LA PRIMA GUERRA MONDIALE IN MOSTRA A PARIGI PER "LA GIORNATA DELLA MEMORIA"

Era solo un secolo fa quando scoppiò la Prima guerra mondiale (4 agosto 1914) e anche qui in Francia sono iniziate le commemorazioni. La prima giornata della <memoria> l’ha celebrata il presidente François Holland con il presidente Joachim Gauck a Viel Armaud, denominata <la montagna dei morti> dove sorge un monumento nel territorio dell’Alsazia. Un totale di 25mila almeno i ritrovati e sepolti; un conflitto che è terminato con una pace mai realmente veritiera e che ha portato alla cancellazione di ben quattro imperi: quello Austro-Ungarico, quello tedesco, turco e russo.

Per tutto il mese di agosto in tutto lo Stato francese sono continuati i ricordi, i saluti e le preghiere per i caduti, le rievocazioni, le parate. Le televisioni e i giornali hanno fatto vedere e raccontato per filo e per regno le tappe e la politica di questa guerra inspiegabile. Il quotidiano <Libération>, in particolare, ha dedicato uno speciale alla prima guerra mondiale con tutta la storia delle reazioni politiche, diplomatiche, gli stratagemmi e il bilancio economico, raccontando per filo e per segno i fatti dal primo giorno del conflitto.

Come è stato possibile non accorgersi dell’affermazione di Papa Benedetto XV° quando il 4 agosto del 1918 la guerra divenne una realtà mondiale dopo la dichiarazione di guerra dell’Inghilterra alla Germania a cui pochi giorni dopo seguì quella del Giappone e dell’Impero turco? Solo oggi ci riempiamo tutti la bocca in Europa dicendo che si trattò di <un inutile strage>, condividendo le parole di Benedetto XV… Perché e come scoppiò quella guerra inutile? Lo studente Serbo Gavrilo Princip uccise a Sarajevo l’arciduca Francesco Ferdinando. L’Austra-Ungheria chiese alla Serbia una serie di <riparazioni>, quest’ultima si rifiutò e l’effetto domino ebbe la meglio in quanto la Germania era lagata da un trattato all’Impero Asburgico e cosi’ anche la Germania dichiarerà alla Serbia (la quale aveva un legame con la Francia  con la Russia). Sarà un riassunto da <Bignami>, ma questo serve per fare conoscere ai nostri giovani ciò che è molto distante da loro e che la scuola non ha mai approfondito. Questi giovani non hanno proprio il senso del tempo e degli avvenimenti, per alcuni di loro è come se si trattasse della Prima guerra Punica, non avendo bisnonni che raccontavano quei fatti a tavola o davanti a un camino.

La Russia una volta entrata in guerra con la Serbia contro la Germania e l’Austro-Ungheria, nel giro di pochi giorni si infiamma l’Europa, l’impero turco e il Giappone ne viene coinvolto in primo piano. Ne entrano nel 1915 anche l’Italia e gli Stati Uniti nel 1917. Riassumendo, l’Italia si allea con l’Inghilterra e la Francia contro gli Imperi centrali (prima del conflitto era nella Triplice Alleanza con Germania e Austria-Ungheria, dopo nel 1915 entra nella Triplice Intesa, con Inghilterra, Francia e Russia). Giolitti non era per l’intervento, mentre interventisti erano sindacalisti rivoluzionari (De Ambris, Leone…) e da Mussolini a Salvemini fino ad Amendola, ma anche nazionalisti come Corradini, i vociani  come Prezzolini (La Voce fu fondata dallo stesso Prezzolini con Papini), i Futuristi come Martinetti fino a Gabriele D’Annunzio e gli aiiredentisti come Cesare Battisti. Tutti convinti che fosse una prova, una sorta di esame di maturità per una nazione che fosse in grado di avere qualche ruolo nel mondo. Fondamentalmente la guerra italiana fu prevalentemente sul versante alpino (nel Trentino e nel Fruili -Venezia Giulia. Uno dei punti più caldi fu il fronte dell’Isonzo dove si svolsero 12 battaglie, mio nonno morì nell’undicesima battaglia d’Isonzo), ma anche nel Mare Adriatico. Qui le battaglie navali non si contavano più e l’affondamento della Santo Stefano, nave ammiraglia della marina austriaca fu uno degli episodi più famosi, cos’ come la <Beffa di Buccari>, in cui i MAS italiani forzarono l’ingresso della baia e lanciarono i siluri contro le navi austriache alla fonda. Vi partecipò anche il Vate. Tornando alla Francia, anche qui fu una guerra di trincea, il conflitto vide anche l’epopea della Marna, Somme, Verdun, Charleroi, l’impiego dei taxisti come mezzi di trasposto per difendere la capitale. Tra i nomi più noti Poincaré, i generali Joffre e Pétain… Fu anche la guerra dei <poilou>, fantaccini coscritti, giovani chiamati alle armi. L’uomo macchina dei tedeschi fu Helmuth von Molke, il generale nipote dell’artefice della Battaglia di Sedan, in cui la Prussia o meglio la Germania di Bismarch aveva umiliato la Francia di Napoleone III°, provocando la caduta della monarchia francese, la Comune di Parigi e il ritorno della Francia Repubblicana. Questa guerra ha significato la perdita dell’Alsazia e della Lorena, due regioni minerarie importanti. Aree ricche che i francesi consideravano dai tempi di Luigi IV° un loro feudo.

