephine Bonaparte, dove si andò a rifugiare Napoleone al ritorno dall’Elba, è ancora una meravoglia. Non si spiga soltanto perchè il suo conservatore mostra a ciclo continuo mobili diversi e quelli di Napoleone quando ci sono andata in questi giorni, la maggior parte erano in magazzino, ve ne erano altri sempre di famiglia e ritratti e busti e il suo letto, ma quei bei mobili da campeggio da guerra e altri neri e oro non li ha trovati e lo confesso sono rimasta a bocca amara. Ma si sa non tutto è perfetto.

Mi sono rivista anche Versalles e in particolare i giardini, dove la sera fanno feste con giovchi d’acqua e Le Grand e Le Petit Trianon dove è in corso anche una deliziosa msotra di fiori fino al 29 settembre “Painting, vellums & parterres”. La Reggia è divina, un incanto dopo il suo restauro. Chissà cosa non ne facevano a corte. C’è persino il bel ritratto di Madame Pompadur, Maria Antonietta con i suoi abiti rosa e le sue parrucche ricche di brillantini, così come i guinzagli dei suoi cagnetti.

L’inventore delle arti primitive per l’europa è Charles Ratton. Al Museo du Quai Branly, un’opera faraonica e moderna di Jean Nouvel, è stata allestita uan sezione  per ricordare l’importanza del ricercatore e del collezionista Ratton che portò a conoscenza quell’artigianato d’arte a tutti i più grandi artisti francesi da Picasso a Jean Dubuffet. Solo da una statua lignea non si separò mai Ratton, un serpente ceh mangia un piccolo uomo a partire dalla sua testa e arquandosi perfettamente nel dorso. Man ray, Dubuffet, Duchamp e molti altri misero in scena se stessi e l’arte primitiva. Helèna Rubinstein, l’americana regine delle creme di belelzza acquistò alcuni pezzi da una vendita della collezione e quando volle rivendere anche solo una fotografia di Man Ray che riprendeva una modella con un cappello africano ne guadagnò dieci volte quanto l’aveva pagata.

Parigi è anche Le Deux Magott, Le Fluer i due noti caffè a Saint Gèrmain dove si possono vedere attori e fotomodelle o andare alla Lipp di fronte a mangiare e trovare con il suo bel maglione bainco ancora sorridente Belmondo nonostante abbia avuto dei propblemi di salute recentemente. Anche Aznavour è ancora in giro a cantare per teatri e Alain Delon lo si vede passeggiare nei pressi de La Palette proprio dove ho conosciuto lo scorso anno il presidente Chirac. Precedentemente anche Andrè Malraux aveva neglia nni sessanta tenato di unire lo sterminato quantitativo di materiale che c’era al Museo de l’Homme in uno più studiato e mirato alla ticerca. Ma ci riuscì proprio il nostro vecchio presidente, di certo dopo di lui nessuno è più stato un vero presidente, ma burocrati prestati alla politica, amministratori spesso per se stessi più che per la Nazione. “Sarcò” così denominato dai francesi, aveva festeggiato la sua vittoria da Foquet. Mitterand frequentava il ristorante Lapérouse, un intera schiera di politici, anche l’attuale presidente Hollande va a La Tour d’Argent o a La Croserie de Lillas. Burocrati nel passato amavano andare al La Coupole e ora politici d’assalto vanno al Bar- à Houitres per una scorpacciata di ostriche. Tra registi e uomini di cultura, giornalisti continua ad andare di moda Il Dome, Le Foumoir, quest’ultimo sul retro del Louvre non lontano dalla casa di C. Bresson il grande fotografo che abitava in Rue de Rivoli.

Ma se vai a Parigi, spevie nelle giorante autunnali o invernali un salto ai due Mariage Frere è d’obbligo. La Maison fondata dai due fratelli francesi offre the da tutto ill mondo in una spettacolare cornice coloniale dove nulla è lasciato al caso, dai vasi, ai fiori, alle tovaglie, all’argenteria, alle porcellane e alle teierie Il carrelllo dei dolci è spettacolare, così come sono spetttacolari i toast e altre delicatezze salate che portano con una coppa di Chanpagne. Un vero e proprio museo. Sapete quale è il mio thé preferito? Il Lapsang Souchong che viene da Formosa e ha un profumo di pipa, di bruciato, “fumé” si dice, il tutto per le sue foglie essicate sopra a uan brace con sotto aghi di pino. Lo trovo solo a Londra da Fortunm & Maison e da Peck a Milano, ma Peck non riesce più a trovare l’originale e ti accontenti di uno al “coccodrillo”. Ah! Dimenticavo una cosa. I contenitori del thè alla Maison Frere sono neri, a Londra da Fortnum & Maison erano verde scuro e oggi verde chiaro e argento , mentre da Peck da quando non tengono più il mio L.Souchon non voglio più veder la scatola ma solo la teira. Chissà che gli uscenti proprietari di Peck, i fratelli Stoppani a Lugano non lo rimettano in circolazione ora che hanno anche un ristorante…. Un momento e se ci pensasse la Durée sia a Parigi, a Londra e anche a Milano, proprio in via Spadari davanti a Peck. Buon Compleanno Notre Dame!


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