Nei quarant’anni che separarono Sedan dalla Prima guerra mondiale, i politici e i militari francesi pensarono sempre a come lavare l’onta di Sedan e riacquistare le due regioni perdute.

Uno dei motti insegnati all’epoca alle scuole elementari era <Pensarci sempre e non parlarne mai>. Il desiderio di rivincita francese sarà anche alla base dello scatenamento della Seconda Guerra Mondiale: la voglia di umiliare da un lato e di rendere politicamente politicamente fragile la Germania, dall’altro, come abbiamo già detto, sarà l’effetto scatenante del successivo nazionalismo tedesco che troverà in Hitler il suo fosco condottiero. Va ricordato che quando venne firmata la pace nel 1918, l’esercito tedesco era ancora all’offensiva e la guerra non era mai giunta sul suo territorio. La storiografia più moderna è concorda nel dire che la Francia non si risollevò più. La vinse, ma mise le basi per la successiva catastrofe della Seconda guerra mondiale, quando nemmeno un mese dovette arrendersi alle truppe tedesche, si ritrovò occupata e dovette subire di vederne i carri armati hitleriani sotto l’Arco di Trinfo a Parigi. La Prima guerra mondiale, significò infatti per la Francia non solo una perdita agghiacciante di vite umane e dei suoi >quadri> migliori: giovani laureati, professionisti, buona borghesia, letterati, artisti…Significò anche l’illusione che una trincea difensiva, la <Linea Maginot> bastasse di per sé per impedire qualsiasi invasione e quindi una nuova guerra, come se l’enorme spreco di vite umane della Prima guerra mondiale potesse valere come antidoto a una sua nuova edizione. La definizione, <L’inutile strage>, denunciata da Papa Pio XV°, non aiutò però a inquadrare storicamente quel conflitto e finì anzi per negarne l’enormità dei cambiamenti storici da essa portati…Innanzitutto, l’entrata in scena delle grandi masse, la loro nazionalizzazione e quindi lo sconvolgimento sociale che ne derivò: scomparsa del ruolo predominante dell’aristocrazia, necessità di nuovi strumenti politici, per orientare le aspettative di chi fino ad allora era stato un escluso dalla storia, un nuovo senso di appartenenza nazionale e insieme una coscienza di classe che attraversava le nazioni. In secondo luogo la scomparsa dei grandi imperi chiuse un capitolo della storia europea che era durata giusto un secolo, da quel Congresso di Vienna con cui Metternich aveva cercato in pratica di blindare il Vecchio continente. La nascita di nuove nazioni, quali la Jugoslavia, la Romania, la Bulgaria e gli altri Paesi dell’Est Europa, svincolati dall’impero asburgico furono il secondo grade effetto di quella guerra; il terzo legato alla dissoluzione dell’Impero Zarista, fu la straordinaria proliferazione del comunismo come idea rivoluzionaria e di cambiamento sociale e l’affermazione di un forte stato comunista come modello guida, pericolo e monito.

Infine, l’entrata in scena degli Stati Uniti d’America nel 1917, anticipò per certi versi, non tanto il suo successivo ripetersi nella Seconda guerra mondiale, ma indicò la strada a quel concetto di <democrazia importata con le armi> che è stata alla base di tutte le ultime vicende relative al Medio Oriente. Come si vede c’è materia di dibattito molto superiore alla liquidazione di quell’evento come semplicemente una carneficina senza ne capo ne coda. Come giustamente ha scritto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera: nelle commemorazioni centenarie che ornai s’infittiscono anche in Italia: <..è tutto un ricordo delle cecità dei politici di quegli anni, delle bugie della propaganda, degli orrori delle trincee. E insieme è tutta un’analisi critica della retorica, dei miti, dei monumenti ai militi ignoti e non, tutto ripescaggio di diari strazianti. La Grande guerra viene così spogliata di qualunque significato storico-politico suo proprio. Un puro e semplice insieme di negatività che cancellano tutto il resto>.


